Live Report Internazionali 

Borknagar + Manegarm @ Traffic – 13 03 2014

(Scritto con la collaborazione di Alessia Mancini)

Ci sono voluti ben nove album prima di vedere i Borknagar calcare il suolo italiano in veste di headliner. La folta schiera di fan nostrani della band ha finalmente avuto modo di sfogare la propria passione ed il proprio amore per il gruppo svedese.
Ad accompagnarli, in questa black night dedicata alle sonorità più oscure e gelide della Scandinavia, gruppi di un certo spessore, che decisamente non sono da meno: Manegarm, In Vain, Ereb Altor e Shade Empire.

Il teatro della serata è un Traffic invaso da vichinghi, che ci sta abituando a live di alto livello e a gettonate band internazionali.
L’arduo compito di aprire lo show, nel desolante vuoto di un locale che aveva da pochissimo aperto i battenti, spetta ai finnici Shade Empire, che riescono a dare il meglio di sé nonostante la mezz’ora scarsa a disposizione. Ci propongono un black piuttosto fresco e particolare, con ricercate contaminazioni elettroniche: merito soprattutto delle tastiere di Olli Savolainen, che ben si armonizzano col timbro espressivo di Juha Harju e con riff incisivi dal sapore più death, rivelando tra l’altro ottime doti tecniche.
Il gruppo ci accompagna in un viaggio attraverso le terre del nord con brani dalle atmosfere oscure. Tra questi spicca “Slumbering Giant”, estratta dal disco “Omega Arcane“, ultima fatica della band, e ci regalano anche “Nine in one” dal loro “Zero Nexus”. Purtroppo il breve tempo a loro disposizione vola ma i (per ora) pochi presenti hanno apprezzato senz’altro l’esibizione con applausi ed incitamenti.

Un veloce cambio palco ed ora è la volta degli svedesi Ereb Altor, freschi dell’EP “The Lake of Blood”. Piccolo aneddoto: durante il breve check il chitarrista Ragnar intona “Phantom to the Opera” dei Nightwish per la gioia dei sottoscritti!
Ora il lungo viaggio fa rotta verso sonorità più doom/viking, le cui influenze sono facilmente riconducibili ai grandi Bathory. L’incidere lento ed inesorabile della band sembra trascinarci sul loro drakkar che ci porterà al saccheggio di qualche villaggio sulla costa Bretone, dove ignari cristiani, inconsapevoli del pericolo imminente, continuano la loro vita quotidiana tra lavoro e preghiera. I brani proposti sono per lo più estratti dal loro ultimo album “Fire meets Ice” uscito nel 2013 per la Cyclone Empire, ma la band non esita a regalarci piccoli gioielli del passato come “Wizard”. Complice un’esecuzione impeccabile e coinvolgente lo show giunge velocemente al termine.

Dei problemi tecnici, risolti al meglio da un efficiente fonico, ritardano l’esibizione degli In Vain, pronti a trasportarci in ambientazioni dal sapore più progressive. Alle pelli c’è il giovanissimo quanto talentuoso Baard Kolstad che ritroveremo più tardi anche nei Borknagar.
Il combo norvegese dà fuoco alle polveri con il brano “Captivating Solitude” estratto da “Mantra” del 2010 dando subito prova di una performance che sarà di rilievo. Proseguono poi con “Against the Grain” e “Hymne Til Havet” e a metà concerto sale sul palco Lars «Lazare» Nedland tastierista dei Borknagar che duetta con la band nel brano “Image of Time”. Chiudono il live con “Floating on the Murmuring Tide” estratto da “Aenigma” album del 2013.
A conti fatti la band ha dato prova di inscenare un live come solo i veri professionisti sanno fare, ma questo non è bastato per convincermi del tutto, parere personalissimo, io li ho preferiti più su disco che dal vivo.

L’ennesimo cambio palco e a scaldare un pubblico ben più numeroso spetta agli indominiti guerrieri scandinavi Manegarm, alfieri di un potente viking saldamente ancorato alla tradizione black metal, anche se non mancano richiami folk a spezzare il riffing tagliente. Una setlist di dieci brani trascina l’ascoltatore negli scenari di battaglia creati dalle liriche. E’ un sound diretto e corposo, che aggredisce fin da subito e presenta pochi attimi di tregua, si armonizza bene col growl oscuro e tagliente di Grawsiö. Fa piacere constatare come dopo tanti anni il grande feeling epico della band non si sia mai spento e come non abbiano perso nulla della della loro magia e del loro furore.
La grandiosa ed evocativa intro “Arise” ci catapulta nel 800 d.c. nel pieno dello splendore della civiltà norrena. Sembra quasi accompagnare i prodi guerrieri a salpare coi loro drakkar e a compiere scorrerie verso le terre anglosassoni. La titletrack dell’ultimo eccellente disco, “Legions of the North”, è davvero impressionante per intensità e violenza, un brano stupendo che molti gruppi viking dovrebbero prendere ad esempio. “Eternity Awaits” è un altro brano strepitoso, complice un drumming impressionante, cui segue “Nattsjäl, Drömsjäl” che inizia con un bellissimo riff di chitarra e fa riecheggiare nell’aria lo spirito dei più valorosi guerrieri norreni pronti a depredare, saccheggiare e mettere ferro e fuoco le cittadine costiere degli inermi e ignari cristiani. La traversata prosegue in maniera spedita, troppo spedita, e tra brani del nuovo lavoro/capolavoro, vecchie glorie estratte dai lavori precedenti, si arriva alla conclusione con il brano “Hemfärd” che chiude uno show magistrale rovinato solo da un ragazzo ubriaco che più volte ha importunato il sottoscritto e la nostra Alessia cercando con prepotenza di prendere la prima fila, mi chiedo la sicurezza del locale dove sia quando serve…

Chiudere questa indimenticabile serata spetta ai tanto attesi Borknagar, talentuosa e geniale band norvegese, artefice di un black metal moderno e sperimentale aperto a influssi folk/viking e soprattutto prog. Riff magici, violenti e travolgenti, atmosfere sognanti e oscure (merito delle tastiere di Lazare), drumming veloce e potente, insieme ad una tecnica invidiabile, sono tra le caratteristiche della band norvegese. Parti black, più tirate e taglienti, si alternano a momenti più riflessivi e intensi, dal sapore più prog.
La band può vantare la coppia delle meraviglie del black scandinavo: il carismatico Vortex (Dimmu Borgir, Arcturus) al basso e Vintersorg, il quale raramente valica i confini patrii, e in quest’occasione è sostituito da Athera (Susperia, Chrome Division), già presente alla data al Brutal Assault lo scorso anno.
E’ “The Genuine Pulse” ad aprire le danze e a scaldare il pubblico, tanto per rendere subito chiaro i binari sui quali proseguirà lo show. Difficile compendiare una così vasta produzione in un’ora di show, ma la band cerca di accontentare tutti spaziando con la setlist tra i suoi lavori migliori. Non viene trascurato il riuscitissimo “Urd”, ultimo disco uscito nel 2012, dal quale sono tratte l’intensa e passionale “Frostrite”, interpretata da un Vortex in forma a dir poco smagliante, ed Epochalypse, pezzo dai ritmi particolarmente sostenuti, rivelatore dell’anima più tradizionalmente black della band. Un pubblico all’apice dell’entusiasmo non può far altro che rispondere con headbanging e pogo selvaggio, intonando cori dietro ad un Vortex che dimostra apprezzare l’entusiasmo dei “black kids” italiani.
Tra un brano e l’altro trova posto anche un drum solo di Baard Kolstad che dà prova di possedere ottime doti e strabilia i presenti riempiendo il solo di tecnicismi.
Anche per i Borknagar il live scorre velocissimo verso la fine e la band ci lascia con l’epica e struggente “The Dawn of the End“ e “Colossus”, uno dei migliori episodi della band, accolto con un vero e proprio boato dai fan.
Band compatta e potente, decisamente in ottima forma, a conclusione ideale di una data davvero riuscita sotto ogni aspetto. Come non sottolineare poi la grande disponibilità di tutte le band, che prima e dopo lo show si trattengono volentieri coi fan per strette di mano, foto di rito, autografi e qualche birra gentilmente offerta anche dai musicisti!
Applausi per i Borknagar, come del resto per tutte le band di questa sera. Una tirata d’orecchi a chi ha preferito starsene a casa.

Un sentito ringraziamento agli organizzatori, a Rome by Wild che ci manda a seguire eventi di altissimo livello e al Traffic che ospita queste date!!!
VIKING RULES!!!!

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