Recensione di Rideau – “Rideau”
Rideau, nuova band svedese al suo debutto discografico con l’omonimo album uscito il primo di aprile, data appropriata per ogni band che vuole essere presa sul serio.
Making Of di una recensione:
Quando la redazione mi passa il presskit di un nuovo album, arrivato da poco e da recensire, so già che dovrebbe entrare più o meno (in questo caso meno) nelle mie corde musicali, più che nei gusti, che sono un’altra cosa (eri di turno tu, caro Simone – ndr).
Quindi, aperto il “pacchetto”, il mio approccio iniziale consiste nell’ignorare ogni altro materiale che non sia quello audio e buttarmi nell’ascolto della musica. Il primo ascolto è in apnea totale, senza interruzioni, lasciando la musica entrare dentro di me, senza essere distratto da immagini e “chiacchiere” stampa di presentazione, per applicare al meglio un ascolto senza aspettative e pregiudizi.
Poi, studio le copertine, le foto della band, e mi leggo le presentazioni stampa. Queste ultime in particolare, alcune volte sono utili, ma spesso sono un insieme di frasi fatte da venditore di pannolini e prive del minimo per avere qualche dettaglio utile da utilizzare per una recensione.
Con i Rideau siamo in una via di mezzo. Qualche informazione, ma non quelle che interessano a me.
I successivi ascolti sono più certosini, raggruppando le tracce in lotti da ascoltare separatamente, e cominciando ad intuire, dal secondo o terzo ascolto (delle volte quarto o quinto eh…), uno schema, un senso di coesione. Perché un album va recensito anche per quel che dice nel suo insieme. Spesso la somma delle singole parti (le tracce) non dà come risultato un analogo valore all’album, preso nel suo insieme.
“Rideau”: le tracce
“Rideau” è un noioso album pieno di belle canzoni, o meglio di bei momenti che arricchiscono le canzoni. La struttura punk rock è analoga a quasi tutti i pezzi, tanto da sembrare appartenenti alla stessa traccia, al primo ascolto “cieco” e senza aspettative. Ovviamente sono molto ben suonati, siamo pur sempre nel 2016 e ovviamente sono anche ben arrangiati, sia nelle loro parti, semplicemente power trio rock, sia per gli inserti più raffinati di sax e tastiere da studio, sia per gli assoli di chitarra e dello stesso sax, assolutamente coinvolgenti.
L’album inizia con “Eye Closure” un breve brano, “soft” e di atmosfera, che con un recitato “Find yourself a quiet place to relax. Now close your eyes, take a long slow deep breath in through your nose…” vorrebbe in modo ingenuo calmarci prima della tempesta, come se non succedesse già in un milione di album precedenti a questo.
Intesi, l’effetto è ben riuscito se siete al vostro terzo ascolto di un disco in tutta la vita, ma non si può essere assolutamente d’accordo con la loro presentazione stampa dell’album quando dice (traduco): “Non è procedura molto comune per un disco rock iniziare con una voce calma e ipnotica che invita l’ascoltatore a rilassarsi“. A meno che non inseriamo questa frase nel contesto di una specie di “concept“: l’ipnotismo, le cui pratiche mirano a svelare la tenda (rideau) che copre il nostro subconscio, e dietro questo subconscio ci sarebbe una tempesta di riff micidiali, assoli assassini, ritmi accattivanti… e una voce che se fosse stata più duttile e “interpretativa” forse non grideremmo al capolavoro… questo no… ma sicuramente non avrebbe fatto nessun male alla musica di questo album.
“Rideau”: l’intero album
In un modo che non so quanto consapevole da loro stessi, il punk rock “evoluto” dei Rideau si accosta tanto a quello di un album seminale per il genere, ossia quel “Nadir’s Big Chance“, di Hammilliana memoria, che vedeva nel 1975 il generatore Van Der Graaf al completo, indicare la strada per il moderno punk–new wave, nel tentativo di fare un album di rock “normale”. E non sono soltanto gli stralunati assoli di chitarra ma fatti con il sax elettrificato, che mi fanno indurre a pensare questo.
Poi, dopo 11 brevi tracce, belle, grintose, più o meno uguali, con qualche accenno blues di tanto in tanto, si arriva alla traccia conclusiva di 10 minuti, “December“, che racchiude quasi tutto quello che già abbiamo ascoltato nei 30 minuti precedenti, ma lo racchiude meglio.
In conclusione avrete avuto la percezione che l’album non mi sia piaciuto. L’album non mi è piaciuto, ma i Rideau si. Si sente che il gruppo che ha molto da dire, deve solo capire ancora come dirlo al meglio. La produzione professionale aiuta tantissimo e d’altronde capita da sempre che un buon arrangiamento mascheri pochezza di idee. Qui le idee ci sono, ma manca il coraggio di presentarle in una veste meno scontata. Nel prossimo album mi aspetto molto di più e forse il suo ascolto mi aiuterà ad apprezzare questo primo lavoro di debutto.
Rideau – “Rideau”
Band/Artista: Rideau
Album: “Rideau”
Data Pubblicazione: 1° Aprile 2016
Etichetta: Mutuny Records/OMN
Produzione: Rideau e Sebastian Forslund. Mix di Jens Bogren.
Tracklist – “Rideau”
1-Eye Closure
2-Ecstasy
3-The Bull And The Dove
4-I Guess It’s So
5-Mayday
6-Reverend Bob
7-Stand Still
8-No Air, No Food, No Luck
9-Bloodshot
10-Dvala
11-Shameday
12-An Act Of Revolution
13-December
Line Up – “Rideau”
Gabriel Öberg: voce
Carl Magnus Palm: chitarra
Kristofer Sundberg: batteria
Numerosi musicisti ospiti, ci piacerebbe conoscerne i nomi e i ruoli.
L’album è disponibile in CD fisico, LP e Digitale > link