Recensione di Dinosaur Pile-Up – “Eleven Eleven”
Recuperiamo l’album “Eleven Eleven” dei Dinosaur Pile-Up, originariamente rilasciato ad autunno del 2015 e da fine agosto 2016 riproposto dalla SO Records (perché? Non l’abbiamo capito ma non fa niente). “Eleven Eleven” arrivava dopo una pausa di due anni dal precedente “Nature Nature” (ma ne erano passati 3 di anni, dall’esordio di “Growing Pains“). Non c’è fretta di andare avanti ma probabilmente desiderio di battere il ferro finché è caldo per il trio di Leeds e la SO Recordings: il risultato soddisferà il pubblico e soddisferà etichetta e band.
Nel suo attacco l’album “Eleven Eleven” può lasciare freddino ma c’è una sorta di maturazione crescente man mano che si avanza nelle tracce, intesi non è che si cominci come una boys band e si finisca come Erik Satie ma si percepisce comunque una consapevolezza nel realizzare la setlist dell’album che tiene conto del calo di attenzione che un full-length, in quest’era di distratti, produce.
Il risultato è positivo per il lavoro nel suo insieme, anche se i momenti non sono sempre allo stesso livello di qualità, e ci può stare. Indubbiamente essendo un trio l’impegno dei singoli musicisti è totale e costantemente presente, rendendo i brani intensi pur nella loro semplicità e linearità. Una caratteristica dei gruppi rock britannici è quella di avere, di solito, organici più ridotti, rispetto a quelli americani. Ci sono eccezioni ovviamente ma i gruppi americani, vuoi per ragioni culturali, vuoi per ragioni demografiche, tendono ad essere più numerosi. Essere in pochi in una band costringe a dedicare il 150% sulla musica (se non il 200%), non ti puoi appoggiare sul “momento” degli altri musicisti del gruppo per riposarti un attimo.
Si è detto semplicità e linearità ma non si pensi ad un lavoro tirato via in fase di incisione e produzione (ad opera di Tom Dalgety) – alcuni brani come “Anxiety Trip” e “Crystalline” presentano alcune raffinatezze in più.
La miscela funziona e la comune definizione per i Dinosaur Pile Up, l’alternative rock, nasconde molteplici influenze, punk (“Red And Purple“, la Title Trak), new wave, come in “Cross My Heart“, accenni hard rock, qualche impressione alla REM piuttosto palese, come in “Grim Valentine” e “Might As Well” (e la voce di Matt Bigland, aiuta molto in questa impressione), non snatura l’album (per chi non apprezza i REM) ma anzi, rende più vario il gruppo di Michael Stipe, se i REM fossero più vari (per chi non apprezza i REM).
In conclusione “Eleven Eleven” dà continuità alla maturazione artistica della band di Leeds. Pochi momenti dell’album si elevano dalla media ma nell’insieme risulta decisamente convincente e piacevole da ascoltare. Aspettiamo un nuovo e quarto album per scoprire dove andranno i Dinosaur Pile-Up.
Dinosaur Pile-Up – “Eleven Eleven”
Band/Artista: Dinosaur Pile-Up
Album: “Eleven Eleven”
Data Pubblicazione: Ottobre 2015/agosto 2016
Etichetta: SO Recordings/A-Sketch (japan)
Produzione: Tom Dalgety, Joe Jonas. Master John Davies
Cover Artwork: Nayfe Slusjan
Tracklist – “Eleven Eleven”
1-11:11
2-Red And Purple
3-Grim Valentine
4-Friend Of Mine
5-Nothing Personal
6-Anxiety Trip
7-Might As Well
8-Gimme Something
9-Bad Penny
10-Crystalline
11-Willow Tree
12-Cross My Heart
Line Up – “Eleven Eleven”
Matt Bigland: chitarra, voce
Jim Cratcheley: basso guitar
Mike Sheils; batteria
“Eleven Eleven” disponibile in digitale, CD e LP – link