Jethro Tull - This Was - 1968Recensioni Recensioni Internazionali 

Recensione di Jethro Tull – “This Was” 50th Anniversary Edition

This Was” 50th Anniversary Edition, disponibile dal 9 novembre, è il nuovo cofanetto dei Jethro Tull della serie, ormai in corso da diversi anni, di ristampa deluxe del catalogo classico della storica band, in versioni wilsonizzate (ossia remixate e ripulite da Steven Wilson, musicista geniale e brillante tecnico del suono), complete di succosi libri monografici e sorprendenti inediti.

di Jacopo Muneratti con contributi di Donald McHeyre.

Sembra ieri quando, nel 2011, uscì il primo box di “Aqualung“, inizialmente pubblicato come mini-box e qualche anno più tardi riproposto nel formato standard. Da allora, sono seguiti a ruota “Thick as a Brick“, “Benefit” (non proposto nel format book), “A Passion Play“, “Warchild“, “Minstrel in the Gallery“, “Too Old To Rock’n’Roll: Too Young To Die“, “Stand Up“, “Songs from the Wood” e “Heavy Horses“. “This Was (The 50th Anniversary Edition)” è la nuova aggiunta a questa collana che ormai ci vizia due volte all’anno con perversa regolarità. 

Generalmente queste uscite hanno il plauso dei collezionisti ma, purtroppo, con altrettanta perversa regolarità, ogni uscita è anche accompagnata dal solito noioso coro di detrattori che non possono tollerare una ristampa deluxe dei dischi classici: “ci spillano soldi”, “questo box non è il disco originale” (ma va?), “ho già l’album: che faccio con questo”, “si stava meglio quando si stava meglio”, “quando i treni venivano bonificati e le paludi arrivavano in orario”.

Statler e WaldorfPrima di dedicarci alle cose serie, ossia il cofanetto, chiariamo subito il nostro pensiero a riguardo. Per chi ama gli album proposti e ha qualche decina di euro da spendere, questi saranno senza dubbio acquisti senza pentimento: i remix sono fatti con cura e rispettosi dell’originale, completi anche dei brani scartati all’epoca (alcuni già proposti in cofanetti precedenti ma qua riuniti tutti insieme filologicamente e con qualità audio superiore, altri totalmente inediti e sconosciuti anche ai fan e ai ricercatori più accaniti) e, sorpresa sorpresa, coloro che non possono vivere senza i mix originale li troveranno sempre e comunque all’interno dei DVD. Inoltre, i libri che accompagnano questi cofanetti, opera per la maggior parte di Martin Webb ma con preziosi contenuti anche da parte di altri fan “privilegiati”, sono ricchi di immagini, testimonianze e preziosissime informazioni specifiche: in sostanza, unendo i box insieme, si otterrà il più completo archivio musicale possibile del periodo storico dei Jethro Tull.

Questi box, peraltro, sono anche spesso fonte di invidia da parte dei fan di molti altri gruppi: stiamo parlando di prodotti realizzati con estrema competenza e certosina cura editoriale e documentaristica, con pochissimi eguali nel panorama discografico internazionale e, tra le pietre di paragone, mettiamo anche i box pubblicati dagli altri gruppi a cui Steven Wilson ha prestato i suoi servigi. Ad esempio, i cofanetti dei King Crimson, benché ben curati (stiamo parlando di David Singleton e Sid Smith), sono molto meno a prezzo accessibile di quelli dei Jethro Tull, quegli degli Yes offrono senza dubbio pulizia del suono ma scarseggiano nei contenuti extra, quegli degli Emerson Lake & Palmer contengono il remix ma anche una copia esatta degli album originali, aumentando il senso che sia un acquisto superfluo, e così via. Forse le uniche ristampa che, come contenuti, rivaleggiano quelle dei Jethro Tull sono, sorprendentemente, quelle degli XTC, nelle quali vengono incluse anche versioni strumentali dei dischi, prove in studio, brani incompiuti e demo varie (anche se, comunque, i booklet inclusi non sono così dettagliati e i prezzi molto meno accessibili).
Se nonostante tutto, non siete ancora convinti della bontà di queste operazioni, ci dispiace, ma è un problema vostro: il valore e la validità di questo progetto restano immutati. 

“THIS WAS” L’ALBUM

Jethro Tull - This Was -1968 coverPubblicato il 25 ottobre 1968 in Europa e, solo a Marzo 1969 nel resto del mondo, “This Was” è il tipico album di debutto di una delle tante band di British blues/rhythm and blues dell’epoca, gruppi composti da musicisti cresciuti ascoltando bluesmen neri di Chicago che in patria non si filava nessuno. I Jethro Tull, infatti, così come loro altri illustri colleghi quali Fleetwood Mac, Ten Years After, Free, Chicken Sack, Yardbirds/Led Zeppelin, Steamhammer e Groundhogs (che poi, come loro, hanno intrapreso strade completamente diverse), hanno fatto la gavetta (ispirandosi o addirittura partecipandoci) con i maestri e padrini del blues britannico: Alexis Korner e John Mayall.

“This Was” è, quindi, un disco di blues rock con forti tinte jazz. Ai puristi del “progressive” (contraddizione in termini) potrebbe facilmente piacere poco e, in effetti, come per la maggior parte delle band dell’epoca, questo debutto non è certo rappresentativo di quello che renderà poi i Jethro Tull famosi in tutto il mondo negli anni successivi, complici anche la carenza di soldi e di esperienza. Certo è che all’epoca questi erano i Jethro Tull e questa era la musica che facevano. In effetti, in un certo senso, potremmo paragonare la situazione dei Jethro Tull a quella dei Pink Floyd: da un certo punto di vista è corretto affermare che i Floyd “originali” siano finiti con l’uscita del gruppo di Syd Barrett ma dall’altro, è altrettanto ovvio che abbiano raggiunto la maturità e la consapevolezza artistiche e, da non sottovalutare, la fama negli anni successivi.

Il disco non manca certo delle sue ingenuità, in realtà anche poche rispetto ad altri album di debutto di gruppi coevi (pensiamo, ad esempio, a Genesis o Yes). L’album, in effetti, pesca a piene mani, perlomeno nella sua costruzione da “Fresh Cream“, il disco di debutto, appunto dei Cream e non solo per la presenza in entrambi gli album di una versione riarrangiata del tradizionale “Cat’s Squirrel“. “It’s Breaking Me Up” sembra una versione riscritta di “Sleepy Time Time” e “Dharma For One” è palesemente basata, almeno nella struttura, su “Toad“. Comunque, il prodotto finale, rappresenta una delle punte di diamante del movimento del blues boom e, già in nuce, comprende intuizioni che troveremo espresse alla massima potenza solo pochi anni più tardi. Inoltre, la band compensa l’ingenuità stilistica con delle performance assolutamente brillanti: brutalmente, difficilmente troverete un album di debutto di un gruppo storico suonato così bene.

“This Was“, quindi, pur contenendo già i semi da cui germoglieranno i frutti negli anni successivi (“My Sunday Feeling“, “Beggar’s Farm” e “A Song For Jeffrey” suonano già come dei classici), è per forza di cose un disco abbastanza diverso da qualsiasi altro pubblicato dai Jethro Tull, soprattutto per via dell’ingombrante presenza del chitarrista Mick Abrahams: un vero e proprio band leader che metteva seriamente a rischio il ruolo di Ian Anderson nel gruppo. Proprio per questo è divertente immaginare come sarebbero potuti diventare i Jethro Tull in una realtà alternativa, magari ascoltando subito in successione l’ottimo album di debutto dei Blodwyn Pig (il gruppo che fonderà Abrahams una volta uscito dalla band). Probabilmente sarebbero durati molto meno e non sarebbero stati altrettanto originali ma avrebbero mantenuto comunque la raffinatezza che li contraddistingue e sarebbero stati comunque interessanti, solo in maniera diversa.

“This Is” IL COFANETTO

Jethro Tull -This Was - box 2018Partiamo subito dalla domanda che in molti si sono posti: valeva davvero la pena fare un’ulteriore edizione di questo album considerando che, tutto sommato, il doppio CD uscito dieci anni fa in occasione del quarantennale, non era compilato male e che il remix dell’album ivi contenuto, ad opera di Pete Mew, era senza dubbio apprezzabile? A questa domanda non c’è una vera risposta. Certo è che questa nuova edizione sembrerebbe essere stata pubblicata proprio per sostituire quella precedente: infatti tra i tre CD qui contenuti, 80 minuti sono stati presi pari pari (ahia!) proprio dalla “40th Anniversary Edition” (nello specifico, le BBC sessions, la versione mono dell’album e i mix originali su singolo di “One for John Gee”, “Love Story”, “A Christmas Song” e “Sunshine Day”). 

Per approfondire le BBC Session dei Jethro Tull – clicca qui

Il mixaggio di Steven Wilson è sicuramente più fedele alla versione classica (che però non è quella originale: su questo torneremo più tardi) rispetto a quello di Pete Mew ma, allo stesso tempo, è anche superiore. Dal punto di vista della fedeltà, questo cofanetto contiene la miglior versione del disco mai messa in commercio e le differenze sono notevoli soprattutto nella batteria. Il lavoro di Steven Wilson in questo caso è ancora più apprezzabile del solito, dato che l’album è stato registrato su quattro piste e alcuni strumenti, generalmente basso e batteria, sono stati incisi su un’unica pista rendendoli, di fatto, non separabili.

Associated Recordings

Come al solito, ci sono anche le “associated recordings”, ossia brani risalenti a quello specifico periodo storico della band ma non incluse nel disco originale e il che, solitamente, include B-side, pezzi inclusi in raccolte, alternate take e, in qualche caso, pezzi totalmente inediti, incisi e poi dimenticati, mai più riproposti e riscoperti solo ora.

Cominciamo dalla nota dolente: non è stato possibile remixare “Aeroplane“, “Sunshine Day“, “Blues for the 18th“e “One for John Gee” a causa dell’assenza dei master originali. Anzi, a dire il vero, parrebbe proprio che l’ultima di queste sia stata registrata direttamente in mono, rendendo un remix totalmente impossibile già in partenza. Questi pezzi vengono quindi relegati e quasi nascosti sul secondo CD del cofanetto, assieme ai mixaggi alternativi dell’epoca e all’altro materiale già presente sul cofanetto del quarantennale. Un peccato, filologicamente, dato che i primi due (“Aeroplane” e “Sunshine Day“) insieme costituivano il primo singolo uscito a nome Jethro Tull (solo nelle intenzioni, in realtà, dato che un errore di stampa fece sì che sull’etichetta del disco comparisse il nome Jethro Toe) e che la terza compaia qui per la prima volta su un prodotto ufficiale dei Jethro Tull: inizialmente era stata stampata negli anni ’90 all’interno di alcune collezioni dedicate al produttore Derek Lawrence, diventando subito una chicca ricercata e fortemente desiderata dai collezionisti. Per fortuna, i master di “Love Story” e “A Christmas Song“, uscite come 45 giri nel novembre 1968, sopravvivono intatti: non solo, a differenza dell’album, sono state registrate su otto piste e possono quindi beneficare di un trattamento Wilson al 100%. Infatti, suonano splendidamente.

Per quanto riguarda le session del gruppo, dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo, ossia non molto. Le prime due sono una take alternativa di “Serenade to a Cuckoo” (originariamente composta da Roland Kirk), molto piacevole da ascoltare ma né più apprezzabile né più disprezzabile da quella finita su album e una prima versione di “Someday The Sun Won’t Shine For You“, identica nell’arrangiamento ma affrontata ad un tempo più veloce. Forse molto più interessante è la versione alternativa di “Move on Alone“, pezzo composto da Mick Abrahams, nella cui versione su album Ian Anderson non canta e non suona, con il flautista e cantante che qui esegue la parte che poi su disco invece eseguiranno i fiati – arrangiati nientemeno da David Palmer  forse colui che in futuro, oltre a Anderson stesso, contribuirà di più a creare il sound dei Jethro Tull, ancora prima di diventarne membro effettivo nel 1977. Possiamo affermare che questa versione suoni molto più Tulliana rispetto all’altra ma che, tutto sommato, quella ufficiale finita su disco sia riuscita meglio.

Come di consueto, c’è anche un titolo inedito “Ultimate Confusion” che, però, non si tratta di una composizione vera e propria ma di tre minuti di caos musicale improvvisati in studio per trovare un finale al disco: Ian Anderson, spiega, infatti, nel libro che, nonostante le due cover (“Serenade to a Cuckoo” e “Cat’s Squirrel”), la band non voleva pubblicare standard blues sull’album, preferendo degli originali al loro posto. Questo esperimento è stato giudicato poco soddisfacente e, in effetti, suona incredibilmente ingenuo e pomposo e su disco è stato sostituito dalla breve, inconcludente ma molto più piacevole “Round“: strumentale di appena un minuto di durata dalla struttura meno free e più tradizionale. 

Infine, il cofanetto contiene anche un terzo CD con il mixaggio in stereo e mono usciti originariamente in Gran Bretagna nel 1968. Va sottolineato, infatti, che la versione poi divenuta classica dell’album è in realtà il secondo mix ufficiale del disco, originariamente preparato per lìedizione americana di marzo 1969 e poi diventato quello definitivo. Il che significa che “This Was” è il disco dei Jethro Tull che ha avuto più mix in assoluto:

  • Stereo, 1968 (presente solo sulla prima edizione del disco e ristampato in CD per la prima volta all’interno di questo cofanetto);
  • Mono, 1968 (pubblicato per la prima volta su CD nella versione del quarantennale del 2008);
  • Stereo, 1969 (stampato in tutte le edizioni CD dell’album precedenti a questa e, di fatto, più che altro una versione con lo spettro sonoro invertito rispetto a quella dell’anno prima ma con alcune differenze notevoli sui brani “Beggar’s Farm“, “Move On Alone” e “It’s Breaking me Up“);
  • Remix stereo del 2008 di Peter Mew
  • Remix stereo del 2018 di Steven Wilson
  • Remix quadrofonico del 2018 di Steven Wilson, contenuto all’interno di questo cofanetto in DVD.

Non manca, poi, il solito eccellente libro di 96 pagine ad opera del sempre minuzioso e ottimo Martin Webb che comprende la storia di come il gruppo si è evoluto dalla John Evans Band ai Jethro Tull, attraverso i vari cambi di formazione e di nome, interviste con gli altri membri del gruppo, alcune d’archivio, altre realizzate appositamente per questo box, le solite interessantissime note brano per brano di Ian Anderson, la cronologia delle session e dei live di quel periodo e varie foto d’epoca, molte delle quali proposte qua per la prima volta.

GLI ANELLI MANCANTI

Jethro Tull - 1968Nonostante tutto questo ben di Dio, viene subito da domandarsi se non potesse esserci spazio per altro. Pare che nelle compilazioni del cofanetto Ian Anderson sia stato perentorio: niente materiale che non sia stato inciso dai Jethro Tull (“Aeroplane“e “Blues for the 18th“, inizialmente incise dalla John Evans Smash, sono un’eccezione solo perché già apparse ufficialmente precedentemente): quindi, molti dei brani riportati nella cronologia, alcuni dei quali sicuramente ancora esistenti, sono stati automaticamente esclusi. Tanto per torturarvi, ve li citiamo: “The Man With The Weird Beard” (John Evans Smash), “From 21 Substract“, “On the Seventh Side of Nine“e “Invasion into Privacy“(The Candy Coloured Rain). Questo, ovviamente, esclude anche la ristampa di “Live 1966“, l’unica registrazione d’archivio esistente di un live della John Evans Band, uscita in edizione limitata in allegato alla fanzine “A New Day” nel 1990 e mai più ristampata.

Come se non bastasse, però, proprio nell’ultima edizione della fanzine “A New Day”, il batterista Clive Bunker ha parlato dell’esistenza di un acetato, ancora in sua possessione, contenente due brani inediti a nome Jethro Tull: “Low Level Large Cut” e “Sky“. Entrambi i brani esistono solo su questo acetato che, ormai, porta i segni del tempo. Interpellato a riguardo, Ian Anderson ha detto di non ricordarsi assolutamente di questi due pezzi e, ascoltandoli, ha concluso che non sia lui a cantare o a suonare il flauto (!) e ne ha bloccata la pubblicazione. Speriamo che prima o poi escano fuori perché, comunque, la partecipazione di Bunker e di Mick Abrahams sembrerebbero essere assodate. Inoltre, Anderson ha anche detto di non essere sicuro di comparire su “Sunshine Day” ma, francamente, la sua voce, armonizzata a quella di Mick Abrahams si sente eccome! 

Nel libretto Anderson parla anche di un brano dell’epoca intitolato “Take Me With You” che sembrava riscuotere particolare successo durante le esibizioni dal vivo: i Jethro Tull, a quanto pare, avrebbero tentato di portarlo in studio per poi abbandonarlo perché non riusciva sufficientemente bene. Il brano, però, non sembra essere presente nei nastri e nella sessionografia ed è quindi probabile che sia solo stato provato ma che, di fatto, non sia stato realmente inciso.

Inoltre, i curatori di questo cofanetto speravano anche di poter recuperare, perlomeno in forma audio, l’apparizione dei Jethro Tull al programma TV della BBC “Colour Me Pop“, andata in onda il 2 novembre 1968 e contenente frammenti di una performance live registrata a Croyodon il 29 settembre (nello specifico, “My Sunday Feeling“, “Beggar’s Farm“, “Serenade to a Cuckoo” e il classico blues “Rock Me Baby“) ma, purtroppo, i Master sembrano essere svaniti nel nulla (sicuramente riutilizzati) e all’epoca i videoregistratori non erano certo alla portata di tutti…

CONCLUSIONE

Di per sé, ci troviamo di fronte quindi al solito lavoro curato, minuzioso, che tiene a mente le esigenze dei fan anche se, stavolta, possiamo considerarlo forse leggermente superfluo a causa del conflitto di interessi con la versione del quarantennale uscita 10 anni fa. Non è, in effetti, una situazione analoga a quanto accaduto tra la versione deluxe del 2010 di “Stand Up” (compilata con i piedi) e quella Steven Wilson del 2016 (filologicamente ben curata e perfetta). Il nostro suggerimento è di considerarla un gustoso aperitivo per prepararci psicologicamente alla versione deluxe di “Stormwatch“, il dodicesimo album in studio dei Jethro Tull, uscito nel 1979 e considerabile come l’ultimo della formazione classica, in programma per la primavera dell’anno prossimo: si tratta di uno dei cofanetti più attesi e si preannuncia già da ora come uno di quelli più eccitanti. Nel frattempo, gustiamoci quello che abbiamo e continuiamo ad apprezzare questa preziosissima collana, ringraziando che una fortuna del genere sia capitata proprio a noi fan dei Jethro Tull. Questi cofanetti, oltretutto, hanno anche un rapporto qualità/prezzo molto buono, complice anche il fatto che vengono stampati in edizione limitata. Consigliamo, infatti, di affrettarsi a prenderli nel caso siate interessati, perché alcuni (“Thick as a Brick“, “A Passion Play” e “Minstrel in the Gallery“) sono ormai diventati introvabili, almeno prezzi accessibili. 

 

JETHRO TULL – “THIS WAS 50th Anniversary Edition”

Artista/Band: Jethro Tull
Album: “This Was”
Data di Pubblicazione: 25 ottobre 1978 (This Was), 9 novembre 2018 (50th Anniversary Edition).
Etichetta: Chrysalis e Parlophone Records

TRACKLIST – “THIS WAS 50th Anniversary Edition”

Disc One: Steven Wilson Stereo Remix:
1. “My Sunday Feeling”
2. “Some Day The Sun Won’t Shine For You”
3. “Beggar’s Farm”
4. “Move On Alone”
5. “Serenade To A Cuckoo”
6. “Dharma For One”
7. “It’s Breaking Me Up”
8. “Cat’s Squirrel”
9. “A Song For Jeffrey”
10. “Round”

Associated Recordings:

11. “Love Story”
12. “A Christmas Song”
13. “Serenade To A Cuckoo” (Take 1)*
14. “Some Day The Sun Won’t Shine For You” (Faster Version)*
15. “Move On Alone” (Flute Version)*
16. “Ultimate Confusion”*

* previously unreleased

Disc Two:
1. “So Much Trouble” (BBC Sessions)
2. “My Sunday Feeling” (BBC Sessions)
3. “Serenade To A Cuckoo” (BBC Sessions)
4. “Cat’s Squirrel” (BBC Sessions)
5. “A Song For Jeffrey” (BBC Sessions)
6. “Love Story” (BBC Sessions)
7. “Stormy Monday” (BBC Sessions)
8. “Beggar’s Farm” (BBC Sessions)
9. “Dharma For One” (BBC Sessions)
10. “A Song For Jeffrey” (Original Mono Mix)
11. “One For John Gee” (Original Mono Mix)
12. “Someday The Sun Won’t Shine For You” – Faster Version (Original Mono Mix)*
13. “Love Story” (Original Mono Mix)
14. “A Christmas Song” (Original Mono Mix)
15. “Sunshine Day”
16. “Aeroplane”
17. “Blues For The 18th”
18. “Love Story” (1969 US Promo Single Stereo Mix for FM Radio Airplay)
19. US FM Radio Spot #1
20. US FM Radio Spot #2

Disc Three:
1. “My Sunday Feeling” (Original Stereo Mix)
2. “Some Day The Sun Won’t Shine For You” (Original Stereo Mix)
3. “Beggar’s Farm” (Original Stereo Mix)
4. “Move On Alone” (Original Stereo Mix)
5. “Serenade To A Cuckoo” (Original Stereo Mix)
6. “Dharma For One” (Original Stereo Mix)
7. “It’s Breaking Me Up” (Original Stereo Mix)
8. “Cat’s Squirrel” (Original Stereo Mix)
9. “A Song For Jeffrey” (Original Stereo Mix)
10. “Round” (Original Stereo Mix)
11. “My Sunday Feeling” (2008 Remastered Version – Mono)
12. “Some Day The Sun Won’t Shine For You” (2008 Remastered Version – Mono)
13. “Beggar’s Farm” (2008 Remastered Version – Mono)
14. “Move On Alone” (2008 Remastered Version – Mono)
15. “Serenade To A Cuckoo” (2008 Remastered Version – Mono)
16. “Dharma For One” (2008 Remastered Version – Mono)
17. “It’s Breaking Me Up” (2008 Remastered Version – Mono)
18. “Cat’s Squirrel” (2008 Remastered Version – Mono)
19. “A Song For Jeffrey” (2008 Remastered Version – Mono)
20. “Round” (2008 Remastered Version – Mono)

DVD:
– Original album and bonus tracks remixed by Steven Wilson in 4.1 DTS and AC3 Dolby Digital surround and 96/24 LPCM stereo

– “Love Story” and “A Christmas Song” in 5.1 surround

– 1969 U.S. stereo mix in 96/24 LPCM stereo

Jethro Tull 1968 back cover

 

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