Strana Officina @ Traffic - 18 12 2015Live Report Live Report Nazionali 

Strana Officina: il rock italiano sta bene e vi saluta @ Traffic – 18 12 2015

Strana Officina, SOS e Burning Black, tre generazioni di rock si sono incontrati sul palco del Traffic di Roma, venerdì 18 dicembre.

Long live rock ‘n’ roll, punk’s not dead and… metal up your ass!
Di metallo si parla oggi infatti, e non di quello leggero, ma del caro vecchio heavy metal.
Recentemente, ho sentito alcuni definire la nostra penisola un “paese non rock“, in quanto incapaci di trovare esempi di artisti in grado di rivaleggiare con quelli stranieri. Obiezione, vostro onore!
Vorrei sottoporre all’attenzione di corte e giuria, quanto da me visto e sentito la sera del 18 dicembre al Traffic Live Club di Roma.

SOS

Inizierei quest’arringa… pardon, questo report, esaminando la prima band di suddetta serata, i SOS.
Storica formazione romana attiva dalla prima metà degli anni ’80 che, nonostante il tempo, i numerosi cambi di musicisti, e le difficoltà riscontrate da qualsiasi gruppo voglia rockegiare duro in Italia, non ha – quasi – mai perso la voglia di suonare, esibirsi e incidere su disco tonnellate di decibel in lingua nostrana. Ecco la prima e più importante particolarità dei SOS: abbastanza rari i casi in cui si sono espressi in lingua anglofona.
Nell’attuale formazione troviamo: gli inossidabili Fernando Regaldo (chitarra) e Bruno Baudo (voce), provenienti dalle prime incarnazioni della band capitolina, seguiti dai fedelissimi Dario Calì (batteria) e Riccardo Foti (altra chitarra); nuovo acquisto – ma non troppo – invece, il versatile bassista Michele Raspanti, già attivo in altri combo romani come Graal e Secret Rule.
Il repertorio hard ‘n’ heavy propinatoci dal quintetto comprende alcuni classici immancabili nelle loro esibizioni: “La Soglia Del Dolore”, “Mi Sono Innamorato Di Una Porno Star“, “L’Inferno è Qui“. Già, proprio qui, e inizio anche ad accorgermene dato che pian piano l’area concerti del Traffic si gremisce di persone e la temperatura passa da “non si sta malaccio” a “se non mi tolgo il giacchetto schiumo peggio di una doppio malto”.

SOS Riccardo e Bruno @ Traffic - 18 12 2015Vorrei chiamare quel ragazzo che agita i capelli lì in fondo al banco dei testimoni. Mi dica Sig. Metallaro Italiano, cosa ne pensa dei SOS?
« Si beh, mi coglie un po’ impreparato, vediamo… sezione ritmica non banale, soli di chitarra abbastanza sconvolgenti… wow, hey! Fernando fa il giochino del suonare coi denti come Hendrix! Bruno poi, se la canta magnificamente. Spaccano amico, meglio che su disco! »
Meglio che su disco, mi trova concorde. Grazie Sig. Metallaro Italiano, torni pure a fare headbanging, forse la risentiremo più avanti.
A metà set spicca poi una cover abbastanza singolare, “Mani Chiuse” del cantautore Marco Conidi, a cui i stessi SOS hanno aperto un concerto tempo addietro. Scelta coraggiosa ma non insensata, il brano – sicuramente uno dei più rock del Conidi – s’incastra perfettamente nella scaletta, e l’arrangiamento fatto dai nostri lo amalgama in maniera egregia al loro repertorio.
L’esibizione si chiude con un bel regalino – è Natale e a Natale puoi suonare di piuuu’ – : “Shock Da Rock” è infatti un inedito molto energico che sarà presente nella prossima fatica in studio del gruppo, che vedrà, oltre a questo, reincisioni di vecchi brani con l’attuale formazione.
Invito quindi tutti i presenti ad assistere a uno show dei SOS, convinto che ciò vi possa aiutare a farvi una nuova opinione sul rock italiano.

Set List – SOS

Inizio esibizione: 21:45

Ho Bisogno Del Tuo Amore
L’Inferno è Qui
La Soglia Del Dolore
Scorpioni & Veleni
Mani Chiuse (Marco Conidi Cover)
Mi Sono Innamorato Di Una Porno Star
Bang Bang Boogie
Shock Da Rock (Inedito)

Fine esibizione: 22:20

Line Up – SOS

Fernando Regaldo: Chitarre
Bruno Baudo: Voce
Dario Calì: Batteria
Riccardo Foti: Chitarre
Michele Raspanti: Basso

SOS @ Traffic - 18 12 2015

Burning Black

Giudice e giurati non sembrano ancora soddisfatti, mi tocca tirar fuori dalla ventiquattrore – in realtà col reddito attuale al massimo potrei permettermi una ventiminuti – la cartella Burning Black. Chi sono i Burning Black?
Giovani capelloni dal look giusto che suonano così bene da togliere due mani d’intonaco alle pareti del locale.
Basterebbe quest’unica frase per descriverli, ma per amor di giustizia, cercherò di essere più esplicativo.
Questi musicisti di Treviso sono scesi dall’Altitalia per portarci nient’altro che il meglio del meglio dei loro tre album in studio.
Grazie Sig. Reporter Dei Nostri Anfibi, se non ce l’avesse detto lei, avremmo pensato che la band fosse venuta per suonarci un Greatest Hits di Al Bano & Romina Power. Le influenze power le hanno eccome questi ragazzi, ma non quelle della figlia di Zorro; come tutti gli heavy metaller della nuova guardia – il cambio è avvenuto intorno agli anni 2000 – i nostri tingono di power metal il loro genere musicale, con ritmiche sostenute e parti soliste a una velocità luce che neanche il Millennium Falcon.
Bando alle citazioni cinematografiche, parliamo un attimo della ritmica, anzi di quel ragazzo col codino seduto dietro le pelli.
David Folchitto, per chi non lo conoscesse, è un rinomato batterista (vedi: macchina-da-guerra) romano che vanta collaborazioni con…
Ok, dovrei scrivere un altro articolo solo per elencarle tutte, mi limito quindi a citare Stormlord, Kaledon, Prophilax e Tular. Per ulteriori informazioni vi rimando al suo curriculum, sappiate solo che, nelle vesti di special guest con i Burning Black, se la cava in una maniera che definire impeccabile è riduttivo.
Ma David non è l’unico professionista sul palco, tutta la band offre un’ottima prova musicale facendo anche fronte ad alcuni problemi tecnici, sorti a inizio spettacolo, con prontezza e abilità.
Tra i brani che più mi colpiscono ci sono l’evocativa “Purgatory Child“, “Flag Of Rock” – vero e proprio inno – e “Hell Is Now“.
L’inferno per i SOS era QUI, per i Burning Black è ADESSO. E gli do ragione, l’atmosfera nel locale è ormai a livello “mi sono tolto la giacca, ma vorrei strapparmi la pelle”, visto il pubblico numeroso.
Mi sento di concludere con due appunti, uno dolce e uno amaro.
Torroncino natalizio: è stato un piacere rivedere questi ragazzi in quanto avevo già avuto occasione, mesi fa, di ascoltarli e condividere il palco con loro, assieme alla mia band, sempre al Traffic Live Club.
Carbone della befana: spero di rivederli presto in quanto, causa mancanza fondi – avevo già speso tutto per la ventiminuti – non ho potuto acquistare neanche uno dei loro album, che invece meritano di essere comprati, ascoltati e riascoltati fino a fondere lo stereo.
A presto guys, vorrei dare un unico consiglio – se posso permettermi – al chitarrista Eric Antonello.
Suoni da paura Eric, e ti voglio bene, ma i potenziometri arancioni sull’Ibanez sono veramente un cazzotto nell’occhio.
Fidati! Te lo dice quello che sale sul palco coi pantacollant leopardati.

Set List – Burning Black

Inizio esibizione: 22:45

Do Lung Bridge
Mercenary Of War
Love Me
Purgatory Child
Fight To Dream
Remission Of Sin
Hell Is Now
Secrets To Hide
Flag Of Rock

Fine esibizione: 23:25

Line Up – Burning Black

Dan Ainlay: Voce
Eric Antonello: Chitarre
Chris Jeremy: Chitarre
Rick Holmes: Basso
David Folchitto: Batteria

Burning Black

Strana Officina

La corte resta interdetta, la giuria accoglie stranita le mie dichiarazioni.
Fight Fire With Fire, rispondo allo stranirsi con gli Strana Officina. Prima di esporre nuovamente la mia testimonianza però, è bene dare qualche cenno storico.
L’Officina – con la “O” maiuscola – apre i battenti a Livorno negli anni ’70, trovando la propria stabilità lavorativa solo nel decennio successivo con l’equipe di metal-meccanici formata da: i fratelli Fabio e Roberto Cappanera (chitarra e batteria), avviatori e proprietari dell’attività, Enzo Mascolo (basso) e Daniele “Bud” Ancillotti (voce). Il quartetto toscano è tra i primissimi a suonare metallo pesante nella nostra penisola, vero e proprio iniziatore assieme a illustri colleghi del calibro di Vanadium e Death SS. Dopo alcune importanti uscite discografiche e varie collaborazioni in compilation di metallo italiano, l’Officina subisce un duro colpo: nel 1993 un incidente d’auto si porta via Fabio e Roberto.
Ciò conduce inevitabilmente allo scioglimento del gruppo, che resterà inattivo per più d’un decennio per poi rinascere grazie all’arrivo in formazione di due ottimi elementi provenienti sempre dalla famiglia Cappanera: Dario “Kappa” alla sei corde e Rolando “Rola” alle percussioni. Il rinato quartetto rilascia quindi nuovi lavori in studio, tra cui un album di inediti da mozzare il fiato, ed è pronto a dimostrare che l’Officina non è stata una cometa passeggera nel cielo del rock italico, bensì una stella del firmamento che difficilmente si spegnerà.

Mentre Rola, Kappa, Enzo e Bud fanno il loro ingresso on stage la sala è già passata da “mi strappo l’epidermide” a “girone dantesco”.
C’è talmente tanta gente che sembra di stare in un tram al centro nell’ora di punta.
Mr. Ancillotti ci lancia qualche «ciao» e «buonasera» di circostanza e subito si parte a cannone con “The Ritual“, opener e title-track del secondo EP del gruppo. Per quanto il pubblico – e il sottoscritto, of course – resti coinvolto dal brano, le teste iniziano a ondeggiare sul serio solo con la successiva “King Troll“, apertura di “Rock & Roll Prisoners“, primo e unico full-lenght registrato dalla formazione originale.
Dario “Kappa” Cappanera splende nell’eseguire il solo e ci fa subito capire chi comanda, chi porta i pantaloni in questa casa, chi imbraccia la sei corde in questa band.
Dopo due estratti in lingua inglese, è tempo di rispolverare un po’ del nostro idioma, e quale pretesto migliore di “Profumo Di Puttana“?
La meretrice scatena un sentito pogo nella prime file, che si placa un poco – il POGO si placa un POCO, capito? Ah! – con le successive “Boogeyman” e “Pyramid“, che subito ci riportano in territorio british. Diversamente dai SOS infatti, gli Officina, sin dal secondo EP, si sono cimentati in un’alternanza italiano-inglese, dandoci spesso più versioni d’uno stesso brano, come la successiva “Sole Mare Cuore“, che nel full-lenght del 1989 si presentava nelle vesti anglosassoni di “Rock & Roll Prisoner“.
«Non sei normale!»
Quello urlato dal Sig. Metallaro Italiano non vuole essere un insulto verso nessuno, bensì una richiesta alla band di suonare suddetta canzone.
Bud prende tempo, rassicurando l’audience: «La si fa, la si fa! Dopo, dopo…» e ne approfitta per pubblicizzare un po’ la biografia degli Strana Officina: “Batti Il Martello” di Alex Ventriglia, libro che consiglio caldamente a chiunque stia leggendo queste righe.
Un dolce arpeggio introduce allora il medleyUnknown Soldier/Falling Star” perfetta fusione tra un estratto di “Ritual” e uno di “Rock & Roll Prisoners“. Credo che chiunque abbia esplorato un minimo la discografia dell’Officina si sia presto accorto della somiglianza strutturale di questi due brani, e difatti i livornesi hanno colto occasione per fonderli insieme. Mossa astuta, ingegnosa e ben riuscita, cantiamo e applaudiamo.
Con “The Kiss Of Death” viene ristabilito il sentito pogo di prima, e penso sia più che doveroso. La traccia è spedita quanto basta per far saltare teste e articolazioni varie, ma ci si stoppa ancora – sembra che i ragazzi non vogliano farci troppo male, grazie della premura – ed è di nuovo tempo di medley con “Luna Nera/Piccolo Uccello Bianco“, provenienti entrambi dal primo EP, “Strana Officina“.
Accostamento più singolare e meno scontato questo, che resta comunque sorpresa gradita, quasi quanto la successiva “Non Sei Normale“, che sorpresa non è, ma porta gaudio esagerato al Sig. Metallaro Italiano che proprio non ce la faceva più.
Un vociare sommesso e arriva un’obiezione dai miei avversari, quelli pronti a difendere con spaghetti e mandolino le loro convinzioni sulla “non metallità” della penisola stivale:
«Non aveva forse dichiarato che era in grado di portare esempi nostrani capaci di tenere testa a quelli esteri? Perché non ne ha ancora dato prova?»
Ci stavo arrivando, insensibili teste di mozzarella in carrozza. A parte il fatto che la sola “The Kiss Of Death” farebbe rizzare i capelli agli Iron Maiden dei tempi belli – che per chi scrive sono quelli del rozzo Paul, non quelli “dell’aviatore Bruce Bruce” – il buon Kappa ci da ennesima dimostrazione del suo talento con un solo così da capogiro che quando vai al bancone degli alcolici chitarristici e il barista ti chiede:
«Ti servo un po’ di Zakk Wylde?» ti trovi a rispondere «No guarda, stasera voglio andarci pesante, un Dario Cappanera per cortesia».
Una “Metal Brigadeon the rocks e il gruppo si ferma posando gli strumenti; il pubblico acclama pigramente certo che ci sarà un bis, poiché i musicisti neanche lasciano il palco. E il bis inizia, ma non uno qualunque.

Strana Officina Dario Kappa @ Traffic - 18 12 2015

Autostrada Dei Sogni“, una delle prime composizioni dell’Officina, funge ormai da anni come sentito tributo agli scomparsi Fabio e Roberto.
La maggior parte dei presenti, pur non avendo mai avuto l’onore di conoscere i fratelli Cappanera, si lascia andare alle lacrime, causate forse, da quella magica empatia che lega tutti gli amanti di questa musica.
Perdonate la nota di parte, ma non credo esista nessun altro genere che riesce a creare tali legami. Nessuno.

«Non sei normale!» rincalza il Sig. Metallaro Italiano.
«N’atra vota?» risponde il dialettale Bud.
Abbiamo già dato con l’anormalità, per concludere degnamente la serata occorre, ci ricorda Mr. Ancillotti, partire per un viaggio, nella terra dov’è nato il rock più duro che tanto amiamo – questa ve la concedo miei cari obiettori -, un “Viaggio In Inghilterra“.
Viaggio che si conclude con tappa obbligatoria alla familiare “Officina” dove si lavora sodo, si suona più forte che mai, ma soprattutto, si batte il martello.

Felice e orgoglioso lascio il locale e mi dirigo nell’aula dove voi, miscredenti, dopo cotanta dimostrazione, ancora mettete in dubbio la validità del metal italiano.

Saranno bastati gli elogi all’indiscutibile tecnica di Dario Kappa a farvi cambiare idea?
Sarà bastata la mia descrizione dell’impagabile capacità sul palco di Bud a farvi riflettere?
Dovevo forse evidenziare anche l’immenso valore di due colonne portanti come Enzo e Rola senza darlo per scontato o sottinteso?
Qual è il verdetto, vostro onore?

Qualunque sarà… ieri, oggi, domani e per sempre: STRANA OFFICINA ORGOGLIO ITALIANO!

Un sentito ringraziamento al Traffic Live Club e a tutto il suo staff per aver ospitato quest’evento, alla eRocks Production per averlo organizzato e a Marco “Lord Vexus” Cetto per le foto.

Set List – Strana Officina

Inizio esibizione: 23:35

The Ritual
King Troll
Profumo Di Puttana
Boogeyman
Pyramid
Sole Mare Cuore
Unknown Soldier/Falling Star (medley)
The Kiss Of Death
Luna Nera/Piccolo Uccello Bianco (medley)
Non Sei Normale
Dario Kappa Solo
Metal Brigade

Encore:

Autostrada Dei Sogni
Viaggio In Inghilterra
Officina

Fine esibizione: 00:55

Line Up – Strana Officina

Daniele “Bud” Ancillotti: Voce
Dario “Kappa” Capinera: Chitarre
Enzo Mascolo: Basso
Rolando “Rola” Cappanera: Batteria

Strana Officina @ Traffic - 18 12 2015

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3 Thoughts to “Strana Officina: il rock italiano sta bene e vi saluta @ Traffic – 18 12 2015”

  1. michele raspanti

    ciao scusa sono il bassista dei SOS nelle mie bands hai menzionato TULAR roba vecchissima morta e sepolta da anni..io adesso suono nei SECRET RULE,SOS ,GRAAL…se fosse possibile rettificare mi faresti oltremodo felice …ciao e grazie

  2. Ciao Michele, grazie per la segnalazione. Abbiamo modificato il testo 😉

    1. michele raspanti

      grazie

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