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Deep Purple: finiti loro non ci sarà più niente @ Palalottomatica – 06 11 2015

Ancora una volta nella capitale e ancora una volta uno show degno di nota.
I Deep Purple continuano a riempire locali, palazzetti e stadi unendo due, tre generazioni, padri e figli o marito e moglie che per una sera faranno finta di essere tornati ai tempi in cui si erano appena conosciuti.

Treves Blues Band

In attesa dei grandi headliner ci scaldiamo con la Treves Blues Band, storica formazione guidata del bravo armonicista milanese Fabio Treves, che può vantare (e lo fa ad ogni occasione), di aver suonato con Frank Zappa.

Deep Purple

Dopo la ciliegina blues… Intro, e si parte subito con “Highway Star“, uno dei cavalli di battaglia di Gillan & Co. ma che ve lo dico a fare, vi ho visto esprimere tutto il vostro apprezzamento nel parterre.

Bloodsucker“, “Hard Lovin’ Man“, “Strange Kind of Woman“, “Space Truckin“, “Demon’s Eye“, tutti i brani più famosi vengono riproposti e l’imbarazzante acustica del luogo non frena l’euforia.
Classici momenti di gloria per ogni componente, in pieno stile anni ’70: Il buon Don porta sempre con se la pesantissima eredità di Jon Lord, ma raccoglie l’apprezzamento del Palalottomatica, meritatamente. Ian Gillan soffre spesso e ovviamente i tempi di “Made In Japan” sono solo un bellissimo ricordo, ma vorrei vedere voi a più di sessant’anni, se sareste ancora in grado di reggere un intero concerto, oltre ad essere una leggenda e “giocare” ancora al famoso botta e risposta con la chitarra. Steve Morse gela la platea con la sua tecnica mostruosa che farà da apripista a “Uncommon Man“, una delle canzoni più belle dall’ultimo album “Now What?“.
Si, il purista-reazionario non ha ancora digerito l’allontanamento di Blackmore che, anche se leggenda indiscussa del rock anche lui, non ha la tecnica e l’anima di Morse. Ian Paice, nel bel mezzo di “The Mule” (come é giusto che sia) ammutolisce tutti per qualche minuto e fa capire quanto sia una missione di vita suonare la batteria e ancora, dopo tutti questi anni, con un semplicissimo set, rimane uno dei più grandi. Infine, è Roger Glover a regalarci le ultime emozioni prima della delirante ed esaltata adorazione della folla sul riff di “Smoke on the Water“, “Black Night” e, signori e signori, “Hush“.

Si, sarebbe stato bello vederli nel 1972, ma in quell’anno io non ero nemmeno nato. Però sono cresciuto con i loro brani e vederli a pochi metri da me – con la voglia ancora di interagire con il pubblico che solo una band che non ha fame di riflettori e copertine sa fare – vedere questo show incredibile e le persone presenti, mi ha fatto capire che finiti loro (e tutti gli altri colleghi ancora attivi da quell’epoca d’oro) non ci sarà più niente, solo l’immondizia preconfezionata per fare cassa che tanto va di moda oggi.
L’unica soluzione sarebbe una Delorean, ma come insegna Doc, il plutonio sotto casa è difficile da trovare!

Setlist Deep Purple

Highway Star
Bloodsucker
Hard Lovin’ Man
Strange Kind of Woman
Vincent Price
(Strumentale inedito)
Uncommon Man
The Well-Dressed Guitar
The Mule
Lazy
Demon’s Eye
Hell to Pay
Play Video
Keyboard Solo
Play Video
Perfect Strangers
Play Video
Space Truckin’
Smoke on the Water

Encore:
Hush  (coverJoe South ) (intro “Green Onions”)
Bass Solo
Black Night

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