Metallica - 2016Recensioni Internazionali 

Recensione di Metallica – “Hardwired… to Self-Destruct”

Inutile negarlo, l’attesa di un nuovo album dei Metallica è qualcosa che sconvolge gli equilibri metallari del pianeta e non solo. Da quando poi Lars & soci sono diventati molto più che mainstream, la notizia di una nuova release ha iniziato a girare più o meno ovunque.
Fatto sta che dal giorno in cui i Tallica hanno pubblicato l’immagine di copertina dell’album sui loro profili social, eravamo già tutti pronti alla caccia di qualsiasi informazione o minuscolo cut di qualche brano qui e là.
Operazione del tutto inutile visto che i Metallica, oltre ad avere una carriera da far invidia a chiunque, essere prepotentemente nella storia della musica e permettersi di fare musicalmente qualsiasi cosa vogliano con inevitabile successo, grazie a questo album hanno dato anche una breve e decisa lezione sul marketing e hanno (anche questo inevitabilmente) aperto una nuova era nella diffusione di brani, album in uscita e costruzione vera e propria di una immagine che andasse perfettamente a braccetto con il mood e le attese del nuovo lavoro.

Non che non esistesse tutto questo prima di “Hardwired… to Self-Destruct“, attenzione. Il punto è che loro lo fanno (grazie ovviamente soprattutto alle menti di chi si circondano e ai soldi che possono investire) in maniera perfetta e non tanto per la riuscita o meno di quello che hanno progettato ma perchè obbligheranno gran parte del mercato ora a seguire le loro orme, diventando così, ancora di più, delle leggende.

Metallica - Hardwired To Self Destruct - Album CoverMa veniamo all’album: 12 brani divisi in un doppio CD.
Hardwired” la conosciamo tutti. E’ stato il singolo di lancio. 3′ e 09” che hanno fatto capire immediatamente le intenzioni della band. Riff scartati da “Kill ‘Em All“? Hanno trovato una tab degli Slayer su una panchina? Giuro che questi sono due dei vari commenti che ho letto sul web. Lasciamo stare, il brano spacca e pure parecchio e, per quanto riguarda ripescare forse qualcosa dagli esordi, ve l’ho accennato prima, si chiama marketing. Tutti sono stati costretti a condividere video e pensieri su questa track. Esattamente quello che volevano e serviva per aumentare l’hype.
Atlas, rise!” è un altro brano già sparato nel mondo dei social qualche giorno fa che come è giusto che fosse, doveva dividere ancora di più, obbligandoci tutti a fare paragoni tra questa e le altre due tracce già messe on line dai ‘Tallica stessi. Brano clamoroso, è inutile dire il contrario. La seconda parte ricorda un pò i Maiden? Bah, forse. O forse no, queste cose Hetfield e Hammett le hanno già fatte, solo che erano registrate in maniera a volte indecente negli anni ’80.
Now that we’re dead” inizia e procede come se venisse direttamente dalla cantina di “Ride The Lightning“. Il refrain è chiaramente molto moderno e poco ha da condividere con quegli anni ma, forse complice il drumming, mi riporta troppo spesso a quella sedia su sfondo blu. E niente, continuo anche io a rapportarli a loro stessi. Per una band è sempre un piacere enorme sentirsi accostati a qualcuno di grande, non saprei cosa possa significare però sentirsi paragonati invece a se stessi come metro di giudizio del meglio in circolazione da anni.

Moth into Flame“, anche dopo averla ascoltata settecento volte ormai, mi fa sempre lo stesso effetto: occhi sbarrati, volume a cannone e i vicini che mi combattono a suon di Marco Mengoni, bèh, perdono sempre, I’m sorry ma le mie casse sono più grosse.
Dream no More” fa parte dell’ampio pacchetto “video per ogni canzone” che i guys californiani ci stanno regalando in questi giorni. Sembra una più che buona evoluzione di quello che sarebbe potuto essere un “Load” again o “Re-Reload“. Influenze dall’heavy metal più oscuro in questo brano, la voce di Hetfield mi piace un casino.

Con “Halo on Fire” termina il primo cd. Intro abbastanza cattivo e toni meno aggressivi appena James inizia a cantare e, di nuovo, ritornello decisamente moderno e lontano dal thrash metal. Devo ammettere che la voce di Hetfield è superiore anni luce a quella di “Death Magnetic” e “St. Anger“, non mi fa proprio impazzire nei pezzi clean però. Ora è un papà felice, non dice più parolacce e ok, ma il ricordo che forse ci piace avere di James è quello del capellone che scatarra sul palco e beve birra e che alla fine sta cantando accompagnato da due chitarre distorte. Comunque se mai dovessi eleggere la traccia meno convincente del primo cd, personalmente direi questa. Sono ovviamente esaltato eh, firmerei col sangue per averla scritta io probabilmente.

Metallica - 2016 - Hardwired

Confusion” apre la seconda parte. Intro da battaglia, una marcia dove il rullante di Lars è leggermente altino e pompato, ma vabbè, il boss è lui. Forse ci si aspettava una mitragliata speed dopo un intro simile ma cosi non è. Il pezzo scorre piacevole ma ammetto di non sentire dentro l’energia lasciata dalla prima parte.
ManUNkind” è stata presentata con un video che ritrae i characters del prossimo “Lords Of Chaos“, film in produzione sulla storia dei Mayhem. Video a parte, il brano è particolare e abbastanza inaspettato su un album dei Metallica. Buone le parti vocali, ottime le chitarre, Trujillo potrebbe fare molto ma molto di più (in generale e non solo qui) e ‘sto cavolo di snare continua ad essere lo strumento solista della band.
Dai, con le prime note di “Here Comes Revenge” non ditemi che non vi è venuto di nuovo un pò in mente il periodo Lighting/Master. Certo, questo fino al primo minuto. Dopo ritorniamo su qualcosa di più primi anni ’90 ma il brano non mi dispiace per niente anche se da un momento all’altro mi aspetto che James inizi a cantare “forgive me father for I have sinned“, la traccia prende parecchio dallo scheletro di “The Thorn Within“. La preferisco comunque a “Confusion” senza dubbio.

Con “Am I Savage” siamo completamente a metà anni ’90 e mentre ascolto il brano, immagino i Metallica col cappello da cowboy. Riff alla “Carpe diem baby“, il thrash è talmente lontano da sembrare un altro disco. Il giudizio però è tutto tranne che negativo. Per quanto mi riguarda una band non deve morire come è nata per essere di qualità, anzi. E il finale mi esalta troppo.
Murder One“, penultima traccia, lascia ancora spazio al MetalliMondo degli anni ’90. I riff non è che siano originalissimi e non sento il potere di Grayskull che mi ha lasciato invece la precedente “Am I Savage“. Il brano “Murder One” comunque si segnala per essere il tributo dei Metallica alla memoria di Lemmy Kilmister, purtroppo scomparso il 28 dicembre 2015. Lo si può vedere in versione cartoon nel video ufficiale del brano.
Last track, “Spit Out the Bone“, riprende da dove avevano iniziato con “Hardwired“. Ora, non so se ormai ho le orecchie completamente disintegrate dallo snare di Lars ma a me pare che abbiano triggerato parecchio il suono per renderlo più ottantiano. La track è una bomba e forse chiudere così era scontato ma, who cares, meno male che l’hanno fatto. C’è spazio fortunatamente anche per Rob almeno qui.

Beh, signori, il voto è stellare. Ad eccezione di “Murder One” e “Confusion” che almeno a me non hanno lasciato granchè, il resto dell’album è pieno di buone idee, ben suonato e grazie a dio registrato meglio del suo predecessore. Avrei solamente abbassato un pò il volume della batteria.
Che piaccia o no, i Metallica sono tornati e sono in grandissima forma. Come detto prima, una grande band non può morire come è nata per dimostrare di essere immensa, l’evoluzione fa parte della musica e anche se non vogliamo vederlo, i membri stessi di una band crescono e non hanno più ventidue anni. Inutile continuare a paragonarli ad anni che non esistono più, a quando il mondo aveva bisogno di un genere che non esisteva e che loro hanno contribuito a creare, ad un bisogno di esprimere la rabbia e la voglia di conquistare il mondo in un modo che andava musicalmente bene nel 1985 e non oggi. Tra l’altro sono pure troppe le persone che etichettano i Metallica finiti al secondo album quando loro erano però ancora spermatozoi e non hanno idea di cosa era il mondo allora.
Una band che ha scritto e fa parte della storia della musica non può essere criticata sui metodi da chi al massimo scrive la lista della spesa. Non si compra il disco o si amano alla follia, queste le uniche due strade percorribili. Un “non mi piace, non lo compro” va benissimo ma voler insegnare ai ‘Tallica cosa avrebbero o dovrebbero fare, mah, per me lascia il tempo che trova.

Metallica – “Hardwired… to Self-Destruct”

Artista/Band: Metallica
Album: “Hardwired… to Self-Destruct”
Data di Pubblicazione: 16 novembre 2016
Etichetta: Blackned
Produzione: Greg Fidelman, James Hetfield, Lars Ulrich, presso Studio HQ, San Rafael, California tra il 2015 e giugno 2016

Tracklist – “Hardwired… to Self-Destruct”

Disco Uno
1-Hardwired
2-Atlas, Rise!
3-Now That We’re Dead
4-Moth Into Flame
5-Dream No More
6-Halo On Fire

Disco Due
1-Confusion
2-ManUNkind
3-Here Comes Revenge
4-Am I Savage?
5-Murder One
6-Spit Out The Bone

Line Up – “Hardwired… to Self-Destruct”

James Hetfield: voce solista, chitarra ritmica
Kirk Hammett: chitarra solista
Robert Trujillo: basso elettrico, cori
Lars Ulrich: batteria

 

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