YattafunkInterviste Nazionali 

Intervista a Funk Norris – Yattafunk

Gli Yattafunk, band funk metal romana, con il loro album d’esordio “Yattafunk Suck“, da noi recensito poco tempo fa, si sono dimostrati come una delle più interessanti e promettenti realtà musicali italiane del 2016. Oggi facciamo due chiacchiere via chat con Funk Norris (Gabriele Mangano), voce e porta-voce del gruppo.

Benvenuto da parte di Rock by Wild. Prima di tutto, da dove viene questo nome d’arte, Funk Norris?

Funk Norris: il nome d’arte è nato dall’accostamento della parola Funk al nome di un famoso personaggio del cinema. Nel mio caso si tratta di Chuck Norris e della band fanno parte anche Funk Travolta, Arnold Funkenegger e Funk Spencer. Ci è sembrata una buona idea per far capire subito che non siamo certo una band che si prende così tanto sul serio, guarda il nome!

Yattafunk? Ha a che fare con il famoso anime giapponese?

Funk Norris: Certamente. Una sera, nella nostra sala prove, abbiamo deciso di fondare una band che prendesse il meglio, musicalmente, da ognuno di noi. Il risultato è stato l’avvicinarsi di una sfera più dura, dalla quale io provengo, ad un qualcosa di più funk, appunto. L’anime Yattaman, come molti altri cartoni animati con i quali siamo cresciuti, fa parte del nostro bagaglio culturale ed è stato il nostro bassista ad alzarsi in piedi ad un certo punto ed esclamare: “Chiamiamoci gli Yattafunk“, dopo aver valutato i nomi più disparati.

Perché dici di non prendervi troppo sul serio?

Funk Norris: Beh, io ho sempre pensato che la musica è prima di tutto espressione totalmente personale di quello che hai dentro. Se oggi mi sento particolarmente felice e voglio scrivere un testo ridicolo e divertente, non vedo qual è il problema. Questa non è una critica al musicista impegnato, figuriamoci, ma bisogna essere ben preparati per raccontare alla gente quello che è giusto o quello che è sbagliato, non basta la gloria data dai riflettori. Gli Yattafunk fanno musica divertente, i testi sono divertenti, a volte folli, a volte estremi che parlano di noi o di situazioni assurde che non devono insegnare niente a nessuno, anzi, attenzione perché come dice il titolo dell’album, YattafunkSucks.

Parliamo un po’ del genere, questo funk metal abbastanza particolare, cosa puoi dirci?

Funk Norris: Si, funk metal è riduttivo, ma rende abbastanza l’idea. Spaziamo da idee del mondo del southern rock, allo slap degli Infectious Grooves o dal groove dei Grand Funk Railroad alle armoniche degli Iron Maiden e alle urla in stile Deep Purple. Il nostro genere è un vero e proprio tributo ai grandi nomi della musica che noi adoriamo e di cui non possiamo ancora oggi farne a meno. E’ però sicuramente funk grazie soprattutto alle linee ritmiche create dal nostro bassista con il suo strumento.

E della line-up? Cosa puoi dirci dei tuoi compagni di viaggio?

Funk Norris: Tieni presente che il progetto Yattafunk nasce nel 2014 come side project per tutti i componenti, al momento della fondazione del gruppo ognuno di noi era già impegnato seriamente in altre avventure. In questo periodo abbiamo suonato un po’ in giro e cambiato tre batteristi. L’ultimo arrivo, Funk Travolta, a metà 2015, ha segnato un punto di svolta negli Yattafunk. Abbiamo congelato momentaneamente le nostre altre realtà, per vari motivi, e abbiamo deciso di dedicarci completamente solo a questo. Da qui, l’inizio delle registrazioni per il nuovo album che uscirà il 26 aprile sotto etichetta GhostRecord Label.
La line-up è attualmente da invidia, primo per la qualità dei singoli musicisti, secondo, ma non meno importante perché io e Arnold Funkenegger (Ilario Mangano, chitarra solista – ndr) siamo fratelli mentre Funk Travolta (Francesco Proietti, batteria – ndr) e Funk Spencer (Andrea Proietti – ndr) sono cugini. La stabilità di una band è una delle cose più importanti a cui io personalmente tengo tantissimo.

La GhostRecord Label ha quindi creduto in voi e il 26 aprile è uscito il vostro album di debutto…

Funk Norris: Si, abbiamo ricevuto parecchi feedback positivi da più etichette, indipendenti ovviamente, e la GhostRecord Label è quella che ci ha convinto di più dopo averci illustrato il suo modo di lavorare e quello che avrebbe fatto per noi. Sappiamo tutti quanto è difficile riuscire ad emergere, oggi le band, oltretutto valide, sono molte di più di quanto il mercato richieda.

Quindi cosa consigli a chi vorrebbe fare il salto di qualità dal garage ad un’etichetta?

Funk Norris: Consiglio sicuramente di non arrendersi mai. E di non credere che esiste un’età ben definita per emergere nel vero senso della parola. Vale forse per chi vuole solo finire sulle copertine delle riviste scandalistiche o in televisione, ma per chi ha la musica nel cuore e per chi i riflettori verranno sempre dopo e solo in determinate condizioni, non esiste e non arriva mai il momento di appendere lo strumento al chiodo. Se il prodotto che avete è valido, ma ancora più importante, siete voi i primi a crederci senza il minimo dubbio, prima o poi qualcuno risponderà positivamente e la possibilità di concretizzare i vostri sforzi diventerà realtà. Ma, ripeto e sottolineo, non arrendetevi mai, il momento giusto potrebbe arrivare dopo una vera valanga di delusioni.

Parliamo di come lavorate in sede di composizione. I testi nascono prima del brano e poi magari vengono adattati alle esigenze della musica oppure è il contrario?

Funk Norris: Solitamente scriviamo prima il pezzo, tutti insieme, partendo da un riff di chitarra o di basso. Una volta costruito almeno lo scheletro della canzone inizio a dedicarmi alla stesura del testo. Il testo e le liriche sono comunque le ultime cose a prendere vita e le ultime cose ad essere eventualmente modificate secondo le esigenze del pezzo. La lingua inglese poi è una lingua che si adatta a qualsiasi brano, qualsiasi genere, i giochi di parole e la sua musicalità mi permettono di avere un’immensa libertà che non avevo assolutamente quando portavo avanti il mio progetto alternative metal in italiano “SOLO“, qualche anno fa.

Avete una procedura di arrangiamento, oppure varia da brano a brano?

Funk Norris: Varia da brano a brano. Ogni traccia ha bisogno del suo arrangiamento ed è probabilmente proprio questo aspetto che differenzia tutti gli otto brani di “Yattafunk Sucks“. Ci piace molto giocare con le chitarre poi, averne due in una band consente di riempire e diversificare molto ogni brano.

Funk Norris - YattafunkTra i musicisti italiani di talento chi vi piacerebbe avere come ospite in un prossimo album? E tra gli stranieri?

Funk Norris: Ah questa è una meravigliosa domanda. Parlando di musicisti italiani, sarebbe strepitoso riuscire ad avere come ospite in una song Tommy Massara degli Extrema. Per quanto riguarda i colleghi stranieri, sarebbe come scartare il più bel regalo di Natale di sempre se riuscissi a fare un bel duetto metal con Blaze Bayley o Mike Howe.

C’è materiale avanzato dalle session di “Yattafunk Sucks” che finirà in un prossimo disco, oppure lo ascolteremo tra 20 anni nel cofanetto celebrativo 20 years of Yattafunk?

Funk Norris: Beh, come in ogni produzione, se le tracce finite su un album sono otto, significa che ne hai scritte almeno venti! Ma di queste venti, molte finiscono nel dimenticatoio perché magari non ci hanno convinto più di tanto, quelle rimaste verranno sicuramente riprese, probabilmente riarrangiate e inserite in un prossimo album.

Con chi vi piacerebbe condividere il palco come gruppo di supporto?

Funk Norris: E’ vero che il nostro è un genere poco identificabile forse, ma rimaniamo comunque una band molto rock ancorata ai bei tempi che furono. Non ce li vedo gli Yattafunk ad aprire un concerto dei Deftones o dei Korn. Ma li vedrei bene insieme agli Extrema, ai Metal Church, agli Iron Maiden (magari!), Suicidal Tendencies o Infectious Groove.

Cosa deve aspettarsi il pubblico dai vostri concerti?

Funk Norris: Chi viene ad un concerto degli Yattafunk deve trovarsi di fronte ad uno spettacolo divertente, al dialogo tra band e fan sotto il palco, ad essere coinvolti in ogni canzone. E deve assolutamente essere un momento in cui tutti i problemi che ognuno di noi ha scompaiono, fuori dal locale o ai confini di un festival. Il movimento di bacino è poi fondamentale per accompagnare ogni nostro brano.

Ci sono brani che eseguite non ancora pubblicati? Dove vi piacerebbe suonare?

Funk Norris: No, brani non pubblicati evitiamo di proporli. Più che altro perché non sono reperibili da nessuna parte, suonare cose che non puoi trovare in giro, da parte di una band al primo album che ancora deve farsi conoscere da buona parte del pubblico, mi sembra controproducente. Quando c’è però bisogno di suonare di più, inseriamo qualche cover in scaletta. Ovviamente cover divertenti, l’ultima proposta è stata “Hit That” degli Offspring ad esempio. Brani che comunque, come dicevo prima, non devono fermare il movimento di bacino.
Per quanto riguarda i posti dove ci piacerebbe suonare, prediligo i festival. Si conosce un sacco di gente, tante band con cui instaurare anche rapporti di amicizia magari e chi viene è li al 100% solo ed esclusivamente per la musica, il loro orecchio è particolarmente attento a quello che accade sul palco e vederli avvicinarsi, se la proposta gli piace, sotto il palco è sempre un’emozione unica.

Immagino che non ci sia paura che vi “scippino” il brano inedito se suonato da vivo? Molti gruppi alle prime armi, ma anche ormai avviati, usano l’attività live per testare i pezzi nuovi.

Funk Norris: No paura no. Anche perché non presentiamo mai nulla che non sia già depositato in SIAE.
Ma non vorrei trovarmi di fronte ad un fan che mi chiede dove poter trovare questa canzone, come successo per i brani sull’album invece, e dovergli rispondere “ancora non è stata registrata”.
Forse quando si saprà che inizieremo a breve le registrazioni di un secondo album, allora proporremo un paio di brani per vedere la reazione del pubblico, quello si.

Grazie di aver risposto alle nostre domande. C’è qualcosa in ultimo che vuoi dire ai nostri lettori?

Funk Norris: Sono io che ringrazio voi e chi ci legge… e si: YATTA!

 

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