Rush: morto il batterista Neil Peart
Neil Peart, il batterista della storica progressive rock band canadese Rush, è morto all’età di 67 anni. Il musicista e paroliere è morto martedì 7 gennaio a Santa Monica, in California, dopo essere stato diagnosticato un cancro al cervello, secondo una dichiarazione rilasciata venerdì dal portavoce della famiglia Elliot Mintz. La sua morte è stata confermata da Meg Symsyk, un portavoce dei media per la band composta da Peart, Geddy Lee e Alex Lifeson. Oltre a scrivere testi impressionanti, Peart era famoso per la sua abilità nella batteria e per intrecciare sapientemente tecniche di diversi generi musicali, fondendo jazz e big band con l’hard rock. Assieme ai suoi compagni di band è stato nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada, il 9 maggio 1996. Il trio è stato il primo gruppo rock a ricevere tale onorificenza. Peart è inoltre l’autore di vari libri di viaggio, alcuni dei quali auto-prodotti: The Masked Rider, che documenta un viaggio in bicicletta attraverso il Camerun, fatto alla fine del 1988, Ghost Rider: Travels on the Healing Road, che è il resoconto dei suoi viaggi in motocicletta attraverso Canada, Stati Uniti, e Messico, successivamente alla scomparsa di moglie e figlia.
Neil Peart è considerato dal pubblico, dai critici e da altri musicisti, uno dei più grandi batteristi rock di tutti i tempi. Egli è inoltre stimato come uno dei migliori esecutori di assoli di batteria in concerto. All’interno degli assoli molto intricati di Peart vi sono spesso tempi dispari, complessi arrangiamenti, (talvolta pattern totalmente separati di braccia e gambe), e grande utilizzo di percussioni etniche campionate su pad elettronici. Al di fuori dei Rush, Neil ha pubblicato vari DVD, tra i quali “Anatomy of a Drum Solo“, dove spiega come costruire un assolo. Le sue influenze vanno da Keith Moon dei The Who al batterista jazz Buddy Rich, passando per John Bonham dei Led Zeppelin.
Peart, sin dalla sua entrata nei Rush, è l’autore della grande maggioranza dei testi dei Rush. In essi abbondano i riferimenti letterari. Tra i suoi testi più commentati troviamo degli omaggi al romanzo La vita è nostra di Ayn Rand; nel brano “Anthem“, che compare sull’album “Fly by Night“, del 1975, e nella suite “2112“, del 1976, che ne è una esplicita derivazione. Nei primi anni del gruppo gli scritti di Neil si focalizzavano principalmente sulla fantascienza. Dagli anni ottanta in poi si è aperto anche ad argomenti sociali e umanitari. I suoi testi continuano tuttora a dividere pubblico ed esperti del settore: ad esempio, è stato eletto da Blender il secondo peggior paroliere di sempre.