Live Report Internazionali 

Marco Mendoza @ Vortex – 26 12 2013

Marco Mendoza torna a Roma per esibirsi live in un concerto carico di energia nella cornice del Vortex Club. In quest’occasione le luci soffuse, la scarsa affluenza di pubblico (almeno considerando il mostro sacro che si ha davanti) e la generosità del bassista statunitense creano un un’atmosfera intima che si sposa perfettamente con lo spirito del natale.
Sicuramente la data del live – 26 dicembre, giorno di Santo Stefano – ha scoraggiato molti appassionati e non, considerato anche che lo stesso Marco è salito su un palco romano non più di qualche mese fa, eppure il concerto questa volta aveva qualcosa in più, a partire dai musicisti. Ma andiamo con ordine…

L’organizzazione è a cura del Vortex, nuovo live club romano che dalla sua apertura ad oggi è già stato teatro di eventi di rilievo. Le aspettative per questo locale sono tante, sia perché è grado di ospitare eventi di portata medio-grande, con la sua capienza di circa 1000/1200 persone, sia perché rappresenta un ottimo palco per gli artisti locali sia, e forse questa è la ragione più importante, perché la partecipazione di Massimiliano Sbardella al progetto fa ben sperare.

La serata inizia quando sul palco salgono i Forevermore, band tributo ai Whitesnake. Loro sono romani e coprono diverse fasce di età, a dimostrazione del fatto che la musica non è necessariamente legata ad un determinato periodo storico… e come potrebbe esserlo quella dei Whitesnake, attivi da oltre 3 decenni con il loro sound continuamente reinventato negli anni, ma sempre unico ed irripetibile?
La scaletta comprende una serie di grandi hit in cui abbiamo potuto apprezzare il lavoro dei musicisti sul palco e proprio per l’ultimo pezzo ecco che anche Mendoza si unisce al gruppo per cantare “Is This Love” fianco a fianco con Carlo Catelli, voce dei Forevermore.

Una breve pausa ed ecco che il bassista statunitense, di origini messicane, sale di nuovo sul palco, questa volta con la sua band, composta da voci, basso, chitarra e batteria, ma soprattutto da grandi musicisti.
Alle pelli c’è l’italianissimo Pino Liberti, che sta seguendo Marco nel suo tour europeo, così come altri artisti internazionali prima di lui. Pino infatti può vantare diverse collaborazioni internazionali, (come l’ultima recensita proprio da Rome by Wild in cui ha suonato al fianco di Uli Jon Roth & Graham Oliver per la Jimi Hendrix Night).
Chitarra, seconda voce e cori sono affidati a Soren Andersen che da prova di una tecnica chitarristica da vero fuoriclasse caratterizzata da precisione, velocità, tenuta di palco e carisma. Non stupisce quindi che, così come Marco, anche altri tra i più grandi artisti del panorama internazionale cerchino con lui collaborazioni in tour e in studio. Da menzionare assolutamente la sua interpretazione di “Jailbreak” dei Thin Lizzy in cui sfoggia una timbrica vocale che ricorda piuttosto fedelmente quella del mai abbastanza compianto Philip Lynott.
Completa la band il grande Marco Mendoza che, dal 1991 ad oggi, ha militato e collaborato con una quantità incredibile di band e artisti, tra cui Whitesnake, Thin Lizzy, David Lee Roth, Blue Murder, Ted Nugent ed altri, lasciandosi alle spalle una discografia vastissima. Tuttavia i suoi album solisti sono solo due “Live For Tomorrow” del 2007 e “Casa Mendoza” del 2010.

La band è carica e Marco invita da subito tutto il pubblico a riempire il sottopalco perché ad artisti del genere non capita tutti i giorni la possibilità di guardare i fan negli occhi. Molti sono i momenti di interazione tra il bassista e l’audience: tra tutti spicca la richiesta di Marco di intonare all’unisono alcune note che creano un’atmosfera quasi di preghiera con conseguente invito ad esaudire un desiderio. Più e più volte poi il bassista ricorda a tutti che sarà disponibile, a fine concerto, per foto, autografi e consegna dei CD che è disposto a cedere anche gratuitamente.

In scaletta sono presenti diversi brani dei gruppi in cui Mendoza ha militato, cantati dallo stesso artista, dotato di un’incredibile estensione vocale e ottime capacità interpretative, e pezzi tratti dai suoi lavori da solista. I tre sul palco danno vita ad uno show davvero di altissimo livello con il pregio di essere alla portata di tutti proprio in virtù dell’atmosfera così intima di questa sera. Peccato solo per i volumi, forse troppo alti, perché il suono a tratti sembrava molto compresso. Bellissimi invece i giochi di luce sul palco, segno di un impianto notevole.

E’ difficile riuscire a descrivere in modo chiaro il turbinio di sensazioni della serata perché il concerto è filato velocemente e gli highlights si sono ripetuti con una certa costanza. Non ci resta che ringraziare Marco Mendoza, Soren Andersen e Pino Liberti per lo splendido live, il Vortex (e lo stesso Pino Liberti) per aver dato spazio ad un concerto di questa portata e tutto il pubblico presente (poco, ma rumoroso).
Alla prossima.

Set List:

Let The Sun-Shine
Hey Baby
Letting Go
Left Turn-Electric Roots
Still In Me
Hole ‘n My Pocket
Look Out 4 Da’ Boys
Your Touch
Live 4 Tomorrow
I Feel Good
Higher Ground

Teen Town

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