Le ricorrenze, le notizie, il Rock suddiviso per anni: l'Almanacco di Rock by WildSuccedeva oggi 

L’almanacco di Rock by Wild – 8 marzo

7 Ricorrenze per il 8 marzo

Nasceva Mel Galley

(Cannock, UK, 8 marzo 1948 – Heath Hayes and Wimblebury, UK, 1 luglio 2008)

Si ricorda oggi il compleanno di Mel Galley, chitarrista inglese che vanta partecipazioni con band hard rock quali Whitesnake, Trapeze, Finders Keepers e Phenomena. Il 7 febbraio 2008 Galley rivelò di essere malato di un cancro all’esofago che gli aveva lasciato solo pochi mesi di vita rilasciando un addio pubblico sul suo sito:
[blackquote]Sono stato molto fortunato. Ho visto molte grandi band, ed ho suonato con molti grandiosi musicisti. Ed ho trascorso molte formidabili esperienze. Sono felice di poter dare un appropriato addio a tutti gli amici che ho avuto, che adesso mi stanno circondando.[/blockquote]

Nasceva Clive Burr

(Londra, UK, 8 marzo 1957 – Londra, UK, 12 marzo 2013)

Si ricorda oggi il compleanno anche di Clive Burr, il quarto batterista (il primo ufficiale) della band heavy metal Iron Maiden, negli anni del loro esordio internazionale. Prima di entrare a far parte degli Iron Maiden ha suonato per un breve periodo anche nei Samson. Entrò a far parte dei Maiden nel 1979 e suonò nei primi tre album in studio: “Iron Maiden“, “Killers” e “The Number of the Beast“; di quest’ultimo album co-scrisse due brani, “Gangland” e “Total Eclipse“. Durante il tour The Beast on the Road che ne seguì, ricevette la notizia da parte della sua famiglia che suo padre era morto d’infarto a soli 56 anni. Gli fu chiesto insistentemente di tornare e di stare insieme alla sua famiglia e così fece. Venne così temporaneamente sostituito dall’amico Nicko McBrain. Al ritorno dal funerale, raggiunse gli Iron Maiden, ma ci fu una riunione in cui gli dissero che era ora di prendersi una pausa e così Nicko McBrain divenne il suo sostituto a tempo pieno. Clive non voleva andare via dal gruppo: non ci furono problemi di droga o alcool, ma capì che qualcosa si era incrinato nei rapporti con gli altri membri. La verità sulla sua dipartita dal gruppo è emersa nel mese di febbraio del 2011 in una sua intervista. Dopo essere uscito dagli Iron Maiden, suonò per un periodo con la band francese Trust, sostituendo Nicko McBrain, e fece parte anche del supergruppo Gogmagog insieme a Paul Di’Anno e Janick Gers. Formò anche una band propria, chiamata Clive Burr’s Escape, (successivamente rinominata in Stratus), che si sciolse dopo la realizzazione di un solo album. Si unì a Dee Snider dei Twisted Sister, dopo lo scioglimento degli Stratos, nel progetto che prese il nome di Desperado, band con la quale realizzò un disco. Suonò anche negli anni novanta con le band britanniche Elixir e Praying Mantis, pur non entrando a farne parte in pianta stabile. Burr era affetto da sclerosi multipla, malattia che gli fu diagnosticata nel 1994. L’assistenza medica di cui aveva bisogno era molto dispendiosa, per questo gli Iron Maiden hanno eseguito dei concerti di beneficenza e partecipato alla nascita della fondazione Clive Burr MS Trust Fund, per riuscire a dare una mano all’amico dal punto di vista finanziario. Inoltre, per molti anni, le tribute band dei Maiden hanno eseguito concerti di beneficenza, chiamati Clive Aid, concerti ai quali gli stessi Iron Maiden partecipavano e che lo stesso Clive Burr seguiva. Burr morì la notte del 12 marzo 2013, pochi giorni dopo il suo 56º compleanno. A darne notizia sono stati gli stessi Iron Maiden tramite il loro sito ufficiale.

Esce “Love it to Death

8 marzo 1971: “Love it to Death” è il terzo album di Alice Cooper, prodotto da Bob Ezrin e Jack Richardson e pubblicato dalla Straight Records. Questo album abbandona le sonorità psichedeliche dei precedenti “Pretties for You” e “Easy Action“, usciti sotto l’egida zappiana, rispettivamente nel 1969 e nel 1970 e passati inosservati, per dedicarsi all’hard rock che contraddistinguerà in seguito lo stile del cantautore statunitense, ma anche al glam-decadente come nel brano “Ballad of Dwight Fry“, ripreso nel 2012 nel film Dark Shadows dove sarà lo stesso Alice Cooper a interpretarlo in un cameo. Il successo di “Love It to Death” viene trainato dal singolo “I’m Eighteen“, che diverrà una delle hit di maggior successo di Alice Cooper. Altri brani celebri dell’album sono “Is It My Body” e la lunga “Black Juju“. Nel 2003, la rivista Rolling Stone ha inserito l’album alla posizione 460 nella lista dei 500 migliori album.

Tracce

1 Caught in a Dream – 3:10
2 I’m Eighteen – 3:00
3 Long Way to Go – 3:04
4 Black Juju – 9:09
5 Is It My Body – 2:39
6 Hallowed Be My Name – 2:29
7 Second Coming – 3:04
8 Ballad of Dwight Fry – 6:33
9 Sun Arise – 3:50

Formazione

Alice Cooper – voce, Armonica a bocca
Glen Buxton – Chitarra
Michael Bruce – Chitarra, pianoforte, organo
Dennis Dunaway – Basso
Neal Smith – batteria
Bob Ezrin – Tastiere in Caught in a Dream, Long Way to Go, Hallowed Be My Name, Second Coming e Ballad of Dwight Fry

Nasce Anna Maria van Giersbergen

(Sint-Michielsgestel, Paesi Bassi, 8 marzo 1973)

Si ricorda il compleanno di Anneke van Giersbergen, cantante olandese, nota per la sua militanza nei The Gathering tra il 1994 e il 2007.
Iniziò a cantare giovanissima nel coro della sua scuola, con cui fece una tournée in Francia quando aveva dodici anni. In seguito prese lezioni di canto ed entrò nella sua prima band. Cantò in diversi gruppi prima di entrare a far parte del duo Bad Breath che suonava un misto di blues, jazz, folk e funk. Nel 1994 vinse l’audizione come cantante dei Gathering, che stavano cercando una nuova voce dopo i frequenti cambiamenti di cantanti negli ultimi due anni. Il suo primo album con la band fu “Mandylion“, uscito nel 1995. Oltre ai lavori con i Gathering ha al suo attivo collaborazioni con altri gruppi quali Lawn, con cui ha inciso la canzone “Fix, The Farmer Boys” e Ayreon. Nel 2006 ha collaborato con John Wetton e Geoff Downes nel loro album “Icon II – Rubicon“. Nel 2007 ha lasciato i The Gathering per fondare una nuova band chiamata Agua de Annique, con cui fa un mix di pop e rock intimistico.

Ron McKernan ci lasciava

(San Bruno, California, USA , 8 settembre 1945 – Corte Madera, California, USA, 8 marzo 1973)

Oggi si ricorda la morte di Ronald Charles McKernan, cantante e musicista americano e uno dei membri fondatori della band di San Francisco, Grateful Dead. Si è esibito con loro sin dagli inizi, dal 1965 fino al 1972.
McKernan è cresciuto con una forte influenza di musica afro-americana, in particolare il blues. Gli piaceva ascoltare la collezione di dischi del padre, e imparò a suonare l’armonica e pianoforte. Incontra il chitarrista Jerry Garcia, con il quale suona in vari gruppi folk e jug, per poi fondare i Grateful Dead. Era il frontman originale della band, suonando armonica e organo elettrico, ma Garcia e il bassista Phil Lesh portarono la band a un suono sempre più rock psichedelico. McKernan faticò a tenere il passo con il cambiamento di direzione, facendosi sostituire così dal tastierista Tom Constanten, con il contributo di McKernan limitato a voce, armonica e percussioni.
McKernan amava bere whisky e vino, e nel 1971 cominciò ad accusare danni al fegato, gli fu quindi consigliato dai medici di cessare di bere. Nonostante non fosse in perfetta salute ha continuato ad esibirsi dal vivo con i Grateful Dead il più spesso possibile, ma è stato costretto a ritirarsi dal tour a metà del 1972. E ‘stato trovato morto per una emorragia gastrointestinale il 8 marzo 1973.

Esce “Queen II

8 marzo 1974: “Queen II” è il secondo album in studio del gruppo rock britannico Queen, pubblicato l’8 marzo 1974 in Inghilterra e il 9 aprile in America. L’album è stato inciso a Londra nei Trident Studios nell’agosto del 1973 ed è stato pubblicato in ritardo rispetto alle previsioni, data la crisi del petrolio. Invece dell’indicazione canonica Lato A e Lato B, i lati dell’album sono stati indicati con la dicitura Lato Bianco e Lato Nero. Il primo lato dell’album è formato da canzoni composte dal chitarrista Brian May (come “Father to Son” o “White Queen“), mentre il secondo contiene canzoni composte da Freddie Mercury, tra le quali spiccano la ballata “Nevermore“, “The March Of The Black Queen” o “Seven Seas of Rhye“, primo brano dei Queen ad entrare nella top ten nazionale. I due lati sono intervallati da un brano di Roger Taylor, “The Loser In The End“. La distinzione fra Lato Nero e Lato Bianco è dovuta ai differenti caratteri dei compositori. Il bianco e nero stanno a significare come viene vista la figura della regina dai due musicisti. Freddie Mercury, ad esempio, nel brano “The March of the Black Queen” la immagina vestita di nero, che avanza portando scompiglio e paura. Brian May invece, dotato di un carattere più tranquillo di Mercury, la descrive come una dolce regina bianca nel brano “White Queen“. Una volta fatta questa distinzione è possibile capire il vero significato dell’album, ovvero una feroce riproduzione musicale della fragilità di Brian May e della sontuosità di Freddie Mercury, ma soprattutto l’eterno duello tra le forze del bene e quelle del male. Le due facciate sono indicate con due corrispondenti foto della band vestita interamente di bianco o di nero. Le fotografie usate per questo album sono probabilmente tra le più celebri, tra quelle che ritraggono la band, ed infatti i Queen le hanno usate spesso per tutta la loro carriera, soprattutto nel videoclip di “Bohemian Rhapsody“. L’album è stato ripubblicato prima nel 1991 negli USA dall’ Hollywood Records con l’aggiunta di tre bonus tracks, in seguito nel 1994 dalla Parlophone Records, (senza alcuna traccia bonus), ed infine nel 2011 rimasterizzato in formato digitale dalla Island/Universal e distribuito in due edizioni:
– standard edition, contenente l’album originale
– deluxe edition 2 CD, contenente l’album originale ed un EP bonus

Tracce

White side
Testi e musiche di Brian May, eccetto The Loser in the End (composta da Roger Taylor).

1 Procession – 1:12
2 Father to Son – 6:14
3 White Queen (As It Began) – 4:36
4 Some Day One Day – 4:23
5 The Loser in the End – 4:01

Black side
Testi e musiche di Freddie Mercury.

1 Ogre Battle – 4:08
2 The Fairy Feller’s Master-Stroke – 2:41
3 Nevermore – 1:27
4 The March of the Black Queen – 6:33
5 Funny How Love Is – 2:47
6 Seven Seas of Rhye – 2:50

Formazione

Freddie Mercury – voce, pianoforte, clavicembalo
Brian May – chitarre elettriche ed acustiche, cori; voce in Some Day One Day; campane in The March of the Black Queen; pianoforte e organo in Father to Son
John Deacon – basso, chitarra acustica
Roger Taylor – batteria, gong, marimba, cori; voce e chitarra ritmica in The Loser in the End
appropriato addio a tutti gli amici che ho avuto, che adesso mi stanno circondando.[/blockquote]

Ingo Schwichtenberg ci lasciava

(Amburgo, Germania, 18 maggio 1965 – Amburgo, Germania, 8 marzo 1995)

Si ricorda oggi la prematura morte di IngoMr. SmileSchwichtenberg , batterista tedesco e uno dei membri fondatori degli Helloween. Ingo Schwichtenberg, (“Mr. Smile” per il suo impareggiabile sorriso), fu il batterista degli Helloween dagli esordi della band tedesca fino all’album “Chameleon” del 1993. È risaputo che durante la sua carriera Ingo ebbe serie dipendenze dall’alcol e dalle droghe, (in particolare cocaina e hashish), e che soffrì di schizofrenia, che più di una volta lo portò ad atti al di fuori del controllo e gli rese impossibili le esibizioni pubbliche. A causa dei suoi eccessi che gli impedivano di essere lucido durante le composizioni, il gruppo decise di licenziarlo. Dopo l’esclusione dalla band, Schwichtenberg vide aumentare a dismisura gli attacchi schizofrenici che culminarono con il suo suicidio avvenuto nel 1995, quando il batterista decise di gettarsi contro un treno di una metropolitana.
Tale gesto lasciò di sasso i fan degli Helloween e la stessa band. L’amico nonché ex-Helloween, Kai Hansen gli dedicò la canzone “Afterlife“, contenuta nell’album “Land of The Free“. Anche Michael Kiske, (ex Helloween), nel suo primo lavoro solista “Instant Clarity” dedicò ad Ingo una canzone dal titolo “Always“. Gli Helloween invece gli dedicarono l’album “The Time of the Oath” del 1996.

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