Le ricorrenze, le notizie, il Rock suddiviso per anni: l'Almanacco di Rock by WildSuccedeva oggi 

L’almanacco di Rock by Wild – 3 dicembre

7 Ricorrenze per il 3 dicembre

Nasce Ozzy Osbourne

(Birmingham, UK, 3 dicembre 1948)

Compie oggi gli anni John Michael Osbourne, noto come Ozzy Osbourne, lo storico cantante dei Black Sabbath e più tardi con una carriera solista di grande successo, tanto da essere riconosciuto da tanti come “il padrino dell’heavy metal“. Per la sua musica e per il suo carisma sul palco, Ozzy è considerato un innovatore del genere. Il cantante è anche noto per i suoi atteggiamenti trasgressivi, i quali hanno spesso suscitato le polemiche di gruppi religiosi e conservatori, e per i suoi eccessi, che lo hanno spesso esposto a problemi con la legge. Nel corso della sua carriera si è guadagnato vari soprannomi; oltre quello già citato in precedenza, i più noti sono “The Madman” (Il Pazzo), “The Prince of Darkness” (Il Principe delle Tenebre) oppure “The Oz“.
Nella sua carriera solista Ozzy Osbourne ha venduto oltre 50 milioni di dischi in tutto il mondo. 100 milioni di dischi in totale, contando la sua carriera nei Black Sabbath, dal 1970 al 1978.
La vita di Ozzy Osbourne è anche contrassegnata da varie leggende metropolitane. Come per molte star della musica e dello spettacolo, esiste una lunga lista di aneddoti che lo riguardano, privi di certezze e, probabilmente, frutto di fantasie o semplici esagerazioni della realtà. Falsi o veri, questi eventi hanno influito molto sulla sua popolarità.

Prima di sposare Sharon, Ozzy usò 5000 dollari, datigli da un amico in comune con Sharon, per comprarsi la cocaina (altri invece dicono che l’abbia fatto per acquistare superalcolici). Prima di sposarla definitivamente le chiese di sposarlo per ben 17 volte. Il cantante infatti ogni qualvolta faceva la sua proposta, in un modo o nell’altro rovinava il momento ricevendo dalla moglie rifiuti e rinvii.
Si dice che Ozzy abbia tentato il suicidio numerose volte, a cominciare dall’età di 14 anni, per scoprire cosa ci fosse dopo la vita terrena.
Si narra che Osbourne e Nikki Sixx dei Mötley Crüe fecero una sfida alquanto oscena in un hotel durante il tour di “Bark at the Moon” nel 1984. Ozzy sfidò il bassista ad urinare a terra e leccare ognuno la propria urina. Sixx accettò la sfida ed iniziò ad urinare, ma mentre stava accingendosi a leccarla, il cantante lo aveva già battuto, e si dice che leccò persino l’urina di Sixx. Inoltre, Ozzy afferrò la cannuccia di un drink e sniffò una colonna di formiche che passavano per la stanza. Sixx non ebbe il coraggio di fare altrettanto. L’episodio è anche menzionato nel libro autobiografico dei Mötley Crüe: The Dirt.
Nel 1968, quando i Black Sabbath ancora si chiamavano Earth, Ozzy si verniciò interamente di porpora dalla testa in giù per attrarre l’attenzione del pubblico mentre cantava, ma non riuscì a raggiungere il suo scopo. Oltre a ciò, ci vollero ore prima che lui si liberasse della vernice.
Alcune voci riferiscono che una volta Osbourne abbia fucilato i suoi 17 gatti. La prima moglie, Thelma, lo avrebbe visto disteso sotto il pianoforte vestito di bianco e con un fucile in una mano e un coltello insanguinato nell’altra.
La leggenda metropolitana, forse, più famosa della sua biografia avvenne il 20 gennaio 1982. Durante un concerto a Des Moines (Iowa), qualcuno lanciò un pipistrello vivo sul palco: Ozzy raccolse il pipistrello pensando che si trattasse di un giocattolo di gomma e con un morso gli staccò la testa, facendo seriamente preoccupare gli astanti e ancor più la moglie Sharon, che portò immediatamente Ozzy in ospedale per la vaccinazione antirabbica. Fu data notizia che Ozzy era morto in seguito al morso del pipistrello, e furono organizzati i suoi funerali, ai quali erano presenti oltre 10.000 fan: il funerale finì in concerto (e il cadavere del pipistrello non fu mai ritrovato). Il successivo album “Speak of the Devil” ritrae in copertina il cantante con la bocca tutta insanguinata ed un pipistrello nella parte superiore. Ozzy sostiene che questa vicenda sia vera, ma dello stesso parere non sono molti critici. Da questo fatto prende il titolo del tribute album dedicatogli, chiamato “Bat Head Soup” (minestra di testa di pipistrello). Ci fu inoltre un periodo, negli anni ’80, in cui circolarono voci secondo cui Ozzy sarebbe morto per aver contratto la rabbia in seguito al morso del pipistrello. Un riferimento a questo evento è ritrattato nel film Little Nicky – Un diavolo a Manhattan dove egli stesso appare alla fine mordendo un pipistrello.
Agli inizi degli anni ’80, durante un incontro con i direttori dell’emittente televisiva CBS, egli portò due colombe da liberare al fine di attirare l’attenzione dei direttori. Subito dopo aver liberato la prima, Ozzy decapitò invece la seconda con un morso, facendosi cacciare via dalla sala. Di questo evento esistono anche delle fotografie.
Si dice che lui e i Black Sabbath siano stati spesso invitati a prendere parte a messe sataniche, tra cui la famosa Satan’s-Night, ma non vi presero mai parte dato che non erano su quell’onda di pensiero: per questo motivo il gruppo ricevette una maledizione dal capo di una setta ed è per ciò che Ozzy porta sempre, in ogni circostanza, una croce di metallo al collo, fatta immergere nell’acqua santa da un prete. Stessa cosa per gli altri tre membri della band.

Nasceva Duane Roland

(Jeffersonville, Indiana, USA, 3 dicembre 1953 – St. Augustine, Florida, USA, 19 giugno 2006)

Oggi si ricorda il compleanno di Duane Roland, chitarrista americano della band southern hard rock Molly Hatchet. E’ stato membro della band dalla sua fondazione a metà degli anni ’70, fino alla sua uscita nel 1990. In quel periodo ha registrato sette album. Egli è accreditato con la co-scrittura di alcuni dei più grandi successi della band, tra cui “Bloody Reunion” e “Boogie No More“. Dopo aver lasciato la band ha suonato con i The Southern Rock Allstars ed i Gator Country, che comprendeva molti dei membri fondatori dei Molly Hatchet.
Roland è morto nella sua casa di St. Augustine, Florida di cause naturali all’età di 53 anni.

Nasceva Mark Shelton

(Wichita, Kansas,USA, 3 dicembre 1957 – Brande-Hörnerkirchen, Germania, 27 luglio 2018)

Si ricorda oggi la nascita di Mark W. Shelton, cantante e chitarrista statunitense, leader della band heavy metal Manilla Road.

Esce “My Generation

3 dicembre 1965: “My Generation” è il primo album del gruppo inglese The Who, che nella versione statunitense prenderà il titolo di “The Who Sings My Generation“. Fu registrato subito dopo che i singoli “I Can’t Explain” e “Anyway, Anyhow, Anywhere” entrarono in classifica, e venne successivamente disconosciuto dal gruppo, che lo indicò come un lavoro fatto troppo in fretta e che non li rappresentava dal punto di vista delle esibizioni dal vivo del periodo. I critici invece, lo giudicheranno (soprattutto durante gli anni ’70 e ’80) come uno dei migliori album rock di tutti i tempi. Nel 2003 venne inserito nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone alla posizione 236.

Tracce

“My Generation” (versione UK)
1 Out in the Street
2 I Don’t Mind
3 The Good’s Gone
4 La-La-La Lies
5 Much Too Much
6 My Generation
7 The Kids Are Alright
8 Please, Please, Please
8 It’s Not True
10 I’m a Man
11 A Legal Matter
12 The Ox

“The Who Sings My Generation” (versione USA)
1 Out in the Street
2 I Don’t Mind
3 The Good’s Gone
4 La-La-La Lies
5 Much Too Much
6 My Generation
7 The Kids Are Alright
8 Please, Please, Please
9 It’s Not True
10 The Ox
11 A Legal Matter
12 Instant Party

Formazione

Roger Daltrey – voce
Pete Townshend – chitarra, voce
John Entwistle – basso, voce
Keith Moon – batteria, percussioni

Esce “Rubber Soul

3 dicembre 1965: “Rubber Soul” è il sesto album dei Beatles, pubblicato quando il gruppo di Liverpool era al culmine della popolarità. È il primo disco dei Beatles a non riportare il nome del gruppo sulla copertina.
La classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata dalla rivista Rolling Stone lo colloca al quinto posto. Nella discografia dei Beatles, “Rubber Soul” è considerato uno degli album più curati sul piano tecnico e uno dei più innovativi dal punto di vista musicale, e c’è chi vi ravvisa il raggiungimento della maturità artistica del gruppo inglese. Ritenuto l’anello di raccordo fra la musica ancora legata a quella degli esordi di “Help!” e lo sperimentalismo di “Revolver“, “Rubber Soul” rappresenta indiscutibilmente un salto di qualità nella produzione beatlesiana per la maggiore ricchezza e pienezza del suono ma anche perché i quattro Beatles cominciavano in quel periodo ad acquisire maggiore consapevolezza e coinvolgimento delle fasi tecniche di registrazione e di missaggio. Paul McCartney contribuì a rendere il suono più pieno e ricco sostituendo in studio di registrazione il fidato Höfner – che avrebbe continuato a utilizzare nelle esibizioni dal vivo – con un basso Rickenbacker appositamente costruito per mancini.
Per “Rubber Soul” furono utilizzate tecniche di registrazione innovative, poi evolutesi nelle moderne forme di missaggio elettronico e digitale.
L’album fu registrato nell’autunno del 1965 in sole quattro settimane, al termine di un tour negli Stati Uniti apertosi il 15 agosto di quell’anno con la storica esibizione allo Shea Stadium di New York. A soli quattro mesi dall’uscita di “Help!” fu pubblicato nel Regno Unito, in tempo per le festività natalizie, il 3 dicembre, contemporaneamente al singolo “We Can Work It Out / Day Tripper“, facendo ottenere così al gruppo, per il terzo anno consecutivo, il primo posto nella classifica delle vendite natalizie di dischi sia a 33 che a 45 giri.
Il fenomeno della beatlemania nel 1965 stava già iniziando a mostrare la corda e i Beatles erano davanti al bivio se continuare con canzoni dai contenuti adolescenziali (ma con il rischio di essere surclassati entro poco tempo) o evolvere verso sonorità più mature, tralasciando i contenuti precedenti. L’operazione era stata tentata talvolta senza successo da molti altri complessi prima e dopo di loro, ma i Beatles con “Rubber Soul“, grazie ad una serie di splendide canzoni, riuscirono egregiamente nell’intento. L’album, infatti, è spesso indicato dai critici musicali come l’opera nella quale le tipiche sonorità beat frizzanti dei primi Beatles cominciarono ad evolversi nel rock eclettico della loro maturità; sono inoltre evidenti influenze musicali folk rock dovute ad artisti contemporanei, quali Bob Dylan e i Byrds.
La foto di copertina è tratta da uno scatto effettuato nel giardino di Kenwood da Robert Freeman, il fotografo che aveva già lavorato per le illustrazioni di quasi tutti gli album precedenti del gruppo. L’idea dell’immagine distorta nacque per caso, quando Freeman cominciò a proiettare delle diapositive su un cartone bianco del formato di una copertina di long playing per studiare l’immagine giusta da scegliere. Il cartone si inclinò leggermente all’indietro e l’effetto “stirato” piacque tanto che si decise di stampare l’immagine nonostante l’evidente distorsione. Quasi a simulare l’effetto di un acid trip, la copertina offriva in definitiva un primo assaggio dell'”anima di gomma” che si celava dietro il gruppo, per sottolineare ulteriormente l’inizio della transizione verso quelle sonorità rock psichedeliche che sarebbe stata portata a compimento nei successivi album “Revolver” e “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band“, e per dare l’idea che i quattro musicisti producessero musica trovandosi in un’altra dimensione.
Sull’origine del titolo dell’LP (“anima di gomma”), esistono più versioni. Secondo alcune fonti, la frase “plastic soul” (da cui germogliò il nome del disco) era il commento di un cantante americano sui Rolling Stones riportato da Bob Freeman, l’artista che realizzò la fotografia stirata della copertina. La testimonianza di Paul McCartney è leggermente diversa: un suo amico americano, parlando di Mick Jagger, giudicò che il cantante britannico aveva un'”anima di plastica”. I nastri documentano l’espressione di Paul ripetuta in sala di registrazione durante le prove di “I’m Down“.
Il disco, come molti altri album del primo periodo dei Beatles, fu pubblicato in due diverse versioni in Europa e negli Stati Uniti. La versione statunitense, uscita sotto etichetta Capitol, conteneva 12 brani anziché 14; due di questi (“I’ve Just Seen” a “Face e It’s Only Love“) provenivano dalla seconda facciata del precedente “Help!“, i quattro brani mancanti (“Drive My Car“, “Nowhere Man“, “What Goes On” e “If I Needed Someone“) vennero successivamente inclusi nella raccolta “Yesterday and Today“, anch’essa destinata esclusivamente al mercato americano.

Tracce

Versione europea
Lato A
1 Drive My Car (Lennon-McCartney) – 2:30
2 Norwegian Wood (This Bird Has Flown) (Lennon-McCartney) – 2:05
3 You Won’t See Me (Lennon-McCartney) – 3:22
4 Nowhere Man (Lennon-McCartney) – 2:44
5 Think for Yourself (Harrison) – 2:19
6 The Word (Lennon-McCartney) – 2:43
7 Michelle (Lennon-McCartney) – 2:42

Lato B
1 What Goes On (Lennon-McCartney-Starkey) – 2:50
2 Girl (Lennon-McCartney) – 2:33
3 I’m Looking Through You (Lennon-McCartney) – 2:27
4 In My Life (Lennon-McCartney) – 2:27
5 Wait (Lennon-McCartney) – 2:16
6 If I Needed Someone (Harrison) – 2:23
7 Run for Your Life (Lennon-McCartney) – 2:18

Versione americana
Lato A
1 I’ve Just Seen a Face
2 Norwegian Wood (This Bird Has Flown)
3 You Won’t See Me
4 Think for Yourself
5 The Word
6 Michelle

Lato B
1 It’s Only Love
2 Girl
3 I’m Looking Through You
4 In My Life
5 Wait
6 Run for Your Life

Formazione

John Lennon – voce, chitarra ritmica, chitarra acustica, cori; pianoforte elettrico su Think for Yourself
Paul McCartney – voce, basso elettrico, chitarra elettrica, chitarra acustica, pianoforte, cori
George Harrison – chitarra solista, chitarra ritmica, chitarra acustica, basso elettrico, cori; voce principale su Think for Yourself e If I Needed Someone; sitar su Norwegian Wood (This Bird Has Flown)
Ringo Starr – batteria, percussioni; voce su What Goes On; organo Hammond su I’m Looking Through You

Altri musicisti

Mal Evans – organo Hammond su You Won’t See Me
George Martin – pianoforte su In My Life, harmonium su The Word

Esce “Show No Mercy

3 dicembre 1983: “Show No Mercy” è il primo album in studio del gruppo statunitense Slayer, pubblicato dalla Metal Blade Records. Il disco ha una riconosciuta importanza storica per avere segnato, insieme a “Kill ‘Em All” dei Metallica, il debutto della scena thrash metal americana. L’album, sebbene sia categorizzato in questo genere, è fortemente ancorato al sound dei Judas Priest e dei gruppi della NWOBHM, in particolare Iron Maiden e Venom. Il cantante e bassista del gruppo, Tom Araya, disse in un’intervista che lo stile musicale dei Venom influenzò molto il lavoro di questo disco e citò anche i Mercyful Fate come influenza per il lavoro svolto in “Show No Mercy“.
La produzione dell’album è ancora musicalmente sporca e immatura, il tutto è giustificato dalla data di produzione del disco e dai pochi mezzi economici a disposizione, ma nonostante questo, “Show No Mercy” presenta alcune tracce divenute in seguito classici del gruppo e di tutto il thrash metal.
Il disco alterna pezzi veloci ed ossessivi di matrice thrash a quelli con una forte componente heavy metal. Una menzione speciale va anche fatta per “The Final Command“, primo brano del gruppo dove vengono trattati argomenti relativi alla seconda guerra mondiale. Il titolo di lavorazione di questo brano era “Blitzkrieg“, chiaro riferimento all’omonima tattica bellica che attuarono i soldati nazisti nella prima fase della guerra.

Tracce

1 Evil Has No Boundaries – 3:09
2 The Antichrist – 2:49
3 Die by the Sword – 3:36
4 Fight Till Death – 3:37
5 Metal Storm/Face the Slayer – 4:53
5 Black Magic – 4:03
7 Tormentor – 3:45
8 The Final Command – 2:32
9 Crionics – 3:29
10 Show No Mercy

Formazione

Tom Araya – voce, basso
Jeff Hanneman – chitarra
Kerry King – chitarra
Dave Lombardo – batteria

Nasce Erik Grönwall

(Knivsta, Svezia, 3 dicembre 1987)

Compie gli anni Erik Magnus Grönwall, cantante svedese della rock band di successo H.E.A.T.. Nel dicembre 2009, ha vinto il concorso televisivo svedese Idol. Durante molti degli spettacoli ha ricevuto una standing ovation dalla giuria per le sue esibizioni. Il suo primo singolo, “Higher“, ha venduto oro sui download digitali dopo soli tre giorni. Il suo primo album omonimo “Erik Grönwall“, è uscito a soli dieci giorni dalla finale e ha debuttato al primo posto nelle classifiche svedesi Sverigetopplistan ed è stato certificato disco di platino. Complessivamente come artista solista e membro della band, ha numerosi primi 40 successi.

Related posts

Lascia un commento

Il commento è in attesa di approvazione

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.