Live Report Internazionali 

Nashville Pussy @ Traffic – 24 02 2014

Questo report,purtroppo inizia sul raccordo.
“Hanno iniziato dici?”
“Vedrai di no,c’è sempre quella mezzora di scarto”
“Si ma accelera!”
“Amo’ è ‘na panda, non c’ha i miracoli de serie”.

Arrivati al locale scopriamo che il concerto è iniziato puntuale,o almeno più puntuale di quello che ci saremmo aspettati. Timbro, tessera, “mi scusi, ha un foglio bianco?”, e degli Hurricane vediamo solo un’immagine sfocata dal fumo che se ne va. Ragazzi… da parte mia, le più profonde scuse per essere arrivato tardi, per quel che possono valere. Spero di sapermi far perdonare alla prossima.

Ma per gli Helligators sono in prima linea!! Di loro mi ricordo per una serata ad Aprilia, a Spazio 47 (la mia seconda casa), dove suonavano loro, i Los Dirty Julios e i 4 Blackjacks (la mia band). Purtroppo il lavoro chiamò due giorni prima, e mi parló anche di big money, quindi dovetti dare forfait…altre scuse. Questo report mi costa caro!

Line-check, fischi molto rock ‘n roll; una strumentazione leggendaria, nel senso che è quella delle leggende: casse su casse, tutto marshall, pedali valvolari, microfoni a nastro, testate su altre testate, due drumkit, chitarre, bassi, uno Shure Super55, per me che sono un tecnico sembra di essere ad un expo di qualche negozio. Si inizia con la doppia-cassa-trapana-sterno e con il cantante (figura molto carismatica) che incita il pubblico. Finito questo show, è solo cattiveria.

Belle le luci, ma prendere appunti diventa sempre più complesso.

Se la cassa si stava occupando dello sterno, la band sta pensando ai timpani. È qui che si fa metal, quello vero. Rock ‘n Roll.

Sono una band molto curata, l’esecuzione è impeccabile, e capaci di catturare al primo pezzo. Massicci, trasmettono di non aver bisogno di niente. La voce è perfetta nel completare l’aggressività di questo sound così autarchico. Il basso, che gode di molti spazi nel secondo brano della scaletta, sembra uscire fuori dall’oltretomba. La loro presenza scenica è fortissima, il pubblico ha ben recepito questa cosa: già da prima del live era eccitato, dopo è in visibilio. C’è chi urla il loro nome, la band ironizza dicendo di averlo pagato. Grandi.

Mi sembra di intendere, durante un momento di parlato, che i 5 alligatori infernali stanno per far uscire un nuovo disco.. Buono a sapersi! Lo compro. Compratelo anche voi!

Si nota, con l’andare avanti del live, che la seconda voce è molto importante. Effettivamente nel loro sound si fanno notare le piccole cose, le piccole finezze, nelle sfumature, è questo che li rende così “catchy” (come direbbe un anglofono), ma allo stesso tempo “wicked”. Che mix infernale.

Ma dopo di loro, dopo un lungo cambio palco (reso un po’ ostico dalle strobo ancora accese), entrano in scena gli headliner: ladies and gentlemen, Nashville Pussy!!

C’è una base ad accompagnare il loro ingresso, un remix di “Così Parló Zarathustra”, misto forse a quei brani ‘80s tipo “Eye of the Tiger”… una “coattata rara”, insomma. È amore alla prima nota. Sulle trombe squillanti finali si piazzano ai microfoni, e se la base ha iniziato, loro chiudono suonando le note della prima canzone.

Sembrano quasi ripuliti rispetto ai tempi di “Go Motherfucker Go”, ma c’è da premettere una cosa: i Nashville Pussy li conosciamo tutti, almeno tutti noi che leggiamo questo report, e hanno suonato proprio come li conosciamo. C’è poco da “reportare” di tecnico, sono loro, alla grande, ma ci sono molti elementi scenici, molto feeling, che forse non è trascrivibile in toto, ma posso provarci.

Si parte in sordina, ma i Nashville non deludono, dopo poche battute esplodono nell’Hard Rock più totale!
Sono più rilassati, sicuramente, ma è solo perchè stanno eseguendo i classici “Warming Starter” (primi brani di una scaletta, “scalda-pubblico”). Gustosi e appaganti, per ora. È solo dopo che si mostrano per quel che sono, incazzati neri, specialmente il cantante, la vera star di tutta Prenestina e dell’Europa Occidenrale per le prossime 26 ore, un grande personaggio, tuttavia si fanno ascoltare molto bene, segno che gli anni insieme hanno lasciato il segno.
Comunque la foga c’è tutta, raramente si vedono band che dopo tutto questo tempo sono ancora così vivaci, scatenati come se non ci fosse un domani. Non posso non notare, tra le mani della chitarrista, l’amore più antico e profondo della mia vita: una lucente Gibson “Diavoletto” SG, rossa. E come suona… La chitarrista! Un brindisi a te!

“I’m so high I can see the sky”, e con questa frase il cantante conferma le mie aspettative sulla serata. C’è gente a cavalcioni su altra gente, la macchina del fumo l’hanno spenta per quanta gente sta fumando nel locale, un delirio. Rock ‘n Roll. È partito un “Gimme Beer” dal palco, che si è poi esteso a tutto il pubblico: per ovvi motivi la richiesta non è stata accolta.

La serata scorre tranquillissima, i Nashville dimostrano, come già detto, una preparazione esemplare, che devo dire non mi sarei aspettato: avrei pensato più ad ogni sorta di stravaganza ed eccesso possibile, ma analizzando meglio i singoli elementi mi sono reso conto che due parole vanno veramente spese. Tutti e quattro sono precisi, curati, non so quanto questo sia il frutto di studio e quanto di anni passati a suonare come mestiere; il batterista si mostra semplice, ma preciso e potente ad ogni colpo; la bassista lo segue alla grande, il suo basso forse non sta facendo i fuochi d’artificio, ma d’altronde, contestualizzando il genere e lo strumento, non potevamo aspettarci di meglio; forse, e vale per entrambi, un eccesso di tecnica avrebbe portato solo a un eccesso di informazioni non richiesto e fuorviante. Ma vieniamo ai frontman: la chitarrista ha un’ottima ritmica, potente e curata, senza sbilanciarsi troppo in prodezze armoniche, ma perfettamente completata da un comparto solista di prima scelta, perfettamente nel pezzo e abbastanza “crazy” da farsi sentire; il cantante, il frotman numero uno del 2014, suona anche lui la chitarra, ma ció che più lo caratterizza è il suo timbro, alimentato a Jack Daniels e raucedine cronica, che graffia l’impianto del locale quanto i nostri apparati uditivi; inoltre ha una presenza scenica molto forte (non che quella degli altri sia scarsa), capace di coinvolgere tutta la folla. La band si presenta anche ironica ed educata con i tecnici: “ok, now the show’s starting”, dice il frontman dopo due pezzi “so, Mr Lighting guy, do something magic for us and for the crowd”, il tutto per far notare al tecnico luci che volevano qualcosa di più dei giochi automatici. Devo notare che un omino è subito apparso alla console luci e la situazione è diventata veramente interessante sotto il profilo dei fasci colorati che tanto ci piacciono.

Detto questo le mie aspettative sugli eccessi non sono state inattese: arriva il momento del classico giochino dove la band tiene il groove, il cantante presenta la band con mille epiteti come “mister” “miss” e l’elemento fa un breve solo dopo che il suo nome è stato annunciato; tutto regolare e poi arriva il momento del cantante stesso.
Si toglie il cappello,accecando tutti con il riflesso della sua pelata ben celata, si scola una lattina intera di birra addosso, urla per mezzo minuto buono, ci guarda come uno che sta per vomitare, e poi sviene per terra.
Pensiamo tutti a una trovata scenica, ma dopo un venti secondi, in cui la chitarrista lo ha preso a calci per farlo rialzare (sempre continuando a suonare), interviene un roadie sul palco che lo rialza di peso, e li capiamo che era andato al tappeto per davvero; d’altronde, tra la bottiglia di Jack, che era piena a inizio concerto e vuota poco prima dell’evento, e l’iperventilazione dovuta a quell’urlo assassino, non mi sono stupito più di tanto. Idolo.

Eppure si, continuano, continuano la canzone, continuano la serata e poi scendono dal palco tra gli applausi e gli urli per un bis. E il bis c’è. Risalgono,suonano “Go Motherfucker Go” e un altro paio di pezzi, salutano il pubblico sul finire di un pezzo, mentre la chitarrista sputava Fernet Branca su tutto il pubblico, per poi regalarlo alle prime file, e scendono, stavolta per davvero. Che artisti ragazzi, e che serata… Rock ‘n Roll!!!!

Dal vostro Alfredo, che si è poi fatto una foto col suo nuovo idolo dal cappello inzuppato di birra, è tutto. Al prossimo report!

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