Le ricorrenze, le notizie, il Rock suddiviso per anni: l'Almanacco di Rock by WildSuccedeva oggi 

L’ almanacco di Rock by Wild – 12 settembre

Stefano D’Orazio (Roma, 12 settembre 1948 – Roma, 6 novembre 2020).
Si ricorda oggi la morte del batterista/cantante/flautista dei Pooh, Stefano D’Orazio dal 1971 al 2009, poi nel 2015 e 2016, in occasione della reunion per il cinquantennale. E’ stato anche autore di una parte dei testi delle canzoni del gruppo, del quale in seguito è divenuto anche responsabile amministrativo. L’8 settembre 1971 entra a far parte dei Pooh, in seguito all’uscita di Valerio Negrini (che d’ora in poi si occuperà solo della scrittura dei testi delle canzoni). La band già conosceva il batterista romano e nonostante le ritrosie del produttore Giancarlo Lucariello, lo fa entrare in essa; dopo una settimana di prove al Vun Vun di Roma, dal successivo 20 settembre esordisce con una serie di serate di rodaggio in Sardegna. La prima canzone interpretata da solista nei concerti dal vivo è stata “Tutto alle tre“, ereditata dal suo predecessore Negrini.

8 Ricorrenze per il 12 settembre

Nasceva Barry White

(Galveston, 12 settembre 1944 – Los Angeles, 4 luglio 2003)

Oggi si ricorda il compleanno di Barry White, nato Barry Eugene Carter, cantautore, polistrumentista, arrangiatore e produttore discografico statunitense. Nella sua carriera ha vinto due Grammy Award ed ha venduto più di 100 milioni di dischi. Nato il 12 settembre 1944 a Galveston, in Texas, era il maggiore di due fratelli. La sua nascita a Galveston fu dovuta interamente alla madre che, recatasi in visita da alcuni parenti, decise di prolungare il suo soggiorno in quel luogo. Una volta tornato in California, egli trascorse la sua infanzia a Watts, una delle zone a più alta densità criminale di South Central Los Angeles, assieme al fratello Darryl, di 13 mesi più giovane. Darryl rimarrà poi ucciso in una lotta tra bande rivali il 5 dicembre 1983. Questo avvenimento devasterà Barry.
Crebbe ascoltando la collezione di musica classica di sua madre e cominciò a suonare il pianoforte tentando di emulare i grandi maestri. Il suo debutto musicale avvenne in tenera età, a 11 anni, nel fortunato singolo di Jesse Belvin, “Goodnight My Love“, in cui suonò il pianoforte.
Convinto che la musica sarebbe stata la sua vita, Barry lasciò la scuola all’età di 15 anni, ma insieme al fratello venne coinvolto nella criminalità e nell’attività delle gang. Ben presto si mise nei guai con la legge e dovette scontare sette mesi in un carcere minorile per aver rubato pneumatici da alcune Cadillac per un valore di 30.000 dollari. Il lato disumanizzante di questa esperienza lo colpì profondamente.
Dopo il suo rilascio dalla prigione, abbandonò la vita della gang e iniziò la propria carriera musicale agli inizi degli anni ’60 come membro di diversi gruppi. Quando alcuni suoi compagni di scuola fondarono il gruppo R&B The Upfronts nel 1960, cantò come basso, (anche se affermerà in seguito di non aver mai desiderato diventare un cantante), e scrisse diversi brani. Subito dopo essersi esibito in numerosi club di Los Angeles con gli Upfronts, cantò e registrò con altri gruppi come gli Atlantics e i Five Du-Tones. Ormai incantato dalla magia dello studio di registrazione, Barry imparò il mestiere di engineer, produttore e musicista a tutto tondo e fu presto in grado di suonare ogni strumento presentatogli, con l’eccezione di archi e fiati. Il suo primo assaggio di successo arrivò nel 1963 grazie al suo coinvolgimento con Bob & Earl nella canzone “Harlem Shuffle“. In Tale occasione avvenne il suo incontro con l’arrangiatore Gene Page. Il suo peso corporeo, che a seconda delle diete che seguiva oscillava sempre tra i 120 ed i 150 chili, negli ultimi mesi di vita era salito a ben 160. Berry White Fu cremato e le sue ceneri disperse. White era stato anche uno dei doppiatori di Coonskin, cartone animato diretto da Ralph Bakshi. Una sua autobiografia, “Barry White: Love Unlimited“, è stata scritta insieme a Marc Eliot e pubblicata nel 1999. Barry White appare come guest star nell’episodio 18 della quarta stagione de I Simpson, intitolato “La festa delle mazzate“, dove il cantante, anche grazie all’aiuto di Bart e Lisa, riesce, usando i toni bassi della sua voce, a salvare i serpenti della città di Springfield dal massacro da parte degli abitanti. Appare anche nella serie Ally McBeal (puntata 2×18) cantando per il compleanno di uno dei soci dello studio, John Cage, e compare nuovamente nell’ultima puntata di chiusura della serie, nei saluti di addio, assieme a tutti i personaggi principali.

Nasce Neil Peart

(Hamilton, 12 settembre 1952 – Santa Monica, 7 gennaio 2020 )

Oggi si ricorda il compleanno di Neil Ellwood Peart, meglio noto come Nei Peart, batterista, paroliere e scrittore canadese.
Peart è il batterista e autore dei testi del gruppo di hard rock/rock progressivo Rush.
Nel 1994, in onore del suo idolo Buddy Rich, Peart ha curato la realizzazione e suonato in alcune tracce dell’album “Burning for Buddy: A Tribute to the Music of Buddy Rich“, in cui diversi batteristi reinterpretano dei brani di Buddy accompagnati dalla Buddy Rich Orchestra. Così fece anche per il seguito “Burning for Buddy: A Tribute to the Music of Buddy Rich, Vol. 2“; in questi progetti ha svolto anche il ruolo di produttore discografico.
Assieme ai suoi compagni nei Rush: Geddy Lee e Alex Lifeson, Peart è stato nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada, il 9 maggio 1996. Il trio è stato il primo gruppo rock a ricevere tale onorificenza.
L’unica figlia di Peart, Selena Peart Taylor, rimase uccisa in un incidente stradale nel 1997, e la sua compagna, Jaqueline Taylor, morì di cancro nel 1998. In seguito, il fotografo storico dei Rush, Andrew MacNaughtan, gli presentò la fotografa Carrie Nuttall, con la quale si è sposato nel 2000. Il 12 agosto 2009 la coppia ha dato alla luce la figlia Olivia Louise.
Peart è inoltre l’autore di vari libri di viaggio, alcuni dei quali auto-prodotti: The Masked Rider, che documenta un viaggio in bicicletta attraverso il Camerun, fatto alla fine del 1988, Ghost Rider: Travels on the Healing Road, che è il resoconto dei suoi viaggi in motocicletta attraverso Canada, Stati Uniti, e Messico, successivamente alla scomparsa di moglie e figlia.
Neil Peart è considerato dal pubblico, dai critici e da altri musicisti, uno dei più grandi batteristi rock di tutti i tempi. Egli è inoltre stimato come uno dei migliori esecutori di assoli di batteria in concerto. All’interno degli assoli molto intricati di Peart vi sono spesso tempi dispari, complessi arrangiamenti, (talvolta pattern totalmente separati di braccia e gambe), e grande utilizzo di percussioni etniche campionate su pad elettronici. Al di fuori dei Rush, Neil ha pubblicato vari DVD, tra i quali “Anatomy of a Drum Solo“, dove spiega come costruire un assolo. Le sue influenze vanno da Keith Moon dei The Who al batterista jazz Buddy Rich, passando per John Bonham dei Led Zeppelin.
Continuamente modificato, oggi il kit di Peart offre una grande varietà sonora, (per la sua grandezza, ma anche grazie alle percussioni elettroniche presenti). Negli anni novanta ha reinventato il suo stile (aggiungendo tocchi di jazz e swing) con l’aiuto del drum coach e amico Freddie Gruber. Fra i cambiamenti apportati da Gruber vi sono, ad esempio, il passaggio dalla “matched grip” alla “traditional grip”, (notare inoltre che Peart suona da sempre con la parte anteriore delle bacchette, ovvero, con le bacchette girate). Tuttavia, in seguito, Neil tornò ad utilizzare la matched, (anche se in qualche occasione lo si può ancora vedere con la traditional).
Peart, sin dalla sua entrata nel gruppo, è l’autore della grande maggioranza dei testi dei Rush. In essi abbondano i riferimenti letterari. Tra i suoi testi più commentati troviamo degli omaggi al romanzo La vita è nostra di Ayn Rand; nel brano “Anthem“, che compare sull’album “Fly by Night“, del 1975, e nella suite “2112“, del 1976, che ne è una esplicita derivazione. Nei primi anni del gruppo gli scritti di Neil si focalizzavano principalmente sulla fantascienza. Dagli anni ottanta in poi si è aperto anche ad argomenti sociali e umanitari. I suoi testi continuano tuttora a dividere pubblico ed esperti del settore: ad esempio, è stato eletto da Blender il secondo peggior paroliere di sempre. Neil Peart muore il 7 gennaio 2020 a causa di un cancro al cervello contro cui lottava da 3 anni e mezzo. La notizia è stata resa nota al mondo solo il 10 gennaio 2020 per volere della famiglia.

Esce “Wish You Were Here

12 settembre 1975: “Wish You Were Here” è il nono album in studio del gruppo inglese Pink Floyd, pubblicato dalla Harvest/EMI in Europa (e, successivamente in Giappone) e dalla Columbia/Sony nel resto del mondo. Ispirato dal materiale raccolto durante le loro esibizioni in tutta Europa, fu registrato in numerose sessioni agli Abbey Road Studios di Londra. Probabilmente dedicato a Syd Barrett, l’album esplora i temi dell’assenza, dell’industria musicale e del declino mentale dell’ex membro della band Syd Barrett. Le sessioni iniziali furono un processo difficile e faticoso, ma il bassista Roger Waters ebbe l’idea di dividere la suiteShine On You Crazy Diamond” in due parti, per poi unire ogni metà con tre nuove composizioni. “Shine On” è un tributo a Syd Barrett che, ironia della sorte, si presentò negli studi di registrazione il 5 giugno 1975, proprio mentre la stavano registrando. La band, all’inizio, non riuscì a riconoscere l’ex chitarrista, poiché era vistosamente ingrassato e aveva cambiato totalmente aspetto. Come per l’album precedente, “The Dark Side of the Moon“, la band fece uso di effetti sonori e di sintetizzatori. Roy Harper collaborò come cantante nella canzone “Have a Cigar“. Il disegno artistico sull’imballaggio dell’album, ancora una volta realizzato da Storm Thorgerson, conteneva uno sfondo nero e opaco, che nascondeva la copertina dell’album. “Wish You Were Here” fu presentato a Knebworth nel luglio del 1975 e pubblicato nel settembre dello stesso anno. Fu un successo immediato; la compagnia di registrazione dei Pink Floyd, la EMI, non riusciva a stampare copie sufficienti per soddisfare la domanda. L’album raggiunge la prima posizione nella Billboard 200 per due settimane, nella UK Albums Chart, in Italia, nei Paesi Bassi per due settimane e Nuova Zelanda per tre settimane, la seconda in Austria e Norvegia e la quarta in Germania. L’album, dopo un primo periodo di critiche contrastanti, fu acclamato dai critici ed è tuttora posizionato al duecentoundicesimo posto della lista “The 500 Greatest Albums of All Time” pubblicata dalla rivista musicale Rolling Stone. I membri della band Richard Wright e David Gilmour dichiararono che “Wish You Were Here” è il loro album dei Pink Floyd preferito. L’album ha venduto ad oggi 22,3 milioni di copie.

Tracce

Lato 1
1.Shine On You Crazy Diamond (1-5) – 13:34 (Gilmour, Waters, Wright) – Voce di Roger Waters
2.Welcome to the Machine – 7:31 (Waters) – Voce di David Gilmour

Lato 2
1.Have a Cigar – 5:08 (Waters) – Voce di Roy Harper
2.Wish You Were Here – 5:34 (Waters, Gilmour) – Voce di David Gilmour
3.Shine On You Crazy Diamond (6-9) – 12:31 (Gilmour, Waters, Wright) – Voce di Roger Waters

Formazione

Roger Waters – voce, basso, chitarre, VCS3
David Gilmour – voce, chitarra, tastiera, basso, lap steel guitar, VCS3
Richard Wright – tastiera, voce, VCS3, sintetizzatore ARP String Ensemble, Minimoog, clavinet, piano elettrico e acustico
Nick Mason – batteria, percussioni

Esce “Fighting

12 settembre 1975: “Fighting” è il quinto album della band irlandese Thin Lizzy. Il disco presenta per la prima volta le sonorità hard & heavy, folk, pop e blues che porteranno ai successivi successi del gruppo. Fu comunque il primo album del gruppo a comparire nella classifica britannica, raggiungendo (il 27 settembre 1975) la sessantesima posizione.

Tracce

Lato A
1.Rosalie – 3:15 (Bob Seger)
2.For Those Who Love to Live – 3:10 (Brian Downey, Phil Lynott)
3.Suicide – 5:15 (Phil Lynott)
4.Wild One – 4:19 (Phil Lynott)
5.Fighting My Way Back – 3:11 (Phil Lynott)

Lato B
1.King’s Vengeance – 4:12 (Scott Gorham, Phil Lynott)
2.Spirit Slips Away – 4:50 (Phil Lynott)
3.Silver Dollar – 3:26 (Brian Robertson)
4.Freedom Song – 3:32 (Scott Gorham, Phil Lynott)
5.Ballad of a Hard Man – 3:56 (Scott Gorham)

Formazione

Philip Lynott – voce solista, basso
Phil Lynott – chitarra acustica (brano: Wild One)
Scott Gorham – chitarra solista, chitarre
Brian Robertson – chitarra solista, chitarre, voce
Brian Downey – batteria, percussioni

Nasce Gus G

(Salonicco, 12 settembre 1980)

Oggi compie gli anni il chitarrista greco Gus G, nome d’arte di Kostas Karamitroudis (Κώστας Καραμητρούδης). A 18 anni lascia la Grecia per iscriversi alla Berklee College of Music, ma se ne andò dopo appena alcune settimane e cominciò a lavorare per farsi un nome nella scena heavy metal. Durante il breve periodo trascorso alla Berklee, Gus venne in contatto con Joe Stump, che considera una grande influenza per la sua carriera. Gus G. è l’attuale membro dei Firewind, ma ha suonato con Ozzy Osbourne, Mystic Prophecy, Nightrage, Arch Enemy e Dream Evil. Gus G. è arrivato terzo alla classifica dei migliori tre chitarristi nel mondo del 2003 indetta dalla rivista giapponese BURRN!.

Esce “Pump

12 settembre 1989: “Pump” è il decimo album in studio della hard rock band statunitense Aerosmith, pubblicato dalla Geffen Records. È stato acclamato da fans e critici sin dal giorno della sua uscita, ed è da molti considerato come il miglior lavoro della band negli anni ’80.
Si tratta forse del lavoro più vario degli Aerosmith: contiene semplici canzoni rock nello stile originale del gruppo, l’uso di tastiere e una sezione di fiati in alcuni dei singoli, testi che trattano argomenti più impegnati come l’incesto e l’omicidio e l’abuso di alcol e droga, nonché una serie di intermezzi strumentali come “Water Song” e “Dulcimer Stop“.
Insieme al suo successore, “Get a Grip“, “Pump” è il secondo album in studio più venduto degli Aerosmith negli Stati Uniti, con oltre 7 milioni di copie vendute (il primo è “Toys in the Attic” con 8 milioni di copie).
L’album ha prodotto una serie di successi e di “primati” per la band, compreso il loro primo Grammy Award per “Janie’s Got a Gun“. “Love in a Elevator” è diventata la prima canzone degli Aerosmith a raggiungere la vetta della Mainstream Rock Songs. Inoltre, è l’unico album del gruppo ad aver avuto tre singoli nella top 10 della Billboard Hot 100. Negli Stati Uniti è il quarto disco più venduto dell’anno 1990.
Nel 1994 è stato pubblicato un video-documentario sulla realizzazione del disco, intitolato “The Making of Pump“.

Tracce

1 Young Lust – 4:18
2 F.I.N.E. – 4:10
3 Going Down/Love in an Elevator – 5:39
4 Monkey on My Back – 3:57
5 Water Song/Janie’s Got a Gun – 5:39
6 Dulcimer Stomp/The Other Side – 4:56
7 My Girl – 3:10
8 Don’t Ged Mad, Get Even – 4:48 (
9 Hoodoo/Voodoo Medicine Man – 4:39
10 What It Takes – 6:28

Formazione

Steven Tyler – voce, armonica a bocca
Joe Perry – chitarra solista, cori
Brad Whitford – chitarra ritmica
Tom Hamilton – basso
Joey Kramer – batteria

Johnny Cash ci lasciava

(Kingsland, 26 febbraio 1932 – Nashville, 12 settembre 2003)

Oggi si ricorda la morte di Johnny Cash, alla nascita John Ray Cash, cantautore, chitarrista e attore statunitense, interprete di numerose canzoni folk e di celebri talking blues. Fu definito “The Man in Black” per le sua preferenza per gli abiti neri, e da ciò il titolo di un suo album e della sua prima autobiografia. È stato uno dei pochissimi cantanti ad avere venduto più di novanta milioni di dischi.
Si appassiona alla musica attraverso i canti della chiesa e l’ascolto della musica country alla radio. Il 7 luglio 1950 si arruolò nell’United States Air Force ed effettuò il servizio alla Lackland Air Force Base e poi alla Brooks Air Force Base, sempre in Texas. A San Antonio (Texas) venne assegnato all’United States Air Force Security Service con il compito di intercettare le informazioni morse trasmesse dai sovietici, nel frattempo conobbe Vivian Liberto, all’epoca studentessa liceale conosciuta il 18 luglio 1951. Compie una parte del servizio militare in Germania a Landsberg am Lech (Baviera) dove acquista una chitarra, inizia ad imparare a suonarla da autodidatta e fonda il suo primo gruppo, i The Landsberg Barbarians. In quel periodo terrà una fitta corrispondenza con Vivian, che sposerà il 7 agosto 1954, dopo il congedo terminato il 3 luglio 1954. Il matrimonio finirà nel 1967 a causa dei problemi legati alla dipendenza dalle droghe di Cash e del suo comportamento libertino. Leggenda vuole che il giovane Cash abbia scatenato una furibonda rissa in un ufficio postale di Memphis a causa di una sgarbata risposta ricevuta dall’impiegato delle poste.
Ottiene il primo contratto nel 1955 con la Sun Records di Memphis, per cui incide i primi singoli, tra cui “Cry, Cry, Cry” (sua prima incisione) e “Folsom Prison Blues“. Nel 1957 è il primo solista dell’etichetta Sun a pubblicare un long playing, “Johnny Cash with His Hot and Blue Guitar“. Nel 1960 avviene il passaggio alla Columbia, con cui incide un album gospel, “Hymns by Johnny Cash“. Il successo ha un impatto devastante sulla sua fragile psiche: la frenetica attività porta Cash a fare uso di stimolanti e anfetamine per reagire allo stress dei tour e di conseguenza a sonniferi per riuscire a dormire. Non capiterà di rado che il musicista debba annullare numerosi concerti a causa di questi abusi. A ciò si aggiungono problemi familiari, dipendenza da droghe e guai giudiziari, (nel 1965 viene arrestato a El Paso per introduzione illegale di pillole di anfetamina; nel 1967 viene salvato da un collasso per overdose).
Negli anni ’80 ha inizio il declino artistico, nonostante lo circondi la stima di colleghi e appassionati: resta comunque in classifica specialmente con “Johnny 99” in cui interpreta canzoni di Bruce Springsteen.
Nel settembre 2003 Cash viene ricoverato nel Baptist Hospital di Nashville per complicazioni diabetiche e vi muore il 12 settembre. Viene sepolto accanto alla moglie June (13 maggio 2003) nel cimitero Hendersonville Memory Gardens a Hendersonville nel Tennessee.
L’artista è ricordato nella Hollywood Walk of Fame.

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