Le ricorrenze, le notizie, il Rock suddiviso per anni: l'Almanacco di Rock by WildSuccedeva oggi 

L’Almanacco di Rock by Wild – 24 settembre

6 Ricorrenze per il 24 settembre

Nasceva Denis D’Amour

(24 settembre 1959, Saguenay, Canada – 26 agosto 2005, Montréal, Canada 2005)

Oggi si ricorda il compleanno di Denis “Piggy” D’Amour, storico chitarrista dei canadesi Voivod.
Denis è stato uno dei membri fondatori della band, ha scritto la maggior parte della musica dei Voivod ed è stato il principale artefice del suono e della musica impressionante del gruppo. Denis è stato ispirato da chitarristi come Jimmy Page, Ritchie Blackmore, Steve Howe, Robert Fripp e Alex Lifeson. E’ apparso in tutti gli album della band, prima della sua morte avvenuta il 26 Agosto 2005 per un cancro al colon.

Esce “Caress of Steel

24 settembre 1975: “Caress of Steel” è il terzo album in studio dei Rush, registrato e mixato presso i Toronto Sound Studios di Toronto. Certificato disco d’oro dalla RIAA il 1º dicembre 1993. L’album è considerato pregevole soprattutto per la presenza del primo brano epico della band, “The Fountain of Lamneth“, della lunghezza di quasi 20 minuti, che riempiva tutto il lato B dell’edizione originale in vinile. Considerato quello che avrebbe dovuto essere l’album del successo per i Rush, vendette effettivamente meno del lavoro precedente, e venne considerato una delusione dalla loro compagnia produttrice. Tuttavia, nonostante ai tempi l’album ottenne riscontri piuttosto negativi, (tant’è che gli stessi Rush non lo fanno rientrare fra le loro perle), oggi è stato ampiamente rivalutato. L’album viene recensito in maniera molto positiva sui principali siti rock, dove ne vengono spesso decantate le strutture e gli arrangiamenti; molti fan lo considerano sicuramente l’album più sottovalutato della loro carriera, considerandolo addirittura un capolavoro e sorprendendosi di come ai tempi fu clamorosamente stroncato. L’album seguente, pubblicato l’anno successivo, “2112“, avrebbe lastricato la strada del successo commerciale dei Rush con la sua epica suite di 20 minuti.
Caress of Steel” mette in luce l’avvicinamento del gruppo agli standard del rock progressivo: brani molto lunghi, divisi in parti, lunghi assoli molto tecnici e lunghe parti strumentali sono tutte caratteristiche presenti nel disco.
L’album si apre con un brano che riporta le influenze dei Led Zeppelin ancora molto riconoscibili nel sound del gruppo, “Bastille Day“, che parla della presa della Bastiglia durante la rivoluzione francese; benché le suddette influenze siano percepibili su tutte e tre le tracce più corte del disco, comprese quindi le successive “I Think I’m Going Bald” e “Lakeside Park“. “Bastille Day” verrà ripresa 30 anni più tardi ed inserita nella Overture strumentale del live R30.
Un “Necromancer” (un negromante) è colui che pratica la necromanzia, una forma di divinazione che prevede l’evocazione di Spiriti operativi per avere informazioni sul futuro. La canzone apre con forti influenze da Il Signore degli Anelli: Frodo, Samvise Gamgee e Gollum sono i “three travelers”, i tre viaggiatori, e Sauron è il negromante; la trama della canzone si discosta da quella del libro nella parte III, con il ritorno di “By-Tor” di Fly by Night, stavolta come eroe e non come antagonista. La terza parte della suite, “Return of the Prince“, fu pubblicato come singolo in alcuni Paesi.
L’ultima canzone contenuta nel disco, “The Fountain of Lamneth“, anticipa epopee come “2112” e la serie di “Cygnus X-1“, ed è solo 34 secondi più corta di “2112“. Il testo racconta una storia completa, che parla di un uomo in cerca della fontana di Lamneth, che si suppone essere la fonte della giovinezza, e ripercorre i passi del suo viaggio, illustrandoli, in fin dei conti, come situazioni negative che ostacolano il suo progresso.
Caress of Steel” è il primo lavoro dei Rush nel quale la parte grafica è curata da Hugh Syme, cosa che succederà anche per tutte le produzioni future. Originariamente la copertina dell’album avrebbe dovuto essere in una tonalità color argento, per dare al tutto un’apparenza “steel”, d’acciaio; a causa di un errore di stampa, venne però realizzata color rame.

Tracce

1 Bastille Day – 4:37
2 I Think I’m Going Bald – 3:37
3 Lakeside Park – 4:08
4 The Necromancer – 12:30
I. Into Darkness – 4:12
II. Under the Shadow – 4:25
III. Return of the Prince – 3:52
5 The Fountain of Lamneth – 20:03
I. In the Valley – 4:18
II. Didacts and Narpets – 1:00
III. No One at the Bridge – 4:19
IV. Panacea – 3:14
V. Bacchus Plateau – 3:16
VI. The Fountain – 3:49

Formazione

Geddy Lee – basso e voce
Alex Lifeson – chitarra elettrica 6 e 12 corde, chitarra classica, steel guitar
Neil Peart – batteria e percussioni

Esce “Souls of Black

24 settembre 1990: “Souls of Black” è il quarto capitolo discografico dei Testament. A livello di composizione venne premiato per la musicalità e per il livello tecnico maturato dal quintetto, che da band sotto l’influenza degli Slayer divenne un gruppo con uno stile a sé, rimanendo classificato nel thrash metal. A livello di produzione, l’album venne un po’ criticato, dato che i suoni di tutti gli strumenti non sono molto chiari e distinti, ma la risposta dei fans fu calorosa ugualmente. Da notare, inoltre, che la composizione dei brani coinvolge, ora, tutti i membri della band e non solo Peterson e Skolnick.
Il lavoro inizia con “The Beginning of the End“, un breve intro strumentale con richiami di flamenco eseguito con chitarre classiche e percussioni, per poi dare spazio alla poderosa “Face In The Sky”.
Falling Fast” è un brano che accentua il sound aggressivo del gruppo, che si affievolisce con la title track “Souls Of Black“. Quest’ultimo brano merita una particolare citazione soprattutto per l’assolo di Skolnick: solitamente nell’heavy metal gli assoli vengono suonati su di una sezione ritmica che ricalca quella della strofa o del ritornello; nel caso in esame invece, il virtuoso chitarrista intreccia magistralmente pentatoniche e minori melodiche su di una ritmica diversa da quella delle strofe e del ritornello, sostituendola con un segmento più melodico e meno monotono che, nonostante le differenze, si integra alla perfezione nella granitica struttura dell’intero brano.
Love To Hate” è il tipico brano thrash, veloce e pesante che però, da alcuni, è considerato un po’ noioso e ripetitivo.
The Legacy” è una triste e catacombale pseudo-ballad che placa, per un po’, la violenza di questo disco; il brano è considerato uno dei migliori del quintetto.
Seven Days Of May” è il brano che chiude il disco; album che continua la serie positiva della band.
Questo è anche l’ultimo album dei Testament “vecchio stile”, dato che il suono della band subirà radicali cambiamenti stilistici.

Tracce

1 The Beginning of the End
2 Face in the Sky
3 Falling Fast
4 Souls of Black
5 Absence of Light
6 Love to Hate
7 Malpractice
8 One Man’s Fate
9 The Legacy
10 Seven Days of May

Formazione

Chuck Billy: voce
Eric Peterson: chitarra ritmica
Alex Skolnick: chitarra solista
Greg Christian: basso
Louie Clemente: batteria

Esce “The Razors Edge

24 settembre 1990: “The Razors Edge” è il dodicesimo album in studio del gruppo hard rock australiano AC/DC, registrato a Vancouver, in Canada, sotto la supervisione del produttore Bruce Fairbairn.
L’album segnò la ripresa commerciale degli AC/DC, dopo alcuni lavori sottotono e freddamente accolti dal pubblico. Raggiunse la seconda posizione della Billboard 200 negli Stati Uniti, restando in classifica per 77 settimane consecutive e ottenendo la certificazione di quintuplo disco di platino. Le vendite dell’album sono state trainate dal successo del singolo “Thunderstruck“. Si trattò inoltre dell’unica pubblicazione del gruppo insieme al batterista Chris Slade, il quale ha sostituito Simon Wright.

Tracce

1 Thunderstruck – 4:52
2 Fire Your Guns – 2:53
3 Moneytalks – 3:45
4 The Razors Edge – 4:22
5 Mistress for Christmas – 3:58
6 Rock Your Heart Out – 4:06
7 Are You Ready – 4:10
8 Got You by the Balls – 4:29
9 Shot of Love – 3:57
10 Let’s Make It – 3:32
11 Goodbye & Good Riddance to Bad Luck – 3:14
12 If You Dare – 3:11

Formazione

Brian Johnson – voce
Angus Young – chitarra solista
Malcolm Young – chitarra ritmica
Cliff Williams – basso
Chris Slade – batteria

Esce “Rust in Peace

24 settembre 1990: “Rust in Peace” è il quarto album della thrash metal band statunitense Megadeth, pubblicato dalla Capitol Records. Dopo aver cacciato dal gruppo il chitarrista Jeff Young e il batterista Chuck Behler, Dave Mustaine si mise alla ricerca dei sostituti. Fece offerte a chitarristi quali Dimebag Darrell e Jeff Waters e a batteristi quali Dave Lombardo e Deen Castronovo, ma essi non accettarono. Dopo tante offerte rifiutate, Mustaine riuscì a trovare due brillanti musicisti, il guitar hero Marty Friedman, noto per aver suonato nei Cacophony, e il giovane Nick Menza, tecnico della batteria del dipartito Chuck Behler che ne prese il posto. La prima traccia, “Holy Wars… The Punishment Due“, è una canzone divisa in due parti ben distinte, seppur collegate: la prima si scaglia contro l’allora governo di George H. W. Bush, che ordinò un attacco bellico contro il regime di Saddam Hussein scatenando la Guerra del Golfo, e presenta ritmiche veloci in conformità col tema della canzone stessa. La seconda parte, introdotta da un assolo di Friedman che richiama le musiche arabe, resta nell’ambito della Guerra del Golfo, ma è chiaramente ispirata ad un’avventura del Punitore, inviato in Iraq a caccia del “supercannone del dittatore”, (arma inesistente nella realtà). Altri riferimenti alla figura di Frank Castle sono rinvenibili nella frase, ripetuta due volte, “First mistake… no more mistakes” (“Primo errore… non più errori”), un intercalare tipico del violento personaggio Marvel.
Hangar 18” è una critica nei confronti dei segreti militari statunitensi.
Five Magics” parla di occultismo ed esoterismo.
Poison Was The Cure” è un brano sulla dipendenza di Dave Mustaine dalla droga.
Tornado of Souls” parla di un conflitto interiore che Dave Mustaine prova una volta giunto al termine di una relazione.
Dawn Patrol” è un allarmante presagio dei danni che la tecnologia bellica nucleare potrebbe arrecare.
L’ultimo brano, “Rust In Peace… Polaris“, è un dialogo in prima persona tra il missile nucleare Polaris e la popolazione: in particolare l’arma rivolge al suo interlocutore un avvertimento riguardo alle conseguenze che una sua possibile esplosione potrebbe portare. Nel 2002 Mustaine ha rimasterizzato il debut album dei Megadeth, Killing Is My Business… And Business Is Good!. Soddisfatto del risultato e delle critiche positive, il frontman ha deciso di rimasterizzare tutti i successivi album pubblicati per la Capitol Records, da “Peace Sells… But Who’s Buying?” fino a “Risk“.
Rust in Peace” è stato ripubblicato nel 2004 con nuovi suoni, quattro bonus tracks e con la copertina leggermente modificata. Durante il processo di remixaggio, Mustaine ha scoperto che le tracce vocali originali di “Rust in Peace… Polaris“, “Take No Prisoners“, “Five Magics” e “Lucretia” mancavano: ha così deciso di riregistrare le parti vocali di “Take No Prisoners” e “Rust in Peace… Polaris” e di usare altre takes di voce delle sessioni di registrazione originali per “Lucretia” e “Five Magics“.

Tracce

Versione originale
1 Holy Wars…The Punishment Due (Mustaine) – 6:36
2 Hangar 18 (Mustaine) – 5:14
3 Take No Prisoners (Mustaine) – 3:28
4 Five Magics (Mustaine) – 5:42
5 Poison Was The Cure (Mustaine) – 2:58
6 Lucretia (Mustaine, Ellefson) – 3:58
7 Tornado of Souls (Mustaine, Ellefson) – 5:22
8 Dawn Patrol (Ellefson) – 1:50
9 Rust In Peace…Polaris (Mustaine) – 5:36

Versione rimasterizzata
1 Holy Wars…The Punishment Due (Mustaine) – 6:32
2 Hangar 18 (Mustaine) – 5:11
3 Take No Prisoners (Mustaine) – 3:27
4 Five Magics (Mustaine) – 5:39
5 Poison Was The Cure (Mustaine) – 2:56
6 Lucretia (Mustaine, Ellefson) – 3:55
7 Tornado of Souls (Mustaine, Ellefson) – 5:19
8 Dawn Patrol (Ellefson) – 1:51
9 Rust In Peace…Polaris (Mustaine) – 5:44
10 My Creation (Mustaine, Menza) – 1:36
11 Rust In Peace…Polaris (Demo) (Mustaine) – 5:25
12 Holy Wars…The Punishment Due (Demo) (Mustaine) – 6:16
13 Take No Prisoners (Demo) (Mustaine) – 3:23

Formazione

Dave Mustaine – voce, chitarra
Marty Friedman – chitarra
David Ellefson – basso, cori
Nick Menza – batteria, cori

Esce “Nevermind

24 settembre 1991: “Nevermind” è il secondo album in studio del gruppo statunitense Nirvana, pubblicato dalla Geffen Records.
Nevermind” è ritenuto uno degli album fondamentali degli anni novanta e della storia del rock in generale. Venne classificato alla posizione 17 della lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone e alla terza posizione nella classifica dei 100 migliori album di sempre stilata dalla rivista inglese Q. “Nevermind” fa parte delle registrazioni preservate nella United States National Recording Registry.
A dispetto delle basse aspettative commerciali del gruppo e della casa discografica, (obiettivo dichiarato della Geffen era quello di raggiungere le 250.000 copie vendute, per poter eguagliare “Goo“, l’album dei Sonic Youth pubblicato l’anno precedente), “Nevermind” divenne un enorme successo alla fine del 1991, soprattutto grazie alla popolarità acquisita dal primo singolo estratto da esso, “Smells Like Teen Spirit“.
Nel gennaio 1992, il disco riuscì a spodestare “Dangerous” di Michael Jackson dalla vetta della classifica statunitense Billboard 200. L’album produsse inoltre altri tre singoli di successo: “Come as You Are“, “Lithium” e “In Bloom“.
La Recording Industry Association of America ha certificato l’album disco di diamante (più di 10 milioni di copie vendute), e si stima che abbia venduto nel complesso circa più di 30 milioni di copie nel mondo, (dati aggiornati al 2008). Con cifre come queste, “Nevermind” divenne il disco di maggior successo commerciale del gruppo di Seattle. Unanimemente considerato l’apice della produzione artistica del gruppo e di tutto il genere grunge, è annoverato tra i migliori album discografici di ogni epoca ed ebbe tra i suoi meriti quello di aumentare la popolarità dell’alternative rock. Ha totalizzato 266 settimane nella classifica album di Billboard.
Nevermind” fu il primo album registrato dai Nirvana con Dave Grohl alla batteria. La tecnica compositiva alla base di questo lavoro è estremamente omogenea: l’utilizzo di melodie pop, di immediato appeal, ma affiancate da sonorità e linee vocali aggressive, quasi punk; l’utilizzo della forma canzone “classica”, (strofa-ritornello-strofa ritornello); un lavoro di produzione musicale apparentemente molto semplice, ma in realtà molto ricercata. Non ultime la poderosa campagna promozionale e la produzione di videoclip promozionali estremamente azzeccati, sono alcuni fra i fattori che contribuirono al successo planetario di questo lavoro. In realtà gli elementi citati non possono essere considerati del tutto originali: altri gruppi come gli Hüsker Dü e, soprattutto, i Pixies avevano esplorato questi territori musicali diversi anni prima, senza tuttavia nemmeno avvicinarsi al successo di pubblico del secondo album dei Nirvana. Lo stesso Cobain dichiarò spesso di essere ben consapevole di non potersi definire il primo autore ad aver fatto ricorso al pop per rendere maggiormente brillanti le sonorità punk: citò infatti proprio “Surfer Rosa” dei Pixies come fonte di ispirazione. Punto di svolta fu il singolo “Sliver“, pubblicato su etichetta Sub Pop nel 1990, (prima che Grohl si unisse al gruppo), del quale Cobain disse:

Era come una specie di dichiarazione d’intenti, in qualche modo. Avevo dovuto scrivere un brano pop e pubblicarlo su singolo per preparare il pubblico alle sonorità del nostro prossimo album. Volevo comporre altri brani come questo.

Tracce

1 Smells Like Teen Spirit – 5:02
2 In Bloom – 4:15
3 Come as You Are – 3:39
4 Breed – 3:04
5 Lithium – 4:17
6 Polly – 2:57
7 Territorial Pissings – 2:23
8 Drain You – 3:44
9 Lounge Act – 2:37
10 Stay Away – 3:33
11 On a Plain – 3:17
12 Something in the Way – 3:51
13 Endless, Nameless – 6:43 – traccia fantasma non inclusa nelle prime copie del disco

Formazione

Kurt Cobain – voce, chitarra
Krist Novoselic – basso
Dave Grohl – batteria, percussioni
Altri musicisti
Chad Channing – piatti (traccia 6), batteria (Deluxe Edition CD2: tracce 1-8)
Kirk Canning – violoncello (traccia 12)

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