Le ricorrenze, le notizie, il Rock suddiviso per anni: l'Almanacco di Rock by WildSuccedeva oggi 

L’ almanacco di Rock by Wild – 25 luglio

Thurston Joseph Moore (Coral Gables, 25 luglio 1958)
Si ricorda oggi il compleanno di Thurston Moore, chitarrista, cantante e produttore discografico statunitense, famoso per la sua militanza nel gruppo alternative/noise rock Sonic Youth di cui è stato anche il cofondatore nel 1981. È stato inserito al 34º tra i migliori chitarristi rock dalla rivista Rolling Stone. Insieme a lui, nella prima apparizione dal vivo del gruppo, c’era già la bassista, cantante e chitarrista Kim Gordon, in seguito divenuta sua moglie. La coppia ha avuto una figlia dal nome Coco Hayley Gordon Moore. Moore, la Gordon e Coco vivono a Northampton, Massachusetts. Nell’ottobre 2011 hanno divorziato. Come autore ha firmato la maggior parte delle canzoni dei Sonic Youth. Oltre all’attività con il gruppo ha al suo attivo, oltre ad una miriade di collaborazioni con musicisti della scena alternativa americana, varie pubblicazioni da solista, tra cui l’album “Psychic Hearts” del 1995, l’album sperimentale chitarristico “Root” del 1998, “Trees Outside The Academy” del 2007 e “Demolished Thoughts” del 2011 prodotto da Beck dove l’artista sperimenta in ambito folk. Ha lavorato con Glenn Branca, Jad Fair, Lydia Lunch, Maryanne Amacher, DJ Spooky, William Hooker, Daniel Carter, Christian Marclay, Mike Watt, Loren Mazzacane Connors, William Winant, Richard Hell, Mats Gustafsson, Don Fleming, The Thing, Nels Cline, ESP, John Moloney, The Ex, Yamantaka Eye, Chris Corsano, Jemina Pearl, Yōko Ono e My Cat is an Alien. All’attività musicale affianca quella di coordinatore dell’etichetta indipendente Ecstatic Peace. Cura inoltre una rubrica sulla rivista statunitense Arthur Magazine. Nel 2005 ha pubblicato il libro ‘Mix Tape: The Art of Cassette Culture‘.

Peter Green, nome d’arte di Peter Allen Greenbaum (Londra, 29 ottobre 1946 – Canvey Island, 25 luglio 2020).
Si ricorda oggi la morte di Peter Green, chitarrista e cantante inglese, fondatore della rock band inglese Fleetwood Mac. Dopo una breve esperienza nei Peter B’s Looners nel 1966, ebbe l’occasione di sostituire (dapprima solo per tre concerti, poi stabilmente) Eric Clapton nei John Mayall & the Bluesbreakers, coi quali incise anche l’album “A Hard Road“.
Nel 1967 decise di fondare una sua band, i Fleetwood Mac, con la quale cominciò a scrivere ed incidere brani quali “Albatross“, “The Green Manalishi” o “Black Magic Woman“, la seconda portata al successo del grande pubblico dai Judas Priest, mentre la terza portata all’immortalità grazie alla interpretazione di Carlos Santana nel 1970. Stimato cantautore e chitarrista di talento, Green si trovò impreparato a gestire il grande successo che gli piovve addosso: cominciò ben presto a fare uso di LSD, per di più in maniera sempre più massiccia e scriteriata, accusando seri problemi di tenuta psichica. Fu costretto ad abbandonare i Fleetwood Mac (che invece andranno avanti ancora per anni e coi quali in avvenire collaborerà solo occasionalmente) per dedicarsi a progetti minori, specie in qualità di session man nelle produzioni di altri artisti. In seguito, paranoia ed allucinazioni inasprirono sempre maggiormente gli ormai indefettibili problemi di schizofrenia, costringendolo al ricovero in ospedale psichiatrico dal 1977. Dopo una lunga fase di cura, tornò di nuovo protagonista del circuito musicale nei primi anni ottanta sia incidendo alcuni lavori da solista, sia in qualità di session man. Negli anni novanta fondò i Peter Green Splinter Group coi quali incise otto album tra il 1997 ed il 2003. Peter Green ha sviluppato uno stile originale con assolo personali (ben resi grazie ad una Gibson Les Paul del 1959, venduta successivamente a Gary Moore, per poi passare nelle mani di Kirk Hammett) sorretti da un distintivo vibrato assai armonico. Ha influenzato generazioni di artisti rock ed è tuttora ritenuto uno tra i più influenti blues men britannici di ogni tempo. Non a caso, mostri sacri del blues come B.B.King (col quale collaborò alla incisione di un album nel 1971) e John Mayall ne hanno sempre posto in rilievo le capacità di interprete e l’unicità dello stile.

7 Ricorrenze per il 25 luglio

Nasce Snowy Shaw

(Göteborg, Svezia, 25 luglio 1968)

Oggi è il compleanno di Snowy Shaw, musicista svedese, principalmente un batterista, ma abile anche nel suonare la chitarra, il basso e a cantare. Ha suonato con molti gruppi heavy metal come King Diamond, Dream Evil, Mercyful Fate, IllWill, Notre Dame e Memento Mori. Nel mese di ottobre 2006 si unì ai Therion, cantando sull’album “The Gothic Kabbalah“. Il 24 agosto 2010, è stato annunciato come il nuovo bassista e vocalist dei Dimmu Borgir, anche se ne è stato ufficialmente solo membro per un giorno, per poi unirsi ai Therion.
Snowy lavora anche come fotografo e designer per band e artisti.

Esce “Back in Black

25 luglio 1980: “Back in Black” è il settimo album in studio degli AC/DC ed è il loro disco di maggior successo con più di 50 milioni di copie vendute nel mondo (22 milioni nei soli Stati Uniti d’America). Infatti è uno degli album più venduti nel mondo, secondo in vendite solo a “Thriller” di Michael Jackson.
È anche al numero 77 nella classifica dei 500 migliori album della storia stilata dalla rivista Rolling Stone.
E’ il primo album degli AC/DC registrato senza Bon Scott, il cantante della band morto improvvisamente il 19 febbraio 1980 all’età di 33 anni. Proprio per questo l’album è dedicato alla sua memoria: inizia con i rintocchi di una campana a morto, sui quali la band suona il primo pezzo dell’album.
Nel 2005 è stata pubblicata una versione DualDisc in cui viene narrata la storia dell’album dagli stessi autori in modo più dettagliato. Dopo il successo del precedente album, “Highway to Hell“, Bon Scott e soci iniziarono a sviluppare l’idea per il nuovo LP. Alcune delle canzoni, quindi, erano state già completate quando Scott morì improvvisamente per intossicazione alcolica. Quando Brian Johnson divenne il nuovo cantante solista della band, il gruppo decise di portare a termine i brani già iniziati con Scott; i fratelli Young si occuparono di comporre la musica, mentre Johnson scrisse i testi. Il disco contiene alcune delle canzoni più celebri degli AC/DC, classici del calibro di “Hells Bells” con la sua celebre intro del rintocco delle campane a morto, “Shoot to Thrill“, “You Shook Me All Night Long“, e la title track “Back in Black” dal riff granitico. L’ultimo brano sull’album, “Rock and Roll Ain’t Noise Pollution” raggiunse la posizione numero 15 nella classifica britannica dei singoli, il miglior piazzamento di qualsiasi altra canzone sul disco pubblicata come singolo. L’album fu registrato negli studi Compass Point Studios alle Bahamas nell’aprile e maggio del 1980. La lavorazione del disco fu particolarmente travagliata per la band: le loro attrezzature furono inizialmente bloccate alla dogana, e durante le sessioni l’isola venne colpita da una violenta tempesta tropicale che mandò in cortocircuito le apparecchiature dello studio. Johnson raccontò che avevano avuto grossi problemi nell’aggiustare l’equipaggiamento, e ricorda di aver fatto riferimento al cattivo tempo anche nella strofa iniziale di “Hells Bells” («I’m rolling thunder, pourin’ rain. I’m comin’ on like a hurricane. My lightning’s flashing across the sky. You’re only young but you’re gonna die»).
Secondo quanto riferito da Angus Young, la copertina totalmente nera scelta per l’album era un “segno di lutto” per la scomparsa prematura di Bon Scott. La Atlantic Records aveva qualche perplessità circa una copertina così listata a lutto, ma accettò l’idea a patto che la band mettesse almeno un contorno grigio alle lettere del logo AC/DC per rendere riconoscibile al pubblico che fosse un disco del gruppo.
La band registrò sei videoclip musicali per l’album che furono girati a Breda, nei Paesi Bassi. Le canzoni che usarono per i video sono “Back in Black“, “Hells Bells“, “What Do You Do for Money Honey“, “You Shook Me All Night Long“, “Let Me Put My Love into You” e “Rock and Roll Ain’t Noise Pollution“, e si tratta di semplici riprese del gruppo che esegue i brani. La maggior parte del girato rimase comunque ufficialmente inedita.

Tracce

1 Hells Bells
2 Shoot to Thrill
3 What Do You Do for Money Honey
4 Given the Dog a Bone
5 Let Me Put My Love Into You
6 Back in Black
7 You Shook Me All Night Long
8 Have a Drink on Me
9 Shake a Leg
10 Rock and Roll Ain’t Noise Pollution

Formazione

Brian Johnson – voce
Angus Young – chitarra solista
Malcolm Young – chitarra ritmica, cori
Cliff Williams – basso, cori
Phil Rudd – batteria

Esce “Kill ‘Em All

25 luglio 1983: “Kill ‘Em All” è il primo album in studio del gruppo statunitense Metallica, pubblicato dalla Megaforce Records.
L’album è considerato da molti critici come uno dei più importanti e influenti della musica heavy metal e del rock in generale. Prodotto da Paul Curcio, in origine doveva intitolarsi Metal Up Your Ass, ma poi l’idea venne scartata a causa dei produttori; il nome definitivo dell’album lo diede il bassista Cliff Burton che, dopo il rifiuto dei produttori di pubblicare quell’album disse: “Fuck them, kill them all” e quello diventò il nome dell’album.
I brani “The Four Horsemen“, “Jump in the Fire“, “Phantom Lord” e “Metal Militia” vennero composte da Dave Mustaine, James Hetfield e Lars Ulrich nel periodo in cui la formazione vide Mustaine alla chitarra, (che poco dopo fondò i Megadeth), e Ron McGovney al basso, le restanti vennero scritte da Hetfield e Ulrich, ma vennero tutte registrate a New York da una nuova formazione, (che comprendeva il chitarrista Kirk Hammett e il bassista Cliff Burton).
Hit the Lights“, traccia d’apertura della band è la prima canzone in ordine cronologico, (in quanto era già presente in “Metal Massacre” del 1982).
The Four Horsemen” è autocelebrativa. Questo brano è la riedizione di “The Mechanix“, scritto da Mustaine e da Hetfield quando lavoravano assieme nel gruppo. Quasi tutti i diritti di “The Mechanix” vennero riconosciuti a Mustaine, (che inserì il brano nel suo primo disco con i Megadeth, “Killing Is My Business… And Business Is Good!” del 1985). Però Hetfield e soci, dopo l’abbandono di Dave, scrissero ugualmente un pezzo simile, (appunto intitolato “The Four Horsemen“), cambiando il tempo e inserendovi una parte melodica nel mezzo.
Motorbreath” è dedicata alla passione per i motori.
Jump in the Fire” parla della morte degli uomini che scendono all’inferno dal punto di vista di un demone che si diverte nel vedere il declino delle vite umane invitando le anime a saltare nel fuoco (“So come on, jump in the fire!”).
(Anesthesia) Pulling Teeth” contiene il celebre assolo di basso eseguito da Cliff Burton, accompagnato nell’ultimo minuto da Ulrich alla batteria.
Whiplash” parla di ciò che si sente mentre si canta, quando il corpo è invaso dall’adrenalina (“Adrenaline starts to flow”).
Phantom Lord” parla delle anime cadute in battaglia che vengono soggiogate dal signore dei fantasmi.
No Remorse“, è uno dei primi brani dei Metallica.
Seek & Destroy” parla di un imminente omicidio per motivi di vendetta.
Metal Militia” chiude l’esordio del quartetto statunitense.

Tracce

1 Hit the Lights – 4:17
2 The Four Horsemen – 7:13
3 Motorbreath – 3:08
4 Jump in the Fire – 4:41
5 (Anesthesia) Pulling Teeth – 4:14
6 Whiplash – 4:09
7 Phantom Lord – 5:01
8 No Remorse – 6:26
9 Seek & Destroy – 6:55
10 Metal Militia – 5:11

Formazione

James Hetfield – voce, chitarra ritmica
Kirk Hammett – chitarra solista, cori
Cliff Burton – basso, cori
Lars Ulrich – batteria

Esce “Trash

25 luglio 1989: “Trash” è il diciottesimo album in studio del cantante statunitense Alice Cooper, pubblicato dalla Epic Records. L’album è principalmente ricordato per il singolo “Poison“, che rappresentò il maggior successo di Cooper dai tempi di “You and Me” del 1977. L’album segue “Constrictor” e “Raise Your Fist and Yell“, i due lavori che avevano segnato il ritorno di Alice Cooper nell’industria musicale, dopo un periodo di forte crisi personale nei primi anni ’80. Cooper chiese aiuto al famoso compositore Desmond Child per preparare l’album della sua definitiva rinascita discografica. Quando uscì, “Trash” si rivelò uno dei maggiori successi del cantante, accompagnato da singoli come “Poison“, “Bed of Nails” e “House of Fire“, che riportarono Cooper nelle parti alte delle classifiche dopo più di dieci anni. Seguì un tour mondiale di successo in supporto all’album, documentato nel concerto Trashes the World distribuito in VHS l’anno successivo. Al disco parteciparono molti ospiti speciali, tra cui Steven Tyler, Joe Perry, Steve Lukather, Michael Anthony, così come il chitarrista Kane Roberts, che aveva già suonato nei due album precedenti del cantante. Inoltre, Cooper venne aiutato nella scrittura dei brani da alcuni compositori esterni come Joan Jett, Diane Warren, Jon Bon Jovi, Richie Sambora e lo stesso Desmond Child. Stilisticamente, l’album segnò una svolta nello stile musicale di Alice Cooper, il quale decise di abbracciare un sound più tendente al pop metal che in quel periodo spopolava nelle classifiche americane, abbandonando i toni cupi e sperimentali che avevano caratterizzato la sua prima parte di carriera. La maggiore orecchiabilità e immediatezza decretarono il successo dell’album. Cooper proseguirà questa evoluzione sonora con il suo lavoro successivo “Hey Stoopid” nel 1991.

Tracce

Poison
Spark in the Dark
House of Fire
Why Trust You
Only My Heart Talkin’
Bed of Nails
This Maniac’s In Love With You
Trash
Hell Is Living Without You
I’m Your Gun

Formazione

Alice Cooper – voce
John McCurry – chitarre
Hugh McDonald – basso
Bobby Chouinard – batteria
Alan St. John – tastiere

Altri musicisti

Guy Mann-Dude – chitarre (tracce 2, 4, 7)
Joe Perry – chitarre (traccia 3)
Steven Tyler – seconda voce (traccia 5)
Kane Roberts – chitarre (traccia 6)
Jon Bon Jovi – seconda voce (traccia 8)
Mark Frazier – chitarre (traccia 8)
Jack Johnson – chitarre (traccia 8)
Tom Hamilton – basso (traccia 8)
Joey Kramer – batteria (traccia 8)
Richie Sambora – chitarre (traccia 9)
Steve Lukather – chitarre (traccia 9)
Kip Winger – seconda voce (traccia 10)
Paul Chiten – tastiere addizionali
Steve Deutsch – sintetizzatori
Gregg Mangiafico – tastiere, effetti speciali
Myriam Valle, Maria Vidal, Diana Graselli, Desmond Child, Bernie Shanahan, Louie Merlino, Alan St. John, Tom Teeley, Michael Anthony, Stiv Bators, Hugh McDonald, Jango, Jamie Sever, Joe Tura – cori

Erik Brann ci lasciava

(Pekin, Illinois, United States, 11 agosto 1950 – Los Angeles, California, 25 luglio 2003)

Oggi si ricorda la morte del chitarrista americano Erik Brann, pseudonimo di Erik Braunn. La sua notorietà è legata al gruppo hard rock psichedelico Iron Butterfly, con il quale esordì a diciassette anni nel 1967. Nativo di Boston, Brann studiò inizialmente il violino per poi passare alla chitarra. Nel 1967 si unisce al gruppo Iron Butterfly. Il suo esordio discografico avvenne l’anno dopo con l’album “In-A-Gadda-Da-Vida“, che rappresenta ancora oggi il maggior successo commerciale da parte del gruppo. Brann scrisse, assieme al bassista Lee Dorman anche una traccia di questo album, intitolata “Termination“.
Brann abbandonò gli Iron Butterfly nel 1970, per poi tornarvi nel 1974 in occasione della rifondazione del gruppo. Il chitarrista inciderà due album, “Scorching Beauty” del 1974 e “Sun and Steel” del 1975, all’interno dei quali assumerà anche il ruolo di cantante principale. La band si scioglierà di nuovo nel 1975, per poi riunirsi per un breve periodo di tempo nel 1978, con una nuova formazione, l’ultima degli Iron Butterfly in cui Brann suonerà prima di ritirarsi quasi del tutto dalle scene musicali.
Nel luglio del 2003, mentre stava progettando il ritorno alle scene musicali con un album solista, Brann muore a causa di un infarto miocardico all’età di 52 anni.

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