Tremonti + The Raven Age + Wearing Scars @ Orion – 01 12 2015
Distorsioni sonore a Roma con lo show di Mark Tremonti, The Raven Age e Wearing Scars
Una serata all’insegna del metal emo/core quella di martedì 1 dicembre all’Orion di Roma.
Il locale al mio arrivo è praticamente deserto. Solo gli addetti ai lavori e qualche persona ad assistere alla prova della prima band. L’ho ripetuto anche in altre sedi: non si può cominciare a Roma un concerto alle 20:00, la città eterna, per via dell’infernale traffico e per altre cose che non sto qui ad elencare, non è un luogo per far cominciare concerti a quell’orario. Anche perché ognuno di noi ha una vita e non abitiamo in un paesino sperduto, ma in una metropoli che purtroppo è male organizzata per gli eventi. Ma proseguiamo, per dovere di cronaca.
Wearing Scars
Il gruppo in questione, proveniente da Londra e con all’attivo un album, “A Thousand Words“, propone un emotional core molto convincente. A tratti un ibrido tra i Bullet For My Valentine di “Scream Aim Fire” per le parti acustiche, Fever per la cattiveria, Hawthorne Heights, Unearth e i 36Crazyfists di “Rest Inside the Flames“, con un pizzico di originalità, strizzando l’occhio anche a chi può essere fan del metal classico.
Le canzoni scorrono via che è un piacere, dimostrando che le nuove leve hanno qualcosa da dire anche nel 2015.
Le melodie proposte sono molto lineari, ogni musicista ha il suo spazio e sa dove mettere le mani sugli strumenti, senza proporre nulla di banale. Il sound è concreto e ad ascoltarlo sembra quello di una band già affermata, soprattutto nella voce del cantante Chris Clancy, veramente potente ed incisiva, come pure l’ottimo lavoro dei due chitarristi, Andy James e Daniel Woodyer. E’ un piacere ascoltare i loro duelli di chitarra di stampo metal, degni di professionisti di alto nome. Unico rammarico è il poco spazio che hanno avuto a disposizione e forse l’inizio troppo anticipato dello show.
Da ricordare, come brani degni di nota, durante la serata: “Waiting For the end“, “Wounds“, “A Last Goodbye” e “Butterfly“. Peccato non aver proposto anche la stupenda “Wearing Scars“, vessillo e pezzo che rappresenta, secondo me, in tutto e per tutto il loro sound. Mio unico desiderio: spero che tornino a Roma, magari con più spazio per loro. Buona la prima.
Wearing Scars – Set list:
“Become Numb”
“Stand Alone”
“Waiting for the End”
“Wounds”
“A Last Goodbye”
“Butterfly”
Wearing Scars – line up:
Chris Clancy :Vocals
Andy James :Guitar
Daniel Woodyer : Guitar
Craig Daws : Bass
Lee Newell: Drums
The Raven Age
Si prosegue con la successive band, The Raven Age, in cui milita anche il figlio di Steve Harris (degli storici Iron Maiden), George Harris, alla chitarra, già presente nella band del padre: il suo progetto solista British Lion. Ma non crediate sia un gruppo di raccomandati, in quanto sono una band di giovani musicisti di tutto rispetto, con all’attivo un solo EP uscito nel 2014, l’omonimo “The Raven Age“.
Il genere proposto è un emotional core con tinte goth alla The Rasmus, in cui il cantante, per impronta scenica e movenze, è molto simile a Lauri Ylonen, pur essendo il suo modo di cantare e il suo impatto di frontman veramente originale.
I brani proposti mi hanno fatto pensare ad un mix fra “Ember to Inferno” dei Trivium per cattiveria, i Bullet For My Valentine di “The Poison” per le parti di chitarra e per la parte goth ed ai The Rasmus ultimo periodo, penso soprattutto a “Hide From the Sun” e “Black Roses” per l’atmosfera magica creata, ma nell’insieme con un tocco di personalità che non guasta mai.
Anche loro, come la band che li ha preceduti, hanno sfoderato in questi pochi brani una performance degna di nota, tipica di un gruppo che sicuramente ha fatto già parecchia gavetta. Siamo di fronte a dei musicisti (e ripeto) non raccomandati. Se a qualcuno non sono piaciuti, è perché non avvezzo a queste sonorità nuove. Avendo io 37 anni mi sono trovato nel culmine di questa esplosione del genere, che poi ha dilagato anche in emo goth. Vedi varie band come Entwined e To Die For avvenuta a cavallo fra il 2005 ed il 2006. Non nego che sono stato molto soddisfatto di ciò, trovandola una ventata di aria fresca nell’aria ristagnante del metal. Comunque non divaghiamo.
Intanto il locale, verso l’inizio della loro prova, si è iniziato a riempire un po’ di più. Le 21:00 sono un orario già più accettabile.
Il loro repertorio ha proposto brani dall’EP, più 3 brani dal loro nuovo album che dovrà uscire a breve e di cui cito “Salem’s Fate“, molto evocativa, e “Trapped Within the Shadow“, con dei refrain e ritornelli che rimangono in testa. Il brano migliore del lotto proposto è “The Death March“, a mio avviso il pezzo dove viene rappresentata meglio l’anima della band. E’ completo e c’è proprio tutto: melodia, groove, accelerazioni, stacchi spettacolari di batteria, ritmiche decise, voce pulita alternata a potente, atmosfere epic goth alla fine, un ritornello nel chorus finale che non si dimentica. Credo che con il prossimo album, se continueranno così, faranno il botto, in senso positivo, in quanto si tratta di una band che ha veramente classe da vendere. Anche il look è quello giusto, soprattutto quello del singer Michael Burrough che sfodera una presenza scenica degna di nota.
Chiudono la loro performance con l’ultimo brano del loro mini album, “Angel in Disgrace“, suonata da Dio o forse, per il titolo, da Demone… forse solo Corey Taylor sarebbe riuscito ad interpretarla meglio. Veramente i miei più sinceri complimenti. Promossi.
The Raven Age – Set list:
“Uprising”
“Eye Among The Blind”
“The Death March”
“Trapped Within The Shadow”
“The Merciful One”
“Salem’s Fate”
“Angel In Disgrace”
The Raven Age – line up:
Michael Burrough: Vocals
Jai Patel: Drums
Matt Cox: Bass Guitar
Dan Wright: Guitar
George Harris:Guitar
Mark Tremonti
Ora è il turno degli headliner della serata: la band di Mark Tremonti. Cosa devo dire? Mi sono trovato un muro di gente con cappelletti ed occhiali che saltava come se ci fosse un concerto dei Limp Bizkit. A parte questo i volumi erano sparati in una maniera che anche con i tappi (e meno male che li ho portati), ho provato del fastidio. Non so come facevano molte persone che non li avevano, forse era per quello che saltavano come rane. (Durante l’intervista lo stesso Mark, che aveva già effettuato il soundcheck, ci ha confessato di aver trovato la venue eccessivamente “loud“, per dirlo nella sua lingua – ndr).
La band di Mark Tremonti ha suonato in maniera ineccepibile, ma, intendiamoci, hanno eseguito, non suonato, che è ben diverso. I brani proposti sono stati estrapolati dai suoi unici due lavori, “All I Was” del 2012 e l’ultimo arrivato in casa, “Cauterize“, uscito proprio nel 2015.
Sinceramente ero partito molto entusiasta per questo show, che alla fine si è rivelato un po’ una delusione in quanto la voce di Mark Tremonti è risultata diversa rispetto a quella da studio, anonima e più acerba, mentre il suono della sua chitarra era molto sporco e poco amalgamato con il resto della band, a tratti sembrava di sentire due band diverse che suonavano. In più di un’occasione ho visto un tentativo, riuscito in parte, di emulare mostri sacri quali Jerry Cantrell degli Alice In Chains e Corey Taylor, però nel sound dei Stone Sour, non degli Slipknot. Unici pezzi degni di nota della serata sono stati “So You’re Afraid” che in sede live è veramente in your face, (e i suoni alti hanno potenziato ancora di più l’impatto), e l’atmosferica “The Thing I’ve Seen“, dove ho iniziato a fare headbanging anch’io. Uno dei pezzi che gli sono riusciti meglio nella sua carriera da solista, in stile Creed, è la marcia e malata “Brains“, poi “You Waste Your Time“, dove i paragoni con Laine Staley, ex e compianto leader degli Alice In Chains, si sprecano. Per il resto la prova è stata molto sottotono e di profilo basso.
Ho trovato l’ultimo album molto inferiore rispetto ad “All I Was“, sicuramente più spontaneo ed articolato, e me ne ha dato atto anche la sede live proposta.
Chiudono la serata con la trasheggiante “Wish You Well“, con tanto di pogo ed headbanging infernale da parte dei più giovani.
Alla conclusione del concerto credo che il gruppo si debba ancora amalgamare e trovare una sua dimensione, ma gli Alter Bridge sono tutto un altro pianeta e pur essendo Mark Tremonti molto bravo, non è John Norum che può permettersi di fare certe scelte musicali. Così così.
Mark Tremonti – Set list
“Cauterize”
“You Waste Your Time”
“All I Was”
“So You’re Afraid”
“Flying Monkeys”
“The things I’ve Seen”
“Radical Change”
“Dark Trip”
“Brains”
“Providence”
“Arm Yourself”
“Decay”
“Another Heart”
“Simpathy”
“Wish you Well”
Mark Tremonti – line up:
Mark Tremonti: Vocals , Lead Guitar.
Eric Friedman: Guitar, Backing Vocals
Garret Whitlock: Drums
Wolfang Van Halen: Bass