La Menade "DisumanaMente" Release Party con Helligators + Black Motel Six @ Jailbreak - 06 02 2015Interviste Nazionali 

La Menade: la formula vincente – intervista

3:00 di notte: intervista a La Menade

E’ tardi, anzi è tardissimo quando mi ritrovo nel camerino del Jailbreak per scambiare finalmente quattro chiacchiere con le componenti de La Menade. C’è stato il release party del loro nuovo disco “DisumanaMente” stasera e a noi di Rock by Wild è sembrato più che opportuno intervistare questo combo romano tutto al femminile, che da troppo tempo non pubblicava nulla di nuovo.
Trovo le quattro ragazze molto stanche, ma soddisfatte, non penso proprio che tra i loro desideri ci fosse dover fare questa intervista a fine serata ma inesorabilmente, dopo i convenevoli di rito, inizio a far loro qualche domanda.

Nei giorni scorsi mentre mi preparavo a questa intervista ho rivisto la copertina di “Male di Luna“(vostro album del 2007), sembra un altro mondo rispetto a quello di “DisumanaMente“. E’ davvero così?

Inizia Tatiana Lassandro a rispondermi, è stanca come le altre, forse anche un po’ di più, ma da brava frontwoman del gruppo, si fa carico anche di questo ultimo sforzo.
Tatiana: La copertina è diversa, perché siamo diverse noi. Quando cambi formazione, metà gruppo, tutta la sezione ritmica, la differenza si sente.
La Menade è il concentrato di quattro menti autonome, ma si fonda sulla libertà di espressione. Nessuna dice come suonare o che direzione stilistica prendere alle altre, la nostra musica è la somma dei nostri background e il sound che ne esce è caratterizzato in base alle persone che fanno parte del progetto.
Avendo due persone decisamente diverse dalle precedenti, dall’hard rock di matrice settantiana ci siamo spostate su suoni più marziali, più metal forse.

Quanto è stata dura ripartire dopo il 2009? Tatiana e Tanya, siete state sempre sicure di continuare insieme, con La Menade?

Tatiana: Eravamo certe di voler continuare. Ma dovevamo prima affrontare dei problemi personali. Io e Tanya abbiamo prima seguito dei percorsi interiori per poi riprendere il cammino trovando le persone giuste per il progetto La Menade.

E’ già da un anno che suonate di nuovo con una certa continuità, ma quello di stasera possiamo considerarlo il debutto de La Menade 2.0. Come sono cambiate le dinamiche e la scrittura dei brani all’interno del gruppo?

Tatiana: Il processo di scrittura è rimasto pressoché lo stesso. C’è chi arriva con un riff o anche con una canzone quasi del tutto definita, ma poi è il gruppo che rimette le mani su tutto, fino anche a stravolgere le basi di partenza.
La sintonia è molto forte e il processo è fluido nella stesura dei brani.

Una pausa di quasi 4 anni, che scena avete ritrovato a Roma?

Con questa domanda pian piano anche Tanya, Laura e Chiara cominciano a diventare parte attiva dell’intervista, non si parla più solo del gruppo, ma di tutta una scena alla quale loro stesse si sentono di appartenere, e dare un parere, un contributo seppur piccolo, diventa per loro doveroso.
Tatiana: Diversa e peggiorata. Oggi la tragedia più grande non è trovare la data, ma far capire che dietro a una serata l’impegno fisico, economico, mentale di un gruppo dovrebbe essere remunerato. Oggi si fa tutto a percentuale se hai fortuna o non ti pagano proprio.
A livello di gruppi la scena è cresciuta qualitativamente. Quello che è peggiorato ancora di più è il pubblico. Prima c’era molto più voglia di seguire i gruppi dal vivo. La gente era più coinvolta, più viva.

Ma non sarà anche un problema che il pubblico è ormai fatto quasi esclusivamente da musicisti?

Tatiana: Si. Solo musicisti si vedono ai concerti…
Laura: Ci supportiamo fra noi, e non si vede più un pubblico di non musicisti

A volte mi chiedo quanto abbia senso questa cosa?

Tanya: Poco. Dovrebbe essere il pubblico che vede, compra, supporta e fa conoscere ad altre persone la band che apprezza.
Laura: In Europa è così. In Italia un alternativo per strada puoi star certo che suona, in Europa no. Ero in Scandinavia e chiedendo informazioni a un ragazzo per un negozio di dischi, mi è venuto spontaneo domandargli se fosse un musicista, ma era solo una persona che ascoltava metal.
Tanya: La gente si accontenta di youtube, di internet in generale.Non si capisce più che l’impatto reale è il live, attraverso il video non puoi percepire le emozioni, sentire davvero. Si è perso il contatto fisico, il contatto diretto tra le persone. Per fare pubblicità ci sono i social network, il rapporto con chi ti ascolta è sempre mediato. In altri posti sarebbe un valore aggiunto la rete, qui da noi è diventato il mezzo principale se non unico per creare un rapporto tra gruppo e fan, che però è snaturato, falsato.
Chiara: Un video girato dal cell a bassa qualità vanifica la ricerca di anni di un gruppo per trovare il proprio suono, pensa alle spese affrontate per l’amplificazione, per la strumentazione giusta. La ripresa uccide la performance, esce fuori un suono tutto appiattito irriconoscibile. E la gente preferisce questo invece che muovere il culo e andare a un concerto.

Partendo da queste vostre ultime considerazioni, devo chiedervelo: come vedete oggi la musica? Vi sembra ci siano i mezzi per farsi apprezzare davvero?

Tatiana: I mezzi ci stanno, ci starebbero, la tecnologia ti aiuta, ma non può essere l’unica cosa. Ti serve la gente che sta sotto al palco, che compra le tue magliette dopo il live, perché senza quel tipo di supporto il gruppo prima o poi muore.
Laura: vedere la gente sotto al palco ti emoziona ti esalta e ti fa rendere molto di più. E’ il motivo per cui lo fai.
Tanya: Internet è un’arma a doppio taglio ti fa conoscere in tutto il mondo in potenza. Ma c’è una mancanza di valore. Io ho scritto e prodotto un disco, con tutte le mie forze emotive, interiori ed economiche ma poi non ho mai un rientro per quello che ho fatto. Rimane sempre un prodotto prettamente artistico, ma non economico. Il riscontro sul mercato si perde.
Laura: Non c’è nulla di male nel dire che La Menade è un’entità artistica, ma vorrebbe anche riuscire ad essere un prodotto commerciale.

Tra le band locali siete sicuramente tra le più conosciute ed apprezzate, cos’è secondo voi che vi rende uniche?

Tatiana: Vorrei che fosse la proposta musicale, il cantato in italiano.
Laura: la soddisfazione che provi quando ti dicono che è una cosa bellissima sentire cantare in italiano in un genere così heavy è grandissima.

Nel 2010 Chiara Milita è entrata quasi subito dopo lo split con Lucia e Cristina, mentre ci sono voluti altri due anni per trovare in Laura una batterista adatta per La Menade. Come è andata in entrambi i casi?

Tatiana: abbiamo fatto dei provini. Laura non voleva sentire la parola provino, le metteva ansia. Chiara invece non voleva rimanere in pianta stabile, voleva solo dare una mano per un po’… Ma poi siamo riuscite a convincerla perché avevamo visto quello che da quel momento in poi ci ha dato e continua a dare ne La Menade. Laura è entrata dopo un po’, era piaciuta proprio a Chiara, io l’ho vista, ho detto “ma è bellissima!”…poi abbiamo scoperto che se la cavava pure (ridono e si prendono in giro fra di loro – n.d.r.).
Non ci interessava il virtuoso dello strumento, io e Tanya cercavamo una persona creativa che sapesse cosa vuol dire suonare con altri. Con loro è facile perché non devi dire cosa devono fare, il loro apporto è fondamentale.

Laura Colarieti e Chiara Milita, che facevate prima? Come è stato entrare nel progetto La Menade?

Chiara: Prima di tutto questo la mia formazione era di pianista classica e si può dire che per caso sono arrivata al basso. Semplicemente a un certo punto mi ero gettata a suonare il bassista in un esperimento sempre tutto al femminile, chissà poi perché, facevamo cover rock, ma poi pian piano è cresciuta la necessità di mettere del proprio e fare musica originale. C’è stato un altro progetto sempre di cover finchè tramite alcune conoscenze comuni è arrivata la chiamata menadea!
Laura: Ho iniziato a sedici anni con un gruppo della scuola, suonavamo cover anni’70, poi sempre tra i corridoi ho incontrato i ragazzi con cui è nato il progetto Mantram nei primi anni 2000. Dopo un po’ di anni in un periodo di pausa dei Mantram ho suonato in The Ophelia’s Revenge, quando poi è arrivata La Menade. Mi sono ritrovata in tre gruppi e non riuscivo a gestirli tutti purtroppo, quindi ho rinunciato al progetto T.O.R. e preso il treno La Menade, non per questioni personali, ma perché era ed è un’esperienza professionale inevitabilmente di altro livello.

Questo è decisamente un ritorno alla grande, un video da poco fuori e “DisumanaMente” che esce con la Valery Records, come vi trovate con l’etichetta milanese?

Tatiana: Bene. L’album l’abbiamo prodotto e realizzato noi. La Valery si è occupata di stampa e pubblicazione ed ora anche di pubblicazione. I presupposti ci sono tutti, ora vediamo come va. Richiedicelo tra un po’!
La stanchezza è tanta, Chiara quasi dorme in piedi, ma la mia cattiveria è inesorabile e continuo…

Torniamo a “DisumanaMente”, come suona e di che parla La Menade del 2015?

Tatiana: E’ un concept album, parla della bivalenza umana. È strutturato come un percorso tragico che l’anima compie man mano che conosce se stessa e si appresta a capire le proprie paure, le proprie fragilità, la parte marcia dell’essere umano; ci si rende conto che l’ostacolo più grande al raggiungimento di un’anima libera non viene dalla società, dal potere che ti opprime, dei rapporti interpersonali, dall’esterno ma da dentro di noi.
Parte tutto dall’Orrore – il primo atto del disco – provato dall’anima nel rapportarsi con l’esterno. Il secondo atto è Ribellione: l’anima consapevole delle proprie fragilità tenta di ribellarsi. E qui c’è il primo ostacolo tutto interiore, perché spesso non si ha la forza di ribellarsi a se stessi e non si riesce a fare un passo per un’evoluzione, ci si accorge quindi che il motivo è proprio la mancanza di forza di ribellarsi, un ostacolo di natura personale. E così il disco prosegue fino all’ultimo step tragico, la sconfitta e l’approdo a un lato oscuro.
Non è che noi crediamo che non ci siano possibilità per l’essere umano ma bisogna fare grande attenzione a non essere schiacciati da noi stessi.

Che programmi avete per il prossimo futuro e non solo?

Tatiana: Siamo in piena promozione, stiamo lavorando per mettere su un tour sia a livello nazionale che fuori dal nostro territorio. E’ un’esperienza che non abbiamo  ancora mai fatto.

Prima di chiudere, quattro dischi imprescindibili per La Menade.

Mi rispondono insieme, è un brainstorming il loro, dovrei essere più severo, ma ormai sono partite e non mi sembra il caso di bloccarle…
La Menade: “Master of Puppets“, “Aenima” dei Tool, l’ultimo album dei Korn, per i mix di elettronica e metal, “The Paradigm Shift“, Nine Inch Nails che come caschi, caschi bene, “A day at the Opera” dei Queen, “Post Orgasmic Chill” degli Skunk Anansie.

Rome by Wild è da poco diventata un’agenzia nazionale, cambiando il suo nome in Rock by Wild, potete rivolgere un saluto ai lettori di Rock by Wild?

La Menade: Ma che ficata! Grazie per questo spazio a presto!

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