Ozric Tentacles + MantisMash + L’Ira del Baccano @ Planet - 05 05 2015Live Report Internazionali 

Ozric Tentacles: in viaggio tra i suoni della psichedelia @ Planet – 05 05 2015

Serata piena quella dello scorso martedi al Planet, dove si è concentrato un bel mix di suoni. Protagonista il rock psichedelico con Ozric Tentacles accompagnati da MantisMash e un’apertura de L’Ira del Baccano.

Alle 21,30 aprono lo show L’Ira del Baccano, formazione romana proprio niente male, composta da Alessandro “Drughito” Santori alla chitarra, Roberto Malerba alla chitarra e synth, Sandro “Fred” Salvi alla batteria e Massimo Siravo al basso, che si inerpica per le ripide strade della psichedelia con influenze hard rock. Particolarità della band è l’esecuzione di brani che sarebbe più consono definire delle suite, data anche la lunghezza media intorno ai 15 minuti. Infatti la loro esibizione consta di soli due pezzi, (e che pezzi!), strumentali: ” Volcano X13” tratto dall’ultimo disco “TERRA 42” (Subsound Records) e ” Tempus Inane Part 2″ dal primo album “Si non sedes is-Live” del 2008, ma impegnano ben 35 minuti senza mai annoiare, anzi riscuotono grande consenso e un lungo e affettuoso applauso. Graditissima scoperta, suoni onirici, ritmo trascinante (la sezione ritmica è stata fenomenale) condito da armonie ondeggianti di chitarre e synth, tutto dosato al giusto ed eseguito con maestria. Band da tener d’occhio, e dischi da riascoltare.

Con una certa rapidità si sgombra il palco dal set dell’Ira del Baccano per far posto al resto della strumentazione degli headliner, e proprio al centro si posiziona un synth e un laptop che serviranno per il supporter degli Ozric, MantisMash, timidamente presentato da Brandi Wynne: si capisce ben poco di quel che dice (e così sarà per tutta la sera) ma si intuisce che stia elogiando il “compagno di viaggio” con il quale dividono spesso il palco e che ormai fa parte della famiglia. Il suo set è più simile ad un DJ set, i suoni sono naturalmente tutti elettronici, ma mancano un po’ di pathos. Un prodotto decisamente più ballabile al limite del commerciale, inizialmente anche interessante, ma alla lunga tutti sono impazienti che arrivino loro… però bisogna aspettare ben oltre le 23 per allacciare le cinture, chiudere gli occhi e aprire tutti i recettori sensoriali per questo viaggio. Un itinerario che toccherà tutte le sfaccettature della psichedelia come se fossero isole nel deserto.

La formazione attuale di questa band, che ha visto la luce nel 1983 allo Stonehenge Festival, dopo decine di cambiamenti, si compone di Ed Wynne (chitarra, tastiere), sua moglie Brandi (basso), suo figlio Silas (tastiere/synth), Balàzs Szende (batteria) e Paul Hankin (percussioni). A differenza di pochi giorni fa, quando la batteria di Simon Phillips pur troneggiando sul palco lasciava molto spazio libero, stasera sembra che il palco si sia rimpicciolito fra tutti gli strumenti presenti: ai lati due stand per le tastiere, al centro due aste microfoni, (che a poco serviranno dato che loro non cantano e anche quando parleranno sarà difficile comprendere ciò che dicono), la rastrelliera per i bassi, una batteria di dimensioni normali ed un percussionista talmente nascosto e relegato ad un angolo che quasi non si vede dalle prime file. Infatti il campo visivo da sotto il palco è un po’ “affollato”. Per fortuna quello che conta è il suono, e per quanto verso il pubblico sembra che sia andato tutto bene, lo stesso non si potrà dire sopra il palco, dove Brandi già dalle primissime battute mostra qualche dubbio sull’uscita della sua spia: continuerà a chiedere di alzare il volume perché (a quanto dice) non sente il ritorno del suo strumento.

Quello che segue, per poco meno di due ore, è un lungo (a tratti interminabile) viaggio nel repertorio passato e presente, (il nuovo disco “Technicians of the sacred” è in uscita in questi giorni), attraverso mondi diversi: psichedelia, un po’ di elettronica, space rock, hard rock, qualche intermezzo arabeggiante. L’ascolto di alcuni brani a metà scaletta, (in particolar modo la batteria), portano a pensare che siano influenzati da certi suoni dei Pink Floyd, (forse dell’album del pifferaio o al massimo A sawcerful of secrets). Lungi da me il voler fare paragoni, chiaramente improponibili: il progetto dei tentacoli è tutta un’alta cosa, si percepisce che il loro non è solo “fare musica” ma è uno stile di vita, una missione. E’ evidente che loro stessi hanno intrapreso un viaggio cosmico e irrazionale e non c’è una meta se non la continua ricerca e sperimentazione di nuovi sound, nonostante il loro lato esteriore ci possa ingannare e far pensare che siano rimasti un po’ “indietro” nel tempo. Hanno mantenuto la mentalità hippie, (oltre all’abbigliamento, ai capelli lunghi e forse anche qualcos’altro…), quella voglia di esplorare e allargare la mente, anche attraverso l’esplorazione della musica.

Questo hanno fatto, più o meno, con grande dispendio di energie, (tranne per il giovane Silas che impassibile non ha mai distolto la concentrazione dalle sue tastiere), soprattutto del batterista. Purtroppo, come avevamo intuito all’inizio, Brandi ha continuato ad avere difficoltà con la spia e ad un certo punto ha esclamato che non poteva più andare avanti perché il ritorno sul palco era talmente pessimo che non poteva continuare. Ha quindi offerto biglietti gratis per un futuro concerto in Italia a chi le avrebbe scritto, e senza bis, (effettivamente richiesto dal pubblico), hanno salutato e lasciato il palco. C’è da dire che lato pubblico non possiamo assolutamente lamentarci per la qualità del suono, tra l’altro testato da diverse posizioni, quindi il piccolo imprevisto tecnico a mio avviso era limitato al basso di Brandi, (nessun altro ha segnalato altri problemi), ma non ha inficiato eccessivamente sull’esibizione.

Ammetto che è stato impegnativo (per me) arrivare fino alla fine del concerto, quando il mix dei suoni si è fatto più pesante, carico, complesso. Forse è necessaria un’apertura mentale tale che non tutti possono avere, o che in qualche maniera bisogna foraggiare. Fatto sta che in Italia gli Ozric Tentacles hanno un buon seguito e l’hanno dimostrato anche in questa occasione. Il viaggio è stato interessante, difficile, con panorami diversi, ma un viaggio è sempre un’esperienza e le esperienze servono sempre a conoscere e comprendere qualcosa di nuovo, o ad apprezzare qualcosa che si conosce già.

Setlist:

Jurassic Shift
Sploosh
Changa
Og-Ha-Be
Sultana Detrii
Mooncalf
Epiphlioy
Xingu
Tidal Convergence
Zenlike
The Sacred Turf
Coily
Eternal Wheel
The Throbbe

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