L’almanacco di Rock by Wild – 7 gennaio
3 Ricorrenze per il 7 gennaio
Esce “Paranoid“
7 gennaio 1971: “Paranoid” è il secondo album in studio del gruppo heavy metal britannico Black Sabbath, pubblicato per la prima volta nel Regno Unito il 18 settembre del 1970, per l’etichetta discografica Vertigo, e in seguito negli Stati Uniti il 7 gennaio del 1971, sotto l’etichetta Warner Bros.
Si stima che l’album abbia venduto oltre 10 000 000 di copie in tutto il mondo.
Registrato, in soli cinque giorni, negli stessi studi in cui fu registrato anche il primo album, inizialmente doveva essere pubblicato con il titolo di “War Pigs” (l’omonima canzone si chiamava “Walpurgis” e aveva un testo diverso), a causa dell’impatto della guerra del Vietnam, poi il titolo fu cambiato in “Paranoid“, anche se sulla copertina rimane la rappresentazione di un war pig (tradotto letteralmente: porco della guerra).
Con “Paranoid” i Black Sabbath mostrano di sapere andare oltre l’immagine “oscura” del loro primo album, proponendo dei brani con temi più attuali come “War Pigs“, che ha un testo pacifista, o “Iron Man“, con un testo fantascientifico. L’album riscosse un notevole successo commerciale (rappresenta tuttora il maggior successo del gruppo), certificato con dodici dischi di platino (uno in Canada, quattro negli Stati Uniti e sette in Gran Bretagna) e tre d’oro, e contribuì alla nascita degli stilemi dell’heavy metal.
Tutti i brani dell’album hanno riscosso un grande successo (eccetto “Rat Salad“, una jam session con un assolo di batteria di Bill Ward), in particolare “War Pigs“, “Paranoid” (questo brano, molto popolare negli anni ’70, ha lasciato un evidente segno nella storia della musica rock in generale ed è stato nel tempo oggetto di numerose cover da parte di svariati artisti, tra cui gli Iron Maiden, i Pantera e i Megadeth), “Planet Caravan” (questo brano sarà reinterpretato dai Pantera che lo pubblicheranno anche come singolo), “Iron Man” e “Fairies Wear Boots“.
Nei decenni successivi alla sua pubblicazione iniziale, “Paranoid” è stato considerato da molti come il miglior album dei Black Sabbath e secondo alcuni è il migliore album heavy metal di tutti i tempi.
Tracce
1 War Pigs – 7:58
2 Paranoid – 2:52
3 Planet Caravan – 4:35
4 Iron Man – 5:58
5 Electric Funeral – 4:52
6 Hand of Doom – 7:09
7 Rat Salad – 2:30
8 Fairies Wear Boots – 6:14
Formazione
Ozzy Osbourne – voce
Tony Iommi – chitarra
Geezer Butler – basso
Bill Ward – batteria
Phil Kennemore ci lasciava
(California, USA, 20 ottobre 1953 – Stanford, California, USA, 7 gennaio 2011)
Si ricorda oggi la morte di Phil Kennemore, bassista dei Y&T, (che nel 2014 sono stati a Roma con un bellissimo concerto raccontato da Rock by Wild), dal primo album intitolato “Yesterday & Today” del 1976 fino all’ultimo “Facemelter” del 2010 prima della sua morte, avvenuta all’età di 57 anni, dopo una breve battaglia col cancro ai polmoni. Cosa importante da ricordare anche il forte contributo di Phil nel comporre la maggior parte di melodie nelle superbe canzoni della band.
Neil Peart ci lasciava
(Hamilton, Ontario, Canada, 12 settembre 1952 – Santa Monica, California, USA, 7 gennaio 2020)
Oggi si ricorda la morte di Neil Ellwood Peart, meglio noto come Nei Peart, batterista, paroliere e scrittore canadese.
Peart è il batterista e autore dei testi del gruppo di hard rock/rock progressivo Rush.
Nel 1994, in onore del suo idolo Buddy Rich, Peart ha curato la realizzazione e suonato in alcune tracce dell’album “Burning for Buddy: A Tribute to the Music of Buddy Rich“, in cui diversi batteristi reinterpretano dei brani di Buddy accompagnati dalla Buddy Rich Orchestra. Così fece anche per il seguito “Burning for Buddy: A Tribute to the Music of Buddy Rich, Vol. 2“; in questi progetti ha svolto anche il ruolo di produttore discografico.
Assieme ai suoi compagni nei Rush: Geddy Lee e Alex Lifeson, Peart è stato nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada, il 9 maggio 1996. Il trio è stato il primo gruppo rock a ricevere tale onorificenza.
L’unica figlia di Peart, Selena Peart Taylor, rimase uccisa in un incidente stradale nel 1997, e la sua compagna, Jaqueline Taylor, morì di cancro nel 1998. In seguito, il fotografo storico dei Rush, Andrew MacNaughtan, gli presentò la fotografa Carrie Nuttall, con la quale si è sposato nel 2000. Il 12 agosto 2009 la coppia ha dato alla luce la figlia Olivia Louise.
Peart è inoltre l’autore di vari libri di viaggio, alcuni dei quali auto-prodotti: The Masked Rider, che documenta un viaggio in bicicletta attraverso il Camerun, fatto alla fine del 1988, Ghost Rider: Travels on the Healing Road, che è il resoconto dei suoi viaggi in motocicletta attraverso Canada, Stati Uniti, e Messico, successivamente alla scomparsa di moglie e figlia.
Neil Peart è considerato dal pubblico, dai critici e da altri musicisti, uno dei più grandi batteristi rock di tutti i tempi. Egli è inoltre stimato come uno dei migliori esecutori di assoli di batteria in concerto. All’interno degli assoli molto intricati di Peart vi sono spesso tempi dispari, complessi arrangiamenti, (talvolta pattern totalmente separati di braccia e gambe), e grande utilizzo di percussioni etniche campionate su pad elettronici. Al di fuori dei Rush, Neil ha pubblicato vari DVD, tra i quali “Anatomy of a Drum Solo“, dove spiega come costruire un assolo. Le sue influenze vanno da Keith Moon dei The Who al batterista jazz Buddy Rich, passando per John Bonham dei Led Zeppelin.
Continuamente modificato, oggi il kit di Peart offre una grande varietà sonora, (per la sua grandezza, ma anche grazie alle percussioni elettroniche presenti). Negli anni novanta ha reinventato il suo stile (aggiungendo tocchi di jazz e swing) con l’aiuto del drum coach e amico Freddie Gruber. Fra i cambiamenti apportati da Gruber vi sono, ad esempio, il passaggio dalla “matched grip” alla “traditional grip”, (notare inoltre che Peart suona da sempre con la parte anteriore delle bacchette, ovvero, con le bacchette girate). Tuttavia, in seguito, Neil tornò ad utilizzare la matched, (anche se in qualche occasione lo si può ancora vedere con la traditional).
Peart, sin dalla sua entrata nel gruppo, è l’autore della grande maggioranza dei testi dei Rush. In essi abbondano i riferimenti letterari. Tra i suoi testi più commentati troviamo degli omaggi al romanzo La vita è nostra di Ayn Rand; nel brano “Anthem“, che compare sull’album “Fly by Night“, del 1975, e nella suite “2112“, del 1976, che ne è una esplicita derivazione. Nei primi anni del gruppo gli scritti di Neil si focalizzavano principalmente sulla fantascienza. Dagli anni ottanta in poi si è aperto anche ad argomenti sociali e umanitari. I suoi testi continuano tuttora a dividere pubblico ed esperti del settore: ad esempio, è stato eletto da Blender il secondo peggior paroliere di sempre. Neil Peart muore il 7 gennaio 2020 a causa di un cancro al cervello contro cui lottava da 3 anni e mezzo. La notizia è stata resa nota al mondo solo il 10 gennaio 2020 per volere della famiglia.