Le ricorrenze, le notizie, il Rock suddiviso per anni: l'Almanacco di Rock by WildSuccedeva oggi 

L’almanacco di Rock by Wild – 22 novembre

8 Ricorrenze per il 22 novembre

Nasceva Rod Price

(Willesden, North London, UK, 22 novembre 1947 – Wilton, New Hampshire, USA, 22 marzo 2005)

Oggi si ricorda il compleanno di Rod Price, chitarrista inglese conosciuto per il suo lavoro con la rock band Foghat, ma anche come “The Magician Of Slide” e “Slide King Of Rock And Roll“, per il suo modo di suonare la chitarra.
All’età di 21 si unì ai britannici Blues Band Black Cat Bones, sostituendo Paul Kossoff e incidendo un album. Dopo che la band si sciolse, Price si unisce ai Foghat nel 1971. Ha suonato nei primi dieci album della band, dal 1972 fino al 1980. Il suo talento ha contribuito a renderli uno dei gruppi rock più di successo negli Stati Uniti nel corso del 1970, con brani come “Wheel Drivin“, “Stone Blue“, e il più grande successo del gruppo, “Slow Ride“. Price scompare dal mondo della musica fino al 1990, quando si unisce per un breve periodo con il cantante dei Foghat, Dave Peverett. Inizia poi una carriera da solista tornando alle sue radici blues. Ha pubblicato due CD, “Open” (2002) e “West Four” (2003). Ha suonato in club degli Stati Uniti e durante questo periodo ha fatto seminari di chitarra.
Nel corso della sua lunga carriera, Price ha anche collaborato con la Blues Band di Shakey Vick, Champion Jack Dupree, Duster Bennett, Eddie Kirkland, Muddy Waters, John Lee Hooker, Willie Dixon e David “Honeyboy” Edwards.
Rod Price muore nella sua casa di Wilton, New Hampshire, il 22 marzo 2005, dopo essere caduto da una rampa di scale per un attacco di cuore.

Nasce Steven Van Zandt

(Winthrop, 22 novembre 1950)

Oggi festeggia il compleanno Steven Van Zandt, musicista, cantante e attore statunitense, conosciuto anche come Little Steven, in onore di Little Richard, o come Miami Steve, soprannome datogli da alcuni amici per il fatto che pare soffrisse sempre il freddo (Miami è una delle città più calde degli Stati Uniti d’America).
Deve la sua fama soprattutto al fatto di aver suonato la chitarra e il mandolino nella E Street Band, la band di Bruce Springsteen, del quale è tuttora collaboratore. La breve, ma intensa, carriera di attore televisivo (1999-2007) nel ruolo di Silvio Dante nella pluripremiata serie televisiva dell’HBO I Soprano lo ha reso un volto celebre del piccolo schermo e uno dei personaggi più amati dello show. Sulla scia del mafioso italoamericano interpretato per l’HBO, qualche anno dopo Van Zandt diviene protagonista nella serie televisiva Lilyhammer, dove veste i panni di Frank Tagliano.
Steven Van Zandt è stato uno dei primi e storici collaboratori di Bruce Springsteen sin dalle prime apparizioni giovanili, realizzando e componendo assoli con la chitarra in molti suoi successi.
Van Zandt ufficialmente lasciò la E Street Band nel 1984 per poi tornarci nel 1995, e sembra che la canzone “Bobby Jean” di Springsteen sia ispirata a questa separazione professionale. Ha incominciato quindi a pubblicare album solisti o firmati con Little Steven and the Disciples of Soul dagli anni ’80 fino al 1999, pubblicando 5 album che ha dichiarato pezzi di un unico progetto complessivo. Sin dal primo album riscosse un discreto, ma lusinghiero successo soprattutto in fatto di critica e vendite. Nel 1984 la sua musica divenne più esplicitamente politica, e la pubblicazione del disco “Voice of America” aveva come tema principale forti critiche alle politiche estere dell’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.
Nel 1985 fondò un’associazione di artisti contro l’apartheid (Artists United Against Apartheid), in cui hanno militato Bruce Springsteen, U2, Bob Dylan e i Run DMC, che insieme collaborarono a una canzone intitolata “Sun City” contro un mega resort situato in un bantustan (ghetto per persone di colore) nel Sudafrica.
Dal 2002 conduce lo show radiofonico Little Steven’s Underground Garage, basato sul garage rock e altri sottogeneri del rock dagli anni ’50 al presente. Lo show è trasmesso settimanalmente da oltre 200 stazioni radio negli USA e in diverse radio internazionali. In Italia è trasmesso da Radio Flash Orizzonte.

Nasce Jim Matheos

(Westfield, 22 novembre 1962)

Oggi è il compleanno di James Matheos, conosciuto come Jim Matheos, chitarrista americano che oltre ad essere uno dei fondatori della progressive metal band statunitense dei Fates Warning, ha suonato anche negli OSI, duo da lui formato assieme al tastierista Kevin Moore (Chroma Key, ex membro dei Dream Theater), il quale oltre a suonare assolve le veci di cantante. Con gli OSI ha registrato tre album, nei quali fornivano supporto strumentale musicisti come Steven Wilson (No-Man / Porcupine Tree) e Mike Portnoy (ex-batterista e membro fondatore dei Dream Theater).
Con John Arch ha collaborato all’EP di “John Arch” e ha pubblicato un album, con quest’ultimo, sotto il nome Arch/Matheos.
Ha anche partecipato, assieme a molti altri musicisti, al progetto del bassista Sean Malone, i Gordian Knot, gruppo che fonde progressive rock, heavy metal e jazz.

Esce “With the Beatles

22 novembre 1963: “With the Beatles” fu il titolo scelto per il secondo album dei Beatles, pubblicato lo stesso giorno dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy.
La struttura dell’album ricalca da vicino lo schema del precedente “Please Please Me“. Anche in questo caso l’LP contiene otto brani originali (compreso il primo di George Harrison, “Don’t Bother Me” e sei cover; molte tracce dell’album vennero pubblicate negli Stati Uniti nel gennaio 1964 con il titolo di “Meet the Beatles!“.
With the Beatles” fu il primo album discografico nel Regno Unito a raggiungere il milione di copie vendute, record ottenuto nel 1965.
La foto di copertina originale è opera di Robert Freeman. Il fotografo ricevette dai Beatles alcune inquadrature in bianco e nero eseguite ad Amburgo dall’artista Astrid Kirchherr e fu incaricato di progettare una copertina sulla scorta delle fotografie che gli erano state mostrate. Gli scatti vennero effettuati in un hotel di Bournemouth e il risultato finale, assai innovativo per l’epoca, fu disapprovato dalla EMI e da Brian Epstein perché considerato “luttuoso” e poco vantaggioso per l’immagine del gruppo. I Beatles però si impuntarono e sia le vendite strepitose che il gradimento dei fan per la copertina in chiaroscuro diedero loro ragione, chiudendo qualsiasi controversia.
In Italia l’album uscì nel febbraio del 1964, ma con titolo e copertina diversi, anche se con le stesse canzoni: il disco era “I Favolosi Beatles“. L’etichetta era la Parlophon (PMCQ 31503) e in base alla ristampa si può distinguere una etichetta di colore rosso indaco, rosso oppure nero. Solo a fine 1976 uscì anche in Italia con il titolo originale.
Till There Was You” fu scritta da Willson ed era la sigla dello show The Music Man. Se ne ricorda anche la interpretazione datane da Chet Atkins, chitarrista che George Harrison e Paul McCartney hanno sempre detto di ammirare, tanto che era noto come “Mr. Guitar”.
Please Mister Postman” è un successo del quartetto femminile delle Marvelettes, scritto da Dobbin-Garrett-Garman-Brianbert.
Roll Over Beethoven” è un classico rock and roll di Chuck Berry, suonato spesso dal vivo soprattutto agli esordi dei Beatles.
You Really Got a Hold on Me” di Smokey Robinson è una canzone lanciata dal complesso statunitense dei Miracles.
Devil in Her Heart” di Drapkin era cantata in origine dai Donays, gruppo femminile.
Money” di Bradford-Gordy, era spesso eseguita dal vivo al Cavern Club di Liverpool.
I Wanna Be Your Man“, scritta da Lennon e McCartney, è cantata qui dai Beatles, ma fu da loro concessa ai Rolling Stones, allora agli inizi.

Tracce

1 It Won’t Be Long (Lennon-McCartney) – 2:13
2 All I’ve Got to Do (Lennon-McCartney) – 2:04
3 All My Loving (Lennon-McCartney) – 2:09
4 Don’t Bother Me (Harrison) – 2:29
5 Little Child (Lennon-McCartney) – 1:48
6 Till There Was You (Willson) – 2:16
7 Please Mr. Postman (Dobbin/Garret/Garman/Brianbert) – 2:36
8 Roll Over Beethoven (Berry) – 2:47
9 Hold Me Tight (Lennon-McCartney) – 2:32
10 You Really Got a Hold on Me (Robinson) – 3:02
11 I Wanna Be Your Man (Lennon-McCartney) – 1:58
12 Devil in Her Heart (Drapkin) – 2:27
13 Not a Second Time (Lennon-McCartney) – 2:08
14 Money (That’s What I Want) (Bradford/Gordy) – 2:47

Formazione

John Lennon – voce, chitarra ritmica, armonica a bocca; organo Hammond in I Wanna Be Your Man; tamburello in Don’t Bother Me
Paul McCartney – voce, basso; pianoforte in Little Child; claves in Don’t Bother Me
George Harrison – chitarra solista, cori; voce in Don’t Bother Me, Roll Over Beethoven e Devil in Her Heart
Ringo Starr – batteria, tamburello, maracas; voce in I Wanna Be Your Man

Altri musicisti

George Martin – pianoforte in You Really Got a Hold on Me, Money (That’s What I Want) e Not A Second Time

Esce “The Beatles

22 novembre 1968: “The Beatles” è il nono album ufficiale dell’omonima band inglese.
Noto anche come “White Album“, per via della copertina totalmente bianca (con il nome del gruppo stampato semplicemente in rilievo), il disco fu pubblicato dalla Apple Records.
La rivista Rolling Stone ha inserito l’album al 10º posto della sua lista dei 500 migliori album. Il disco, sotto più aspetti, riflette gli stati di tensione che era venuta a maturare fra i quattro musicisti, e marca una netta discontinuità con il precedente “Sgt. Pepper’s“.
Il “White Album” non è un lavoro corale, bensì un’opera di “solisti, di tanti ego separati in lotta per la preminenza”. In diversi pezzi, Paul McCartney, John Lennon e George Harrison lavorarono separatamente come compositori e interpreti, usando gli altri solo come band di spalla o talvolta incidendo in solitudine tutte le parti vocali e strumentali.
Il nervosismo strisciante e i continui litigi diedero luogo a clamorosi abbandoni: Geoff Emerick, il fidato ed esperto tecnico di studio che aveva seguito i Beatles nei loro due album migliori, “Revolver” e “Sgt. Pepper’s“, si licenziò dopo meno di due mesi dall’inizio delle incisioni; George Martin lasciò gli studi e andò in ferie; anche Ringo Starr, esaurito e poco motivato, abbandonò le registrazioni portando la famiglia in vacanza in Sardegna. Sostituito alla batteria da Paul nei brani registrati in sua assenza, “Back in the U.S.S.R.” e “Dear Prudence“, dopo un po’ Ringo tornò sui propri passi e, in segno di gratitudine e di sollievo da parte di tutti, trovò la batteria decorata da Mal Evans con festoni di fiori e con la scritta “Bentornato Ringo“.
Nonostante tutto, il nuovo album fu subito accolto molto positivamente dalla critica, giudicato artisticamente molto intenso, con una qualità di suono non comune. Vi si sperimentavano tutti i generi musicali: pop, rock, hard rock, country, jazz, blues e folk. Ancora prima della commercializzazione, il successo strepitoso del “White Album” smentì le preoccupazioni di Martin, con un trionfo che non fu solo momentaneo, (in meno di due mesi erano stati venduti quattro milioni di copie dell’album), ma che si prolungò nel tempo. Per dieci anni, infatti, il “White Album” risultò essere il doppio più venduto di sempre. A tutt’oggi rimane l’album dei Beatles più venduto negli Stati Uniti, con 19 dischi di platino.
Il “White Album” fu involontario protagonista delle inquietanti cronache giudiziarie californiane della fine degli anni ’60. Il disco era infatti diventato una vera ossessione per Charles Manson, autore assieme ai suoi accoliti degli efferati assassinii di Sharon Tate e dei coniugi LaBianca avvenuti nell’agosto del 1969. Secondo Vincent Bugliosi, procuratore legale che si interessò agli omicidi, Manson, nel proprio delirio criminale, aveva interpretato l’album come una parafrasi del libro dell’Apocalisse di Giovanni, nella convinzione che attraverso i testi dei brani dell’LP, i Beatles, che secondo l’omicida incarnavano i Quattro Cavalieri, gli stessero comunicando in forma criptica l’imminente olocausto razziale che avrebbe annientato la popolazione bianca.
I Beatles avrebbero voluto intitolare l’album “A Doll’s House“, con un apparente richiamo all’omonima opera teatrale di Ibsen, ma vennero preceduti dal gruppo inglese rock dei Family, che nell’agosto del 1968 aveva esordito sulla scena musicale con il proprio LP “Music in a Doll’s House“.
Reduci dal successo di “Sgt, Pepper’s“, si interrogavano su quale copertina del disco avrebbe maggiormente attratto e soddisfatto i fan in attesa. Con la mediazione di Robert Fraser, al proposito fu interpellato l’artista Richard Hamilton, che suggerì un titolo essenziale, “The Beatles“, e una copertina interamente bianca e con soltanto il titolo in rilievo, una scelta agli antipodi del fantasioso collage di “Sgt Pepper“. Sempre di Hamilton fu la proposta di inserire all’interno di ogni copia del 33 giri un poster che ritraeva alcune immagini dei Beatles ripresi in svariate situazioni informali, più quattro ritratti fotografici dei membri del gruppo riprodotto nel cofanetto dell’edizione in CD dell’album in formato compatibile con le dimensioni del compact disc.

Tracce

Disco 1
Lato A

1 Back in the U.S.S.R. (Lennon-McCartney) – 2:43
2 Dear Prudence (Lennon-McCartney) – 3:56
3 Glass Onion (Lennon-McCartney) – 2:17
4 Ob-La-Di, Ob-La-Da (Lennon-McCartney) – 3:08
5 Wild Honey Pie (Lennon-McCartney) – 0:53
6 The Continuing Story of Bungalow Bill (Lennon-McCartney) – 3:14
7 While My Guitar Gently Weeps (Harrison) – 4:45
8 Happiness is a Warm Gun (Lennon-McCartney) – 2:43

Lato B

1 Martha My Dear (Lennon-McCartney) – 2:28
2 I’m So Tired (Lennon-McCartney) – 2:03
3 Blackbird (Lennon-McCartney) – 2:18
4 Piggies (Harrison) – 2:04
5 Rocky Raccoon (Lennon-McCartney) – 3:32
6 Don’t Pass Me By (Starkey) – 3:50
7 Why Don’t We Do It in the Road? (Lennon-McCartney) – 1:41
8 I Will (Lennon-McCartney) – 1:46
9 Julia (Lennon-McCartney) – 2:54

Disco 2
Lato A

1 Birthday (Lennon-McCartney) – 2:42
2 Yer Blues (Lennon-McCartney) – 4:01
3 Mother Nature’s Son (Lennon-McCartney) – 2:48
4 Everybody’s Got Something to Hide Except Me and My Monkey (Lennon-McCartney) – 2:24
5 Sexy Sadie (Lennon-McCartney) – 3:15
6 Helter Skelter (Lennon-McCartney) – 4:29
7 Long, Long, Long (Harrison) – 3:04

Lato B

1 Revolution 1 (Lennon-McCartney) – 4:15
2 Honey Pie (Lennon-McCartney) – 2:41
3 Savoy Truffle (Harrison) – 2:54
4 Cry Baby Cry (Lennon-McCartney) – 3:01
5 Revolution 9 (Lennon-McCartney) – 8:22
6 Good Night (Lennon-McCartney) – 3:11

Formazione

John Lennon – voce, cori, chitarra ritmica, pianoforte, organo Hammond, harmonium, mellotron, percussioni, armonica a bocca, sassofono
Paul McCartney – voce, cori, basso, chitarra ritmica, pianoforte; batteria in Back in the U.S.S.R. e Dear Prudence
George Harrison – chitarra solista, voce, cori, organo Hammond, percussioni
Ringo Starr – batteria, percussioni; voce in Don’t Pass Me By e Good Night; cori in The Continuing Story of Bungalow Bill

Nasceva Elisabetta Imelio

(Pordenone, 22 novembre 1975 – Aviano, 29 febbraio 2020)

Ricordiamo la nascita di Elisabetta Imelio, musicista e cantante italiana meglio conosciuta con lo pseudonimo Boom Girl. Dal 1995 ha fatto parte dei Prozac+, suonando come bassista. Il nucleo originale del gruppo comprendeva Elisabetta, Gian Maria Accusani e Eva Poles a cui si aggiungono, di volta in volta, altri musicisti per le esibizioni dal vivo. Dopo soli tre concerti, il gruppo viene ingaggiato dalla Vox Pop, all’epoca una delle più importanti etichette indipendenti italiane. Nel 1996 esce il album “Testa plastica“. Nonostante le buone critiche ottenute, anche a causa di problemi con la distribuzione, il disco non ottenne un grande successo commerciale. I Prozac+ iniziarono comunque un lungo tour promozionale di circa 200 concerti, che si concluderà nell’estate del 1997. Dopo lo scioglimento della band, avvenuto nel 2007, Elisabetta e il chitarrista del gruppo, Gian Maria Accusani, creano i Sick Tamburo, in cui Elisabetta è stata fino alla sua morte nel 2020. Proprio Accusani le aveva dedicato il brano intitolato “La fine della Chemio“, pubblicato nel 2017 nel loro quarto album in studio intitolato “Un Giorno Nuovo“. La canzone era nata proprio per dare conforto all’amica a causa della malattia. Elisabetta Imelio muore nella notte tra il 29 febbraio e il 1º marzo 2020 al CRO di Aviano, all’età di 44 anni dopo una lunga battaglia contro un tumore al seno e in seguito anche al fegato.

Esce “Under Lock and Key

22 novembre 1985: “Under Lock and Key” è il terzo album in studio dei Dokken pubblicato per l’Etichetta discografica Elektra Records. Esso fu un altro successo per il gruppo con oltre un milione di copie vendute solo negli Stati Uniti, grazie a pezzi come “In My Dreams“, “The Hunter” e “It’s Not Love“. Grazie a questo si assicurarono un tour con i Judas Priest nel 1986 per il loro “Turbo Tour“. Mentre seguì anche qualche concerto con i Twisted Sister.
L’album ha venduto oltre un milione di copie negli Stati Uniti ed ha raggiunto la 32ª posizione nella Billboard 200 U.S.

Tracce

1 Unchain the Night – 5:17
2 The Hunter – 4:06
3 In My Dreams – 4:18
4 Slippin’ Away – 3:46
5 Lightnin’ Strikes Again – 3:47
6 It’s Not Love – 5:01
7 Jaded Heart – 4:13
8 Don’t Lie to Me – 3:38
9 Will the Sun Rise? – 4:09
10 Till the Livin’ End – 3:56

Formazione

Don Dokken – Voce
George Lynch – Chitarra
Jeff Pilson – Basso
Mick Brown – Batteria

Michael Huthchence ci lasciava

(Sydney, 22 gennaio 1960 – Sydney, 22 novembre 1997)

Si ricorda oggi la morte di Michael Huthchence, all’anagrafe Michael Kelland John Hutchence, cantante e attore australiano, leader del gruppo musicale INXS. Frontman dalla presenza carismatica, Hutchence portò avanti, oltre all’attività con gli INXS, altri progetti personali sia come cantante solista, con due album (“Max Q” e “Michael Hutchence“, pubblicato postumo), sia come attore (Cani nello spazio, Frankenstein oltre le frontiere del tempo, Limp).
Fu trovato morto il 22 novembre 1997 in una stanza di albergo a Sydney, apparentemente per asfissia autoerotica. L’autopsia lo ritenne suicidio, escludendo l’ipotesi di un incidente. Il suo grande amico Simon Le Bon del gruppo musicale inglese Duran Duran ancor prima della morte di Hutchence scrisse una canzone a lui dedicata per l’amicizia che li accomunava, intitolata “Michael, You’ve Got A Lot To Answer For” per l’album “Medazzaland” del 1997; la stessa fu cantata una sola volta dal vivo perché Le Bon scoppiò a piangere sentendosi troppo emotivamente preso dal brano.

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