Le ricorrenze, le notizie, il Rock suddiviso per anni: l'Almanacco di Rock by WildSuccedeva oggi 

L’ almanacco di Rock by Wild – 7 luglio

8 Ricorrenze per il 7 luglio

Nasce Ringo Starr

(Liverpool, 7 luglio 1940)

Oggi è il compleanno di Ringo Starr, pseudonimo di Richard Parkin Starkey, che dal 1962 al 1970 è stato il batterista, e talvolta cantante principale o corista, dei Beatles, per i quali ha anche composto due canzoni, “Don’t Pass Me By” e “Octopus’s Garden“. Dopo lo scioglimento del gruppo ha intrapreso una carriera individuale sia come musicista che come attore cinematografico. È anche un appassionato di pittura: dipinge e sovvenziona molti premi nazionali inglesi di pittura. Esordì nel 1957 con l’Eddie Clayton Skiffle Group, un gruppo formato da cinque ragazzi che lavoravano nella stessa ditta. Successivamente, nel marzo 1959, si unì al Darktown Skiffle Group e infine fu reclutato dagli Al Caldwell’s Texans, che sarebbero in seguito diventati Rory Storm and the Hurricanes. Fu proprio Rory Storm che lo convinse ad adottare il soprannome di Ringo Starr. Gli Hurricanes divennero all’inizio degli anni sessanta il gruppo più popolare di Liverpool e musicalmente Ringo ebbe modo di incrociare i Beatles in diverse occasioni. Una delle prime ebbe luogo nel 1960 ad Amburgo, dove i due gruppi si alternarono sul palco del Kaiserkeller.
La svolta artistica per Ringo Starr avvenne nell’agosto del 1962. I Beatles erano reduci dal provino del 6 giugno a Abbey Road, nel quale il produttore George Martin aveva obiettato sulle qualità del batterista Pete Best. Così per il manager Brian Epstein si rese necessario trovare un sostituto, che venne individuato in Ringo Starr. Il batterista, in quel periodo impegnato con Rory Storm al campo di Pwllheli, venne contattato da John Lennon e Paul McCartney, e fu convinto ad entrare nei Beatles. Come fu presto chiaro, lo stile e la personalità di Ringo si adattarono in breve tempo al nuovo gruppo e lo resero più coeso. Tuttavia l’esordio in studio fu deludente: ascoltando la registrazione del 4 settembre 1962, George Martin considerò la prova di Ringo Starr poco soddisfacente e perciò per la sessione in studio della settimana successiva provvide a sostituirlo con il session man Andy White, che suonò la batteria in “Love Me Do” e in “P.S. I Love You“.
Ringo si adattò a suonare il tamburello come rinforzo al rullante in “Love Me Do“, mentre in “P.S. I Love You” era alle maracas. Nonostante l’iniziale passo falso, Starr si amalgamò sempre più con gli altri tre componenti del gruppo e assieme a loro attraversò tutti gli anni sessanta, coprotagonista dello straordinario percorso musicale e artistico della formazione. Si legò sentimentalmente a Maureen Cox, una sua perseverante ammiratrice della prima ora, che sposò l’11 febbraio 1965 e da cui ebbe tre figli. Sul fronte discografico, Ringo ha esordito come solista poco prima della separazione dei Beatles con l’album “Sentimental Journey” (1970), una collezione di rifacimenti di vecchi brani portati al successo tra gli anni trenta e gli anni cinquanta da vari artisti, (fra cui Doris Day, Fred Astaire e Louis Armstrong). L’album fu accolto tiepidamente dai fans e fu sonoramente stroncato dai critici che lo definirono inutile, caramelloso, noioso. Nel giugno del 2007, tramite il suo sito ufficiale, Ringo ha annunciato il suo ritorno alla EMI, sua casa discografica dal 1962 al 1975. Primo segno tangibile di questa rinnovata intesa è stata la pubblicazione (il 28 agosto 2007) della raccolta “Photograph: The Very Best of Ringo” che, un po’ a sorpresa, ha riportato il suo nome nei Top 30 britannici, cosa che non accadeva dal 1974 quando uscì l’album “Goodnight Vienna“. Da tempo i fan chiedevano a gran voce una compilation che coprisse la sua intera carriera solista: “Photograph: The Very Best of Ringo” soddisfa a tutti gli effetti questo bisogno, in quanto include una selezione di brani che va da “Beaucoups of Blues” del 1970 a “Fading in Fading out” del 2005. Contemporaneamente all’uscita della raccolta sono stati pubblicati su iTunes i quattro album di Ringo per la EMI: “Sentimental Journey“, “Beaucoups of Blues“, “Ringo” e “Goodnight Vienna“. Nel gennaio 2008 ha pubblicato, sempre con la EMI, l’album “Liverpool 8“. Il 31 marzo 2015 pubblica l’album “Postcard from Paradise“. Spesso considerato ultimo nella gerarchia e nella popolarità all’interno dei Beatles, Ringo Starr brillò quasi sempre di luce riflessa, assumendo negli anni un ruolo di comprimario, in contrasto con le personalità dei più illustri colleghi. Mitigò tuttavia spesso le tensioni e lo spirito competitivo che percorrevano il gruppo e ne avvelenavano il clima. Il suo stile batteristico, oggetto di critiche contrastanti, era molto preciso e confacente alle canzoni dei Beatles. È da sempre ritenuto non casuale che i due batteristi dei gruppi più famosi di quegli anni, (lui per i Beatles e Charlie Watts per i Rolling Stones), avessero un definito senso del ritmo. Gli fu sempre rimproverata una scarsa tecnica, ma è ancora oggi ricercato come turnista. In contrapposizione alla personalità di musicista, Starr vanta invece una discreta carriera cinematografica, iniziata durante la carriera con i Beatles, “Help!” e “A Hard Day’s Night“, entrambi di Richard Lester, e protrattasi durante tutti gli anni settanta. A parte quelli girati durante la parentesi beatlesiana, il primo film a cui prese parte fu Candy e il suo pazzo mondo (1968), nel quale ebbe una parte al fianco di Charles Aznavour, Marlon Brando ed Eva Aulin. Poi recitò in The Magic Christian (1969), con Peter Sellers e Raquel Welch.

Nasceva Jim Rodford

(St Albans, UK, 7 luglio 1941 – St Albans, UK, 20 gennaio 2018)

Si ricorda la nascita di Jim Rodford, musicista inglese, che suonò il basso per diversi gruppi rock britannici. E’ stato un membro fondatore degli Argent, guidati da suo cugino Rod Argent, e si esibì con loro dalla loro formazione nel 1969 fino a quando non si sciolsero nel 1976. Fu il bassista dei The Kinks dal 1978 fino al loro scioglimento nel 1996. Nel 2004 si unì agli zombies, ai quali era stato strettamente associato sin dai primi anni ’60, e ne rimase membro fino alla morte nel 2018. E’ stato anche membro dei The Swinging Blue Jeans e The Kast Off Kinks.

Nasceva Tony Mills

(7 luglio 1962 – 18 settembre 2019)

Si ricorda oggi la nascita del cantante scomparso Tony Mills. Tony era nato a Birmingham, in Inghilterra, nel 1983 entra a far parte della band Shy. Ha registrato otto album con la band AOR/glam metal, tra cui il più famoso “Excess All Areas“. Ha anche fatto tournée con gli Shy, supportando Gary Moore, Meatloaf, Twisted Sister, Bon Jovi, Magnum, Manowar, Badlands, Enuff Z Nuff, Sleez Beez, UFO e Ian Hunter/Mick Ronson con cui si è esibito sul palco a Brighton, appena prima della morte di Mick. Mills lasciò gli Shy nel 1991 quando la MCA lo prese come artista solista per registrare il suo primo album a Manchester. Successivamente, formando un’altra band, i Siam, scrisse e cantò in due album, “Prayer” e “The Language of Menace“. Dopo aver lavorato come session man negli anni ’90 con Slade, Simon Harrison, Dave Saylor e Cozy Powell, in concomitanza con il suo lavoro di registrazione e tournée con i Siam, lascia la band nel 1996 e trascorre un anno a fare da band di tributo ai Rush, YYZ. Nel 2000 si riunì con Shy per altri due album, “Unfinished Business” e “Sunset and Vine“. Al volgere del millennio, pubblicò anche due album da solista, “Cruiser” e “Freeway to the Afterlife“. Segue un tour danese con i The Sweet, come bassista e cantante, ma questo non ha funzionato, ed è tornato con gli Shy. Nel 2006 gli fu chiesto di unirsi ai TNT di Oslo, in Norvegia, per sostituire il loro cantante di lunga data Tony Harnell, che aveva deciso di lasciare la band per motivi sia personali che professionali. Nell’aprile 2019, Mills ha annunciato che gli è stato diagnosticato un cancro terminale. “Beyond the Law” è diventato il suo ultimo album. È morto il 18 settembre 2019. Aveva 57 anni.

Esce “Eat ‘Em and Smile

7 luglio 1986: “Eat ‘Em and Smile” è il primo album da solista dell’istrionico cantante David Lee Roth.
È stato distribuito anche nel mercato sudamericano sotto il nome “Sonrisa Salvaje“, in cui le tracce vocali di tutte le canzoni sono state cantate in lingua spagnola. Questo album è uscito dopo aver rilasciato “Crazy from the Heat“, un EP che ebbe un enorme successo nel 1985. La band che formò dopo aver lasciato i Van Halen, comprendeva virtuosi musicisti come il bassista Billy Sheehan, il batterista Gregg Bissonette e il chitarrista Steve Vai.
Su “Eat ‘Em and Smile“, Roth è tornato a un suono hard rock, paragonabile a quella dei primi Van Halen, sia pure con incursioni jazz e speed metal. Durante tutto l’album Steve Vai e Billy Sheehan sono spesso sincronizzati su linee di chitarra complesse insieme con le parti di basso, specialmente in tracce come “Shyboy” e “Elephant Gun“. Questo album contiene alcuni dei lavori più importanti della chitarra di Steve Vai.

Tracce

1 “Yankee Rose” – 3:47
2 “Shy Boy” – 3:23
3 “I’m Easy” – 2:03
4 “Ladies’ Nite in Buffalo?” – 4:08
5 “Goin’ Crazy!” ) – 3:21
6 “Tobacco Road” – 2:27 (The Nashville Teens cover)
7 “Elephant Gun” – 2:23
8 “Big Trouble” – 3:56
9 “Bump and Grind” – 2:42
10 “That’s Life” – 2:29

Formazione

David Lee Roth – voce
Steve Vai – chitarra
Billy Sheehan – basso, cori
Gregg Bissonette – batteria

Esce “Images and Words

7 luglio 1992: “Images and Words” è il secondo album in studio del gruppo statunitense Dream Theater, pubblicato dalla Atco Records.
Viene considerato da molti il primo esempio di progressive metal in senso compiuto, nonché uno dei dischi heavy metal più importanti per l’evoluzione del genere stesso durante gli anni ’90.”Images and Words” è stato inoltre certificato disco d’oro dalla RIAA e si posizionò alla posizione numero 61 della Billboard 200, vendendo complessivamente 2 milioni di copie nel mondo.
Rappresenta uno dei dischi più amati dagli appassionati del gruppo, considerato come uno dei loro momenti di massima ispirazione. È anche il primo album con il cantante James LaBrie, il quale ha sostituito Charlie Dominici.
Nel libretto dell’album sono indicati, come d’abitudine, gli autori di ogni singolo brano, ma le parole “music” e “lyrics” sono sostituite rispettivamente da “images” e “words”. La musica di tutti i brani è attribuita all’intero gruppo, dato che i Dream Theater hanno sempre composto i loro brani tramite jam e improvvisazione, oppure partendo da materiale scritto dai singoli componenti e poi unito in un unico brano. L’unica eccezione riguarda “Wait for Sleep“, la cui parte strumentale venne interamente curata dal tastierista Kevin Moore. I testi di ogni brano invece sono attribuiti a singoli componenti, ad eccezione di “Take the Time“, composta da tutti i componenti del gruppo.
Da questo disco sono stati realizzati i videoclip di “Pull Me Under“, “Take the Time” e “Another Day“, visibili nella VHS “Images and Words: Live in Tokyo“. Solo “Another Day” non ha subito modifiche nel passaggio televisivo, mentre gli altri due brani sono stati editati a causa della loro considerevole lunghezza. Nonostante “Another Day” fosse ritenuto il brano più adatto per ricavarne un video ad alta rotazione, non destinato esclusivamente agli amanti del metal, MTV ha prestato particolare attenzione a quello realizzato per “Pull Me Under“, il quale ha ricevuto un discreto numero di passaggi televisivi.
Durante l’estate del 2007 i Dream Theater eseguirono in alcuni concerti l’intero album, in occasione dei 15 anni dalla sua pubblicazione. I brani sono stati eseguiti esattamente come le versioni originali, ad esclusione di “Surrounded“, lievemente riarrangiata e con l’aggiunta di una coda in cui sono state citate “Sugar Mice” dei Marillion e “Mother” dei Pink Floyd. La prima di queste riproposizioni dal vivo avvenne il 3 giugno 2007, in occasione della loro prima partecipazione al Gods of Metal.
Surrounded” è stata dedicata, durante l'”Images and Words Tour“, ad Arthur Ashe, leggenda del tennis morto di AIDS.

Tracce

1 Pull Me Under – 8:11
2 Another Day – 4:22
3 Take the Time – 8:21
4 Surrounded – 5:28
5 Metropolis–Part I: “The Miracle and the Sleeper” – 9:30
6 Under a Glass Moon – 7:02
7 Wait for Sleep – 2:31
8 Learning to Live – 11:30

Formazione

James LaBrie – voce
John Petrucci – chitarra
John Myung – basso
Kevin Moore – tastiera
Mike Portnoy – batteria, percussioni

Altri musicisti

Jay Beckenstein – sassofono soprano (traccia 2)

Esce “Permission to Land

7 luglio 2003: “Permission to Land” è il primo album in studio de The Darkness, pubblicato in UK il 7 luglio 2003 dalla Atlantic Records e il 5 agosto negli USA.
L’album ha avuto un successo enorme, raggiungendo in breve tempo la vetta della UK Albums Chart. Le vendite furono trainate principalmente da singoli come “I Believe in a Thing Called Love“, che arrivò al secondo posto della UK Singles Chart, e “Love Is Only a Feeling“, fermatosi invece al quinto posto. In alcune edizioni speciali dell’album compare come traccia bonus “Christmas Time (Don’t Let the Bells End)“.
Grazie a questo album, la band si aggiudicò tre Brit Awards nel 2004: Miglior gruppo, Miglior gruppo rock e Miglior album.

Tracce

1 Black Shuck – 3:20
2 Get Your Hands off My Woman – 2:46
3 Growing on Me – 3:29
4 I Believe in a Thing Called Love – 3:36
5 Love Is Only a Feeling – 4:19
6 Givin’ Up – 3:34
7 Stuck in a Rut – 3:17
8 Friday Night – 2:56
9 Love on the Rocks with No Ice – 5:56
10 Holding My Own – 4:56
11 Christmas Time (Don’t Let the Bells End) – 4:02 – traccia bonus

Formazione

Justin Hawkins – voce, chitarra, synth e pianoforte
Daniel Hawkins – chitarra
Frankie Poullain – basso
Ed Graham – batteria

Syd Barrett ci lasciava

(Cambridge, 6 gennaio 1946 – Cambridge, 7 luglio 2006)

Si ricorda oggi la morte di Roger Keith “Syd” Barrett, il compianto cantautore, chitarrista, compositore e pittore britannico, fondatore e leader dei Pink Floyd dal 1965 al 1968, quando lasciò il gruppo. Prima di ritirarsi a vita privata incise due album da solista, “The Madcap Laughs” e “Barrett“, pubblicati nel 1970. La sua vicenda influenzò parte della successiva produzione del gruppo, in particolare album come “The Dark Side of the Moon“, “Wish You Were Here” e “The Wall“. L’innovativo stile chitarristico di Barrett e la sua propensione all’esplorazione di nuove tecniche sperimentali, come l’utilizzo di dissonanze, distorsione e feedback, ebbero un enorme impatto su molti musicisti, da David Bowie a Brian Eno a Jimmy Page. Dopo il suo ritiro dalle scene, Barrett condusse una vita appartata dipingendo e dedicandosi al giardinaggio, disinteressandosi del tutto della popolarità e facendo perdere le proprie tracce alimentando così, senza volerlo, ancora di più la sua leggenda. Su di lui sono state scritte numerose biografie sin dagli anni ’80 e i Pink Floyd composero e registrarono diversi tributi musicali a lui dedicati dopo la sua uscita dalla band. Negli ultimi anni, l’ex leader dei Pink Floyd si faceva chiamare semplicemente Roger e continuò a vivere a Cambridge, ormai solo, in seguito alla morte della madre, isolato da tutto ciò che in qualche maniera poteva ricordargli il passato. I suoi vecchi compagni ormai non lo contattavano più. Syd Barrett morì a Cambridge il 7 luglio 2006, all’età di 60 anni, per un tumore al pancreas, non per complicanze dovute al diabete come alcuni sostengono. La notizia fu resa pubblica il 10 luglio. Il giorno seguente, Roger Waters, durante il concerto tenutosi a Lucca, dedicò all’amico scomparso “Wish You Were Here“, facendo apparire immagini dei primi Pink Floyd su un maxischermo dietro al palco.

Ci lasciava Bret Hoffmann

(North Tonawanda, New York, Usa, 8 febbraio 1967 – Usa, 7 luglio 2018)

Si ricorda la morte Bret Hoffmann, cantante death metal americano. E’ stato un ex membro dei Malevolent Creation e Down the Drain. Hoffmann ha partecipato ai primi tre album dei Malevolent Creation fino a quando ha lasciato la band dopo l’album “Stillborn” del 1993. Poi è tornato e ha registrato gli album “The Fine Art of Murder” e “Envenomed” prima di lasciare di nuovo ed essere sostituito da Kyle Symons. Nel 2005, è ritornato e ha sostituito Symons. Nel 2006 è tornato in tour con i Malevolent Creation e appare nel decimo album “Doomsday X” , l’11° album “Invidious Dominion” e nel 12° album “Dead Man’s Path“. Il 7 luglio 2018, Hoffmann morì di cancro al colon all’età di 51 anni.

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