Sempre meno pubblico ai concerti: ecco perchéMusic Business 

Sempre meno pubblico ai concerti: ecco perchè

Facevo un giro su facebook, (nostro vero ed unico Dio, ormai), ed ho iniziato a considerare alcuni dettagli che credo possano rispondere alla frequente domanda: “perché c’è sempre meno pubblico ai concerti?”.

Tra una polemica e l’altra leggo spesso (e non solo io) di musicisti che si lamentano del fatto che ai proprio concerti c’è un pubblico particolarmente esiguo e che quasi tutti gli appassionati sono ormai diventati rocker /metaller da tastiera, così vengono chiamati. Si tratta di persone che sui social condividono la fede del rock, ma che poi ai concerti non vanno mai (o quasi). Tendenza decisamente proporzionale all’importanza del concerto stesso comunque: è chiaro che più il concerto è di richiamo e più il pubblico supererà la propria pigrizia, ma restiamo sul punto. Tralasciamo anche il fatto che poi quelle stesse persone raramente riesci ad incontrarle ad un concerto dal vivo in cui non devono esibirsi, ma restiamo sul punto.

Valutiamo il tutto sotto il punto di vista di quelle persone che ai concerti non vanno.

La vita, si sa, è piena di impegni, imprevisti, lavoro, problemi, pochi attimi di gioia, spesso impercettibili, e allora resta pochissimo tempo libero. Aggiungiamo il fatto che oggi il pubblico del rock è per la maggior parte composto da persone che hanno più di 25/30 anni, (a tenersi bassi), e quindi quelle stesse persone presumibilmente hanno famiglia e responsabilità che non gli permettono di uscire tutte le sere. Mettiamoci anche la crisi che impone un occhio al budget e il fatto che magari non tutte le volte che una persona esce ha voglia di vedere un concerto live. Ed ecco che, andare tutte le sere ad un concerto è impossibile, riuscire a farlo una volta a settimana è difficile, tentare una volta al mese potrebbe essere alla portata di tutti. Ma di concerti se ne fanno decine e decine tutte le sere, dunque è inevitabile che una singola persona perda la maggior parte dei concerti. La matematica è semplice.
In  supporto di quella persona però arrivano i professionisti del settore.

Reporter di tutto il mondo unitevi!

Gli unici e soli, e neanche sempre, che possono stare dietro ad un calendario serrato, grazie alla suddivisione dei compiti e alla grande passione, sono proprio loro: i reporter. E se poche ore dopo il concerto chiunque può sapere cosa è accaduto attraverso parole, immagini e video, perché fare la fatica di uscire di casa, incastrare gli impegni, spendere soldi e tempo?

Sinceramente non mi sento di biasimare i rocker da tastiera.

Mi piace questa situazione? No, ma non credo abbiano tutti i torti, né che ci sia soluzione fintanto che gli uni puntano il dito sugli altri. Penso piuttosto che bisognerebbe rendere le serate, (alcune almeno), più appetibili. Innanzitutto evitando 4 e più band sul palco: 3 sono già troppe, anche per i concerti grandi, figuriamoci per quelli piccoli. E anche se ci sono tantissime altre riflessioni da fare, secondo me il punto principale è proprio questo.
Per andare a vedere una band che ti interessa devi ascoltarne (male) altre 3 o più, non hai il tempo di scambiare due chiacchiere con gli amici, a meno di uscire dal locale e smettere di “supportare” le altre band, non hai il tempo di capire se una o più di quelle band meritano, e alla fine della serata sei comunque sfiancato perché si è fatto tardi, (magari la mattina dopo hai anche la sveglia presto), i timpani sono stati investiti da suoni ad alti volumi per ore e magari il concerto è anche iniziato particolarmente presto per permettere alla scaletta di contemplare tante band. Che fatica!

Ecco, forse il modo in cui vengono proposti i concerti non è del tutto ininfluente rispetto alla quantità di persone che vanno a vederli.
Per fortuna continueranno sempre ad esserci coloro che, irriducibilmente, sosterranno la musica e le scene locali, ma ricordiamoci che per non morire si ha bisogno anche del sostegno di chi lo fa “a tempo perso”.

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