Anvil @ Jailbreak - 17 11 2016Live Report Live Report Internazionali Live Report Nazionali 

Anvil live: Metal on Metal @ Jailbreak – 17 11 2016

Metal on Metal, per dirla alla maniera degli Anvil, gruppo headliner di questa serata che ci ha di nuovo visti riuniti sotto il segno della musica grazie all’organizzazione di Altamira Events. E anche se il metal che ci unisce è uno, questa sera di supporto ci sono 4 band, che rappresentano ognuna una diversa sfumatura del genere.

Gravestone

Si parte con i Gravestone, band di death metal attiva dal lontano 1992. In questa formazione troviamo Alessandro Iacobellis alla voce, Marco Borrani e Gabriele Maschietti alle chitarre, Massimiliano Salvatori al basso,  Fabrizio Di Carlantonio alle tastiere e l’ormai indiscusso David Folchitto alla batteria.

La band inizia a suonare davanti ad un pubblico che sta ancora arrivando. Sale sul palco carica (non potrebbe essere altrimenti), e coglie l’occasione per presentare il mini cd di prossima uscita.

Sul palco vengono eseguite “Corpse Embodiment“, “Flagellation“, “Eyes Without Sight” e “Proud to Be Dead“. Un opening vigoroso il loro, che merita una menzione speciale in quanto la stessa band a fine serata mi confessa che in scaletta erano previsti 5 brani e che hanno deciso di suonarne solo 4 per stare stretti con i tempi, vista la fitta line up della serata. Bravi sul palco e non solo.
Nonostante i pochi brani a disposizione, i Gravestone mostrano un’imponente presenza scenica ed un’esecuzione tecnica di ottimo livello. Resa ancora più difficile dal repentino cambio di line up, annunciato solo il giorno prima dello show, che vede Gabriele Maschietti (chitarra) in sostituzione di Pierluigi Fiore. Ancora più merito quindi per questa band che non si può di certo definire emergente.

Set List Gravestone

Corpse Embodiment
Flagellation
Eyes Without Sight
Proud to Be Dead

Heavy Star

Il cambio palco vede avvicinarsi gli Heavy Star, band dal sound hard & heavy anni ’80 che, per la potenzialità del disco (qui la recensione dell’album) e della band, vorremmo vedere sul palco molto più spesso. E non potrebbe essere altrimenti vista l’esperienza di tutti i membri della band. Marco “K-ace” Capasso, chitarrista e fondatore degli Heavy Star ha un curriculum invidiabile, con diverse band e tantissime collaborazioni importanti alle spalle. Albert Fish alla voce è senza dubbio uno dei cantanti più ricercati dell’ambiente, dotato di un’ottima estensione, capace di interpretare sia i suoi più duri che quelli più melodici con la stessa credibilità, e dotato naturalmente di un ottima timbrica vocale che ricorda quella di Sebastian Bach degli Skid Row. Poi troviamo Danny Slade alla chitarra, già membro degli Skull Daze; Ray Sperlonga al basso, fondatore dei Sick ‘n’ Beautiful; e Mauro Money alla batteria, componente dei Bang Out. In ognuno di questi casi parliamo di band che non solo ce la stanno mettendo tutta, ma soprattutto sono in grado di esprimere musica di ottima fattura. Gli Heavy Star quindi si caratterizzano come una band destinata al successo e, cosa che più adoro, capace di portarci indietro nel tempo, agli anni in cui la musica raccontava di un mondo pieno di speranza.

Dal primo CD, “Electric Overdrive“, presentano: “Higher Than The Sun“, “Blessed“, la title trackElectric Overdrive“, “Love Gun” (KISS cover) e “Love ‘n’ Affection“.
Un piccolo imprevisto con il jack e la pedaliera della chitarra di Marco ha fatto sì che dopo i primi accordi lo strumento non si sentisse più. Per fortuna si è tutto risolto dopo pochi minuti e Marco è riuscito a far ripartire la sua Flyng V J.
Ottima l’esecuzione dei brani, con una “Love Gun” degna dell’originale, e soprattutto una grande padronanza del palco da parte di tutti gli Heavy Star, che conquistano e coinvolgono il pubblico per tutta la durata del loro mini concerto, dimostrando personalità ed un’invidiabile attitudine hard rock.

Non è ancora tempo di conquistare il palco per gli headliner della serata, perché ci sono ancora due opening pronte a scaldare il pubblico e a far tremare i muri del locale.

Set List Heavy Star

Higher Than The Sun
Blessed
Electric Overdrive
Love Gun (KISS cover)
Love ‘n’ Affection

TeodasiA

Salgono sul palco i TeodasiA, band che vede un singer d’eccezione, non solo per le sue qualità vocali, ma anche perché già molto noto al grande pubblico, parliamo di Giacomo Voli. Reduce dal talent show The Voice of Italy edizione 2014, ha guadagnato credibilità diventando membro del Banco del Mutuo Soccorso ed ora entrato a far parte dei Rapsody Of Fire, dopo l’abbandono di Fabio Lione. Nota a margine, lo stesso Lione era stato chiamato ad interpretare con i TeodasiA il brano “Lost Words Of Forgiveness“.

Anche in questo caso non siamo di fronte ad una band alle prime armi, anzi… Nicola Falsone al basso, Francesco Gozzo alle tastiere, Alberto Melinato alla chitarra e Jacopo Tini alla batteria, dimostrano subito di che pasta sono fatti. Un’ottima performance la loro, che richiama atmosfere e suoni sinfonici. E’ un insieme di riff accattivanti, ritmiche ben strutturate ed uno sviluppo melodico d’impatto. La voce di Giacomo, particolarmente duttile, così come il genere richiede, riesce ad adattarsi senza problemi alle tante sfumature dei brani. D’altra parte, anche qui siamo di fronte ad un gruppo longevo, nato nel non più tanto vicino 2006.

Sul palco eseguono: “Stronger Than You“, secondo pezzo del nuovo disco “Metamorphosis“, anticipato dall’Intro, così come nell’album. “Ghost“, settima traccia di “Reloaded“, primo disco con Giacomo alla voce. Seguono “Release Yourself“, “Rise” e “Idols“, per chiudere con “Last Word Of Forgiveness“, sempre estratto da “Reloaded“. Siamo sicuri che sentiremo ancora parlare molto di questa band, e non solo come opening act.

Set List TeodasiA

Stronger Than You
Ghost
Reloaded
Release Yourself
Rise
Idols
Last Word Of Forgiveness

Rezet

Ancora una band ci separa dagli Anvil, ma non c’è neanche il tempo di pensare che è già tardi. Le note incalzanti dei Rezet risuonano nel locale come macigni ed il loro speed/thrash metal carica tutti i presenti. Sul palco sprigionano un’energia potente, rabbiosa e trascinante.

I Rezet nascono in Germania nel 2003 e visto il tiro della band, non stupisce che siano special guest del 2016 European Fall Tour egli Anvil.
A fare la parte del leone è sicuramente Ricky Wagner (chitarra e voce), aggressivo sul microfono ed incazzoso anche nelle interazioni con il pubblico. Splendida la performance di tutta la band che dona al pubblico presente le classiche ritmiche ed i riff incalzanti tipici del genere speed/thrash metal, interpretati da Lucas Grümmert (chitarra e cori), Bjarne Otto (basso e cori), e Bastian Santen (batteria e cori). Un po’ imprecisi i colpi di batteria, (come mi fa notare il buon Eugenio Mazzini), ma fa tutto parte del quadro Rezet. Una band dalle tinte forti e la capacità di esprimere velocità e potenza.

Eseguono tutto d’un fiato “Reality Is A Lie” (che ricorda molto i Megadeth), “Madmen“, “Toxic Avenger“, “Breaking The Chains“, “Dead City” (Violent Force cover), “Gargantua“, “Have Gun, Will Travel“, “No Class” (Motorhead cover), “Fight For Your Life“.
Ottima presentazione per una band che da sempre ci ha abituato alla potenza dell’heavy metal, e a non scendere mai a compromessi. Ma ora è arrivato il momento degli headliner.

Set List Rezet

Reality Is A Lie
Madmen
Toxic Avenger
Breaking The Chains
Dead City (Violent Force cover)
Gargantua
Have Gun, Will Travel
No Class (Motorhead cover)
Fight For Your Life

Anvil

E’ passato qualche anno da quando gli Anvil hanno battuto sulla loro incudine a Roma, più precisamente a Fiumicino, davanti purtroppo a solo una ventina di fan. Quello era un periodo non proprio fortunato per la band canadese, ma dopo la pubblicazione del film/documentario biografico, “Anvil! The Story of Anvil”, pubblicato nel 2008, le cose sono cambiate e la band ha potuto riappropriarsi della celebrità che gli spetta.
Ecco allora che in questo 17 novembre 2016 al Jailbreak di Roma, l’instancabile trio si esibisce davanti ad un’audience molto più gremita. La stessa audience in cui il cantante/chitarrista Lips si immerge letteralmente fin da subito.
L’arrivo della band, infatti, si fa attendere, ma non appena sale sul palco, dà vita ad uno show mozzafiato, che inizia proprio con un bagno di folla da parte di Lips. Sulle note della strumentale “March of the Crabs“, il singer scende tra il pubblico, che ovviamente si ammassa attorno a lui…ed è già l’apoteosi!!

Il repertorio della band, come ovvio che sia, si basa più che altro su brani storici come “666“, “Oooh Baby“, “Winged Assassins” e “Free as the Wind“. Quest’ultima dedicata al caro amico Lemmy dei Motörhead. Alla dedica si accompagna anche il racconto di un aneddoto, datato 1993, e lo stesso Lips racconta di come Lemmy gli chiese di unirsi alla sua band, ma lui coraggiosamente rifiutò con un perentorio: “Non posso, sono negli Anvil!”.

Nonostante il focus sia sui vecchi classici, c’è spazio anche per gli ottimi pezzi di più recente fattura, come ad esempio “Badass Rock ‘n’ Roll” (presente in “Hope in Hell” – 2013) e “On Fire” (estratto da “Juggernaut of Justice” – 2011). I nuovi brani non hanno nulla da invidiare ai precedenti e seguono con forza la scia della band, d’altra parte gli Anvil sono sempre stati onesti con se stessi, come racconta Lips nella nostra intervista pre-concerto.

Il live, a cui si aggiungono la grinta, la simpatia e l’innata predisposizione al metal di Lips e del batterista Robb Reiner (membri storici della band), è stato memorabile! Merito anche dell’ultimo acquisto, Jim Carrey…pardon, Chris Robertson al basso. Il musicista, oltre a ricordare il celebre attore comico, (fatalità, anche lui canadese, nato vicino Toronto), più che altro per le sue mimiche facciali, si dimostra essere un ottimo bassista. Facile notarlo in brani come “Winged Assassins” e “Swing Thing“. In particolare, quest’ultima vede protagonista anche Robb Reiner con il suo terremotante solo di batteria, da vero numero uno.
Non da meno è la buffa faccia di Lips, anche lui prodigo di mimica facciale, durante il brano “Mothra“. Occasione in cui, a sorpresa, tira fuori un vibratore, usandolo sia come plettro che come effetto slide di chitarra, ammiccando nel contempo e facendo divertire il pubblico.

Il concerto volge al termine con gli ultimi due brani, i classici “Metal On Metal” e “Forget In Fire“, decisamente d’obbligo. Ma in realtà la band si congederà con la cover degli Steppenwolf, “Born To Be Wild“, sulle cui note Lips, così come fatto ad inizio concerto, scende di nuovo in platea, avvolto dai fan. E questa volta è davvero la fine.

Con questo show gli Anvil si riconfermano una delle più longeve ed interessanti band della scena hard & heavy e noi non possiamo che augurargli (ed augurarci) altri 40 anni di proficua carriera e di “battere il ferro finché è caldo”, senza il bisogno di pubblicare un altro documentario, ma solo per merito dei loro validissimi album.

Grazie ancora allo staff del Jailbreak per averci ospitati, ad Altamira Events per avere reso tutto questo possibile, e per aver organizzato la nostra intervista esclusiva con la band (a breve on line). E grazie a Gabriella che ci ha supportato nella stesura di questo live report con testo e foto.

Set List Anvil

March Of The Crabs
666
Oooh Baby
Badass Rock ‘n’ Roll
Winged Assassins
Free As The Wind
On Fire
This Is Thirteen
Mothra
Daggers And Rum
Swing Thing
Die For A Lie
Metal On Metal
Encore
Forged In Fire
Born To Be Wild

 

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